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Il 26 maggio lo sciopero generale proclamato da Usb

L’Unione Sindacale di Base, con rappresentanti anche della Federazione Sindacale Mondiale arrivati da altri paesi anche non europei, i giovani di Cambiare Rotta e di OSA, insieme alla Rete dei comunisti, agli occupanti delle case, ad Asia e a Nonna Roma, sono in piazza in tutte le città più grandi d’Italia, da Roma a Milano, a Torino a Trieste, Piacenza, Bergamo, Napoli e Foggia.

Insieme ai migranti, ai disoccupati, ai precari, ai lavoratori, a chi vede ogni giorno sul posto del lavoro i propri compagni morire: morire nei cantieri o di fame perché non ha lavoro.

Mentre viene negata anche la libertà di un reddito, noi – dichiara Luciano Vasapollo, economista della Sapenza e membro della segreteria della Rete dei Comunisti – lottiamo e portiamo portiamo avanti le lotte davanti a una provocazione indegna da parte del governo che dice: ‘il primo maggio si lavora, noi lavoriamo!’ E perché cosa lavorano? Per tagliare i salari, per levare il reddito di cittadinanza, per fare altri favori ai padroni.

E dall’altra parte la CGIL e gli altri confederali usano la droga dell’immaginario, la droga del futile, con i giovani riunendoli ormai da decenni a Piazza San Giovanni, facendo pensare loro che il primo maggio non è un giorno di lotta ma un giorno soltanto di festa di festa, di canzoni.

Certo che è un giorno di festa, ma è la festa, ricordiamo, non del lavoro, è la festa dei lavoratori, di quei lavoratori che lottano tutti i giorni per guadagnarsi il pane, per la pace e il lavoro. E noi lo stiamo dimostrando in tutta Italia, e stiamo promuovendo già da oggi lo sciopero generale che convoca USB per il 26 maggio”.

Da Bergamo con i facchini di Italtrans, a Vicenza contro la guerra e l’invio di armi, a Foggia con i migranti sfruttati come braccianti, in tante piazze d’Italia i lavoratori di USB e i compagni delle diverse sigle che in Italia si riconoscono nella REDH, sono scesi in piazza a rivendicare l’aumento dei salari e il no alla guerra, secco e incondizionato, e in difesa della nostra storia e del punto di vista indipendente del movimento dei lavoratori di tutto il mondo.

È il rifiuto netto – scrive Contropianodel messaggio tossico che il governo diffonde per dividere la società, mettendo i lavoratori contro i percettori di reddito e i lavoratori italiani contro quelli stranieri. Il primo maggio è la giornata di noi lavoratori e lavoratrici, delle persone precarie, di chi non ha una casa o fatica a conservarla, è la nostra Festa.

Una giornata per rivendicare più salario, più servizi e meno precarietà.

Per chiedere di introdurre il reato di omicidio sul lavoro, in modo da interrompere la strage quotidiana di lavoratori. Per reclamare il diritto al reddito e alla casa. Per rompere l’odioso ricatto del rapporto di lavoro per avere diritto al permesso di soggiorno. E per dire no alla partecipazione del nostro Paese alla guerra”.

* da IlFarodiRoma

 

foto di Patrizia Cortellessa

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