Da due settimane siamo impegnati insieme a migliaia di volontari e volontarie svolgendo in Romagna una parte del lavoro che dovrebbero svolgere lo Stato.
Da giorni raccogliamo la stanchezza e la rabbia, mentre prefetti e sindaci si esprimono sempre di più contro il lavoro di solidarietà attiva, mentre è sempre più lampante l’assenza di una vera mobilitazione delle risorse dello Stato: vediamo con i nostri occhi come il Dipartimento di Protezione Civile spreme fino al midollo i pochi operatori messi in campo e si affida a generosi volontari ormai stremati, mentre l’Esercito è impegnato nelle esercitazioni della NATO e per alimentare il clima di guerra globale.
Nel frattempo nelle zone alluvionate i militari vengono impiegati solo per le passerelle d’immagine e con pochissimi interventi. Dove sono gli uomini e i mezzi delle Forze Armate che – rispondendo al dettato della quinta missione individuata dal Libro bianco della Difesa – dovrebbero concorrere “nello svolgimento di compiti specifici in circostanze di pubblica calamità ed in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza”?
Stiamo assistendo a un film surreale, in cui da un lato la giunta regionale procede indisturbata mentre dovrebbe dimettersi a fronte della responsabilità politica nell’aver portato avanti lo sfrenato consumo di suolo in una regione in cui le zone a «media pericolosità di alluvioni» coprono oltre il 45 per cento del territorio e vi vive più del 60 per cento della popolazione.
Dall’altro il Governo nazionale non ha ancora emanato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Alluvione a due settimane dall’inizio dell’emergenza, mentre il suo Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti parla di investire risorse in Emilia Romagna quando contemporaneamente rilancia l’impegno a destinare oltre 13 miliardi di euro (secondo le prime stime al ribasso) per un’opera dannosa e irrealizzabile come il Ponte sullo Stretto di Messina.
Chiamiamo una conferenza stampa verso la manifestazione regionale del 2 Giugno “Soldi ai territori, non alla guerra!”, convocata insieme a tante realtà che da settimane si spendono nella solidarietà attiva.
Durante la conferenza presenteremo le nostre proposte sull’emergenza e sulla gestione del territorio, a partire dalla necessità di mobilitare le risorse dello Stato, farla finita col balletto tra Bonaccini e la Lega sul commissario straordinario, l’adeguato finanziamento dei lavori utili sul territorio e un piano di assunzioni per gli enti pubblici che devono lavorare alla prevenzione dei disastri e alla pianificazione dello sviluppo sulla base del cambiamento climatico e delle necessità dei territori.
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stefano caffagnini
Le repubbliche sono stati che si basano sulla divisione dei poteri, la loro trasmissione non avviene per linea ereditaria, bensì per delega, a un presidente e/o a un parlamento.
La forma di governo repubblicana non garantisce necessariamente la democrazia, questa si compie quando lo stato si appoggia sulle basi costituzionali solide e appunto democratiche. La Costituzione, ovvero l’atto normativo che disciplina l’organizzazione dello Stato e le relazioni con e tra i cittadini, è la fonte primaria del nostro diritto.
Sorta dal lavoro dei padri costituenti dopo le macerie figurate e no lasciate dalla seconda guerra mondiale e dal ventennio di regime fascista, non è certamente un inno alle armi, ai produttori delle stesse, all’Esercito o alle vittorie militari.
Eppure venerdi mattina, 2 giugno, anche nella nostra città si celebrerà la nascita della Repubblica usando forme e riti militari.
In questo particolare periodo storico, in cui peraltro il governo Meloni appronta il settimo invio di armi e munizioni, coperto dal segreto di stato, verso un teatro di guerra, e partecipa ad iniziative militari sotto l’egida Nato, e non Onu, in varie parti del mondo, sentiamo la necessità di esprimere il nostro più categorico, e popolare, dissenso.
L’appuntamento è per venerdi 2 giugno, ore 9, in piazzale Salvo D’Acquisto per un presidio popolare e per sostenere le raccolte firme in corso contro l’invio di armi e per il referendum Ripudia la guerra!