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Il rischio di una scuola sempre più asservita alla logica del capitale

L’immagine di stampo fordista dei Gorilla ammaestrati, su cui Gramsci riflette in carcere nei suoi Quaderni, è stata evocata da Luciano Vasapollo nel suo intervento al Convegno “Per una nuova scuola pubblica”, promosso da OSA e Cambiare Rotta a Casalbruciato.

L’economista ha messo in guardia dal rischio che una scuola sempre più asservita alla logica del capitale attraverso norme compiacenti come quelle che regolano l’alernanza scuola lavoro, possa contribuire, attraverso l’indebolimento delle menti, a manipolare l’agire umano per incanalare anche la forza mentale in un’unica direzione, quella del profitto.

“Per questo – ha spiegato Vasapollo – bisogna attivare delle forze rivoluzionarie che agiscano in nome della cultura popolare come base dei rapporti umani. Per questo è fondamentale collegare il lavoro con l’istruzione, promuovendo anche la creazione di scuole di cultura popolare e di classe che riportino al lavoro manuale e artistico nonché intellettuale per ristimolare l’agire umano, ormai troppo appiattito, per rilanciare la fantasia e l’iniziativa creativa del lavoratore e dello studente”.

Secondo Vasapollo, “bisogna anche rompere con i vincoli coloniali eurocentrici e costruire una ‘pedagogia decoloniale’ fatta di intellettuali, militanti organici agli interessi del popolo, che agiscono rendendosi presenti con il corpo e con la mente in attività alternative e di rivolta alla standardizzazione dei processi istruttivi su modelli prettamente occidentali”.

A Casal Bruciato, periferia sud dela Capitale, insomma, 250 universitari e studenti degli ultimi anni delle superiori, provenienti da Torino, da Milano da Genova da Bologna da Napoli e dalla Sicilia, si sono confrontati sul tema della scuola come, ha sottolineato Vasapollo, “un fattore della comunicazione sociale in alternativa alla comunicazione deviante, cioè un modo di rappresentare i saperi critici contro un linguaggio aziendale e tecnicistico, che vorrebbe prepararli a diventare rotelle di un ingranaggio che non potranno mai controllare. Gli studenti cioè non come ‘clienti’ ma come soggetti attivi della trasformazione”.

Come in molti altri interventi e iniziative Vasapollo ha affrontato “il tema dell’intellettuale collettivo/organico, dunque come elemento dirigente di quella che deve essere la scuola, non un popolo delle scimmie ma una nuova modalità per l’unità di classe, cioè lo studente insieme all’operaio, come oggetto di classe nella sfera non soltanto della produzione (quando la conoscenza è messa direttamente a servizio della produzione e dei fattori produttivi) ma come momento appunto di creazione di quello che è il nuovo soggetto sociale a servizio dei bisogni collettivi, il settore quindi della cultura, della formazione, dell’istruzione non asserviti alle logiche del profitto”.

Vasapollo ha invitato a “guardare in senso critico a quelli che sono i decreti dell’Unione Europea che arrivano a creare un servilismo al capitale, mentre servirebbe un capitale intellettuale non omologato: il nostro obiettivo – ha spiegato il docente della Sapienza – è fare della scuola, fare della conoscenza dei saperi, una comunicazione non per la creazione diretta del valore ma per l’etica, per la spiritualità, per la creazione di una morale sociale che crei una nuova futura umanità”.

Questo il messaggio emerso al Convegno, che riprende le tematiche dell’”uomo nuovo” – ispirato all’esempio di leader come Che Guevara, Fidel Castro e Chavez – che liberi l’uso intensivo della scienza e della tecnologia nella produzione, aprendosi a un livello qualitativamente e quantitativamente nuovo rispetto al passato, e contro un’implementazione della conoscenza come fattore produttivo fondamentale, come elemento di vantaggio competitivo, con la messa diretta a produzione della comunicazione, dove si attuano e sperimentano nuove modalità per “ammaestrare il gorilla” – per usare la terminologia di Gramsci, mutuata proprio da Taylor – ovvero per costruire un lavoratore produttivamente e ideologicamente subalterno agli interessi della ristrutturazione capitalistica; il tutto nel tentativo di risolvere la crisi globale in una nuova e più feroce dimensione del conflitto di classe, nel dispiegarsi delle modalità della guerra capitalista, militare, economica, sociale, psicologica, massmediatica.

* da Il Faro di Roma

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