Finalmente si parte: al via la 33^ edizione del Concerto del Primo Maggio, a Roma.
Promosso da CGIL, CISL e UIL, come chiarito nello spot di 0.35 secondi di durata, trasmesso sulle reti RAI per pubblicizzarne la diretta1 :
“è il giorno:
- della condivisione;
- del ritmo;
- della musica;
è il giorno in cui siamo pronti a:
- cantare;
- connetterci;
- stare insieme;
è il giorno di un’intera generazione“.
Il tema scelto quest’anno da CGIL, CISL e UIL è:
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” .
Peccato però che nello spot ripetutamente trasmesso, la parola LAVORO non venga mai pronunciata.
Omessa o Dimenticata.
Di fatto ASSENTE.
L’evento, trasmesso su Rai 3, Rai play, Rai Italia, Rai Radio 2, come chiarito dall’Ufficio Stampa Rai “rappresenta una nuova importante tappa nella narrazione musicale.. Un evento transgenerazionale che ha saputo intercettare e raccontare la musica che sta per arrivare alle orecchie del pubblico nazionale.., mettendo in vetrina l’emporio della musica italiana..”.
Un appuntamento definito imperdibile, il cui costo oscilla tra gli 800.000 e i 900.000 euro, per buona parte (circa 500.000 euro) coperto dalla Rai e, per la restante, dagli sponsor, principalmente Intesa San Paolo e Unipol.
Uno spot che sembra pubblicizzare una semplice kermesse musicale, un continuum del Festival di Sam Remo.
Col patrocinio dei Sindacati confederali.
In realtà, il 1° maggio è cosa diversa.
La data è a memoria di quanti nel 1886 a Chicago morirono per rivendicare la riduzione della giornata lavorativa a “solo” 8 giornaliere.
Una riduzione d’orario che, sancita con legge, faticava ad applicarsi, tanto che il 1º maggio 1886, si decise per uno sciopero generale a oltranza.
I cortei si susseguirono e la partecipazione fu unanime: solo quello tenutosi a Chicago contava circa 80.000 presenze.
Qui le proteste durarono giorni, con scontri sempre più sanguinosi e violenti, che culminarono col massacro di Haymarket.
Sul terreno, morti e feriti.
A distanza di un anno, negli Stati Uniti d’America, si decise di onorare quelle morti dichiarando il 1º maggio Festa Internazionale dei Lavoratori.
Festività adottata a seguire anche da molti altri paesi nel mondo, tra cui Italia nel 1891.
E’ questo che si festeggia il 1° maggio: la data simbolo delle rivendicazioni degli operai in lotta per avere diritti e condizioni di lavoro migliori.
Più che un momento di festa, è un momento di riflessione.
C’è ancora troppo c’è da fare..
Dati Istat alla mano, nel 2021 l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta è cresciuta al 7,5% (nel 2017 era del 6,9%): circa 1,9 milioni di famiglie italiane sono quindi in povertà assoluta, di queste il 10,0% al Sud.
Un esercito di circa 5,6 milioni di individui che non sa di che vivere.
Di fatto, indigenti.
Sono numeri allarmanti che dovrebbero guidare le forze politiche ad adottare misure atte a contrastare la perdita di posti di lavoro e l’esclusione sociale.
Il reddito di inclusione (2018), il reddito di cittadinanza (2019), l’assegno di inclusione (dal 1° settembre 2023), sono misure di assistenza\sussistenza di breve respiro che non risolvono i problemi dei cittadini.
Gli interventi di contrasto alla povertà non possono e non devono ridursi ad un mero sostegno economico alle famiglie in difficoltà.
Nè occorrono provvedimenti come quello approvato oggi dal Consiglio dei Ministri: non prevedendo interventi strutturali, produce effetti limitati nel tempo (es. taglio del cuneo fiscale per max 5 mesi..).
Nè si crea occupazione nel prevedere nuove causali meno stringenti, che giustificano il proseguimento dopo i primi 12 mesi del contratto a tempo determinato.
Il Decreto Lavoro, rilanciando mini jobs, occupazione flessibile, alimenta di fatto le fila degli lavoratori precari.
Occorrono scelte politiche diverse, efficaci e sostenibili nel tempo, volte a favorire:
- re\inserimento lavorativo di quanti in possesso di competenze spendibili sul mercato del lavoro;
- aggiornamento, formazione di quanti in possesso di competenze spendibili ma lontane dalle richieste del mercato lavorativo (es. scarse\nulle conoscenze digitali)
- riqualificazione professionale di quanti in possesso di competenze non spendibili e non adeguate ai fabbisogni richiesti;
- re\inserimento lavorativo di quanti hanno minori chances lavorative per problematiche che esulano la dimensione lavorativa (es. soggetti fragili)
Il datore di lavoro deve poter trovare “appetibile” e vantaggioso l’adozione di contratti d’assunzione a tempo indeterminato.
Al contempo il lavoratore deve poter ambire al LAVORO.
Non un lavoro a termine, dequalificante, flessibile, indecoroso, ingiusto, insicuro, interinale, malretribuito, nero, occasionale, povero, pirata, precario, sfiancante, somministrato, stagionale, umiliante..
LAVORO: null’altro.
Un LAVORO senza aggettivi.
Per Papa Francesco “il lavoro ci unge di dignità“.
Solo chi ha un lavoro che gli consenta di mantenere sè stesso, la propria famiglia e di contribuire dignitosamente al benessere della propria Nazione, è individuo libero.
E’ di questo che nelle piazze occorre parlare: di LAVORO.
Senza LAVORO, mancano orgoglio, libertà, identità, senso di appartenenza, fiducia nel domani.
Senza LAVORO, sale la rabbia.
Senza LAVORO si alimenta la manovalanza dell’Antistato.
Senza LAVORO è a rischio la coesione sociale.
Ma dinanzi alla incapacità o impossibilità dei nostri governanti a fare dell’altro, ecco la panacea per ogni male: panem et circenses per tutti.
Quindi..
Accendi il TV, comincia il concertone!
1 https://www.youtube.com/watch?v=4bwnyDOGZvY;
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Giancarlo staffo
Per chi non se ne fosse accorto, la “costituzione scritta” è stata ampiamente stravolta dalle leggi sulla scuola, privatizzazioni, lavoro, sanità, dal titolo V, dalla compatibilità con i vincoli Ue (art. 97 modificato), dalla dipendenza Nato… o no???
Mauro
È stata stravolta anche dall’obbligo vaccinale con relativo greenpass,richiesti a gran voce dalla Triplice, stante la perdita del lavoro e relativo reddito x vivere…