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Dalle tende alle piazze. Manifestazione nazionale a Roma il 24 giugno

In un contesto generale di devastazione climatica e ambientale, guerra, crisi economica e sociale con salari fermi e divorati dall’inflazione, un’intensificazione dello sfruttamento sul lavoro, demolizione del reddito di cittadinanza, smantellamento della sanità e dell’istruzione pubblica, gli studenti universitari vivono una crisi di prospettive senza precedenti.

Le possibilità di emancipazione futura sono ai minimi e i limiti strutturali di questo modello universitario si manifestano sempre di più: dai costi altissimi di tasse, affitti e materiale didattico, l’insufficienza di borse di studio e strumenti di welfare, edifici universitari perennemente a rischio crollo, il ricatto del lavoro studentesco sempre più diffuso e un crescente clima di competizione tra studenti.

Queste sono solo alcune delle contraddizioni che quest’anno, più di prima, si sono rese palesi agli occhi di tutti, ma la lista potrebbe andare avanti all’infinito.

Solo nell’ultimo mese i media si sono riempiti delle centinaia di testimonianze e racconti degli studenti universitari in tutto il paese che, a partire dal problema del caro affitti, denunciavano l’insostenibilità di questo modello universitario e della necessità di un reddito studentesco.

Di fronte a questo, il Governo e il Ministero dell’Università e della Ricerca, in continuità con i governi di centro-sinistra, non hanno pensato neanche un secondo alla necessità di interventi strutturali, anzi, hanno continuato con il pilota automatico dell’Unione Europea nella costruzione di un modello universitario su misura di privato.

Un’università alla quale possono accedere solo i “meritevoli”, futura classe dirigente o lavoratori sfruttati, dentro la quale le aziende e le multinazionali traggono profitto dalla ricerca e plasmando la didattica dei corsi di studio, in cui qualsiasi spazio di democrazia è tagliato e ridotto.

Un modello universitario che risponda alla necessità dell’attuale fase di sviluppo del sistema produttivo italiano ed europeo dentro un’accelerazione in termini di competizione globale e di sviluppo tecnologico in cui avere un sistema formativo d’eccellenza è una priorità.

In questo senso le scelte del Governo Meloni di partecipazione del nostro paese alla guerra in Ucraina non è che l’ennesimo attacco nei confronti dei giovani, degli studenti e delle classi popolari.

All’aumento delle spese militari e al dirottamento dei fondi PNRR corrisponde infatti una diminuzione dei fondi per le spese sociali, per l’università e l’istruzione, così come un aumento delle speculazioni e dell’inflazione, i cui costi vengono pagati da noi in affitti, bollette, benzina e altre spese.

Diversi sono gli esempi: solo quest’anno sono stati alzati i costi delle mense universitarie di Pisa e Torino e all’Università di Firenze sono state aumentate le tasse di quasi il 10%.

Per far fronte a questa crisi la vera necessità è di una redistribuzione delle ricchezze e di nuovi strumenti di welfare contro le speculazioni dei grandi privati.

Come studenti universitari rivendichiamo quindi un reddito studentesco pagato dalle aziende che si arricchiscono dai nostri percorsi formativi e come strumento per contrastare realmente l’abbandono agli studi, la crisi di prospettive dei giovani e l’impoverimento generalizzato.

I costi degli studi non possono infatti più gravare sulle spalle delle famiglie i cui salari sono fermi da anni o sugli studenti costretti ai lavoretti sottopagati e precari.

Per questo, in continuità con le mobilitazioni che quest’anno hanno saputo riaccendere il conflitto sociale e con lo sciopero generale del 26 maggio, il 24 giugno scenderemo in piazza a Roma contro il governo Meloni, contro ciò che rappresenta, come studenti universitari al fianco dei settori sociali che pagano i costi della crisi, contro la guerra e per un reddito studentesco.

Foto di Patrizia Cortellessa

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