La sceneggiata a beneficio di telecamere è andata come previsto. Tutti hanno potuto recitare la parte di quelli preoccupati per i bassi salari, ma nessuno ha fatto proposte serie per contrastare – se non proprio risolvere – il dramma del lavoro chiamato “povero”. Ossia lavoratori che si spaccano la schiena per tutto il mese per una paga al di sotto dei livelli di sopravvivenza.
Quando diciamo “nessuno” intendiamo anche gli esponenti della cosiddetta “opposizione” che si sono presentati ieri a Palazzo Chigi (Conte, Schlein, Fratoianni, Bonelli, Calenda, più Magi per i radicali).
Costoro infatti continuano a presentare una proposta di retribuzione minima pari a 9 euro l’ora lordi. Come facevano anche quasi un anno fa, come se l’inflazione non avesse marciato per mesi in doppia cifra, divorando in proporzione salari reali e quindi anche le proposte legislative.
9 euro lordi significa circa 6 euro netti in busta paga. Ossia all’incirca 1.000-1.100 netti al mese. Che, possiamo dirlo tranquillamente, sarebbero comunque una paga da fame (tra i “beni indispensabili” bisogna calcolare le spese per l’abitazione – affitto o mutuo, bollette, ecc – l’automobile o altro mezzo di locomozione, oltre a vestiario e alimentazione; i conti li può fare chiunque…).
Non a caso Unione Popolare e le forze che la costituiscono stanno raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare con l’indicazione di almeno 10 euro l’ora (e un meccanismo di indicizzazione).
Va ricordato, inoltre, che l’istituto del salario minimo esiste in 22 dei 27 paesi membri dell’Unione Europea e che esiste addirittura una direttiva europea che ne raccomanda l’adozione.
Insomma, non si tratta di una “misura sovietica” – come ripetono ottusamente diversi esponenti di governo – ma di una normale misura capitalisticamente razionale per garantire a tutte le imprese (è risaputo della UE non interessa molto dei lavoratori) “pari condizioni di competizione”.
Se molte aziende, come in Italia, possono liquidare i dipendenti con 500-600 euro al mese mentre i “concorrenti” si attengono ai salari contrattuali (peraltro inadeguati), è chiaro che si crea uno scarto “competitivo” che favorisce i peggiori, quelli che non investirebbero neanche un centesimo per “aumentare la produttività” ma puntano esclusivamente a massimizzare l’estrazione di ‘plusvalore assoluto’ (tramite aumento dell’intensità del lavoro e della durata della giornata lavorativa).
Insomma, la spazzatura che costituisce la vera base sociale, numericamente non secondaria, del governo Meloni. Una piccola e piccolissima “borghesia imprenditoriale” che non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivenza in un contesto capitalistico legale.
E’ appena il caso di ricordare che, tra i 22 paesi europei che prevedono livelli salari minimi (e non “massimi”, evidentemente, come fa finte di credere anche Salvini), ci sono proprio quelli “al nostro livello”, come Francia, Germania, Olanda, Belgio, Spagna e persino Irlanda.
E qui di vede subito quanto siano i gli esponenti dell’”opposizione” e falsari quelli della maggioranza al governo.
Berlino, infatti, ha appena portato (causa inflazione) il salario minimo a 12 euro lordi all’ora (era a 10,45 prima dello scoppio della guerra in Ucraina), prevedendo anche un suo successivo adeguamento che dovrebbe incrementarlo a quasi 14 nei prossimi mesi.
Parigi, che pure deve fare i conti con continue proteste sindacali e sociali contro precarietà e bassi salari, prevede 11,52 euro lordi all’ora, pari a 1.747,20 euro lordi mensili (per sole 35 ore, però), con un meccanismo di rivalutazione automatica in base all’aumento dei prezzi (quella che in Italia si chiamava “scala mobile”).
Persino i “frugali” olandesi hanno fissato un livello minimo per noi siderale: 1.934,40 euro lordi – pari a 12,7 euro lordi l’ora – grazie al recente aumento del 10,15%.
In Spagna il salario minimo risale addirittura all’epoca del franchismo (1963) – a proposito di “misura sovietica”… – ed è attualmente al livello della proposta “dell’opposizione”: 1.080 euro al mese lordi, in pratica 9 euro l’ora. Ma si tratta notoriamente di un paese il cui livello dei prezzi è inferiore al nostro, quindi quel “minimo” consente un potere d’acquisto superiore.
Inavvicinabile, ovviamente, il confronto con la Svizzera – dove il livello dei prezzi è certamente superiore – dove ogni cantone ha una sua legge differente e si va dai 20,31 euro l’ora del Ticino ai 24,50 di Ginevra. In pratica da almeno 3.300 euro circa al mese fino a 3.750…
Persino la Slovenia, neo-entrata nella UE ed ex “paese dell’Est” – dunque “arretrato” –, può vantare oggi un salario minimo pari a 1.203 euro lordi, ma con un livello dei prezzi piuttosto inferiore e un “cuneo fiscale” meno esteso.
Tutto ciò per dire che anche di fronte alla miseria proposta da M5S-Pd-Sinistra Italiana il governo Meloni appare come il difensore dei peggiori sfruttatori di questo disgraziato paese, che vorrebbero continuare a prosperare pagando i dipendenti poco o se possibile nulla (solo qui abbiamo avuto “esperienze” di “lavoro gratuito”, addirittura in enti pubblici, con la scusa che “fa curriculum”).
E’ nell’ordine di questo orrore che va perciò inquadrata l’ultima furbata di Giorgia Meloni, che ha preso tempo rimandano la palla al parere del Cnel – uno degli ex “enti inutili”, oggi diretto nientemeno che da Renato Brunetta, certo non un “difensore dei lavoratori” – per “arrivare ad una proposta il più possibile condivisa”.
Siamo pronti a scommettere che, se mai una risposta arriverà, ovviamente miserabile, ci sarà più d’uno dei cosiddetti “oppositori parlamentari” pronto a “mediare”.
Come detto nei giorni scorsi, il salario minimo non è una “anticipazione di socialismo”, ma il semplice livello legale sotto il quale un imprenditore commette un reato. Il suo principale merito, insomma, sta nel fare del salario una questione immediatamente politica, che chiama in causa il governo e il Parlamento, che non possono più lavarsene le mani rinviando alla “dialettica tra le parti sociali”.
Ed è soprattutto per questo che il governo Meloni fugge dall’idea. Proprio come avevano fatto i cosiddetti “oppositori” quando erano a loro volta nella posizione di decidere.
Occorre una mobilitazione popolare, questo è evidente. Altrimenti non se ne esce.
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Vinicio
I fascisti, ma perché non li conosciamo, dovrebbero rtormare nelle fogne. Oggi invece li hanno legalizzati.
ANNA
Com’è che ci prostramo sempre davanti agli aspetti più vergognosi dell'”Europa”, quando invece la maggior parte dei suoi membri(se non sbaglio anche per istruzione e sanità) ha qualche dato positivo non li imitiamo mai?
Maurizio
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/12/parla-lautore-di-riot-sciopero-riot-joshua-clover-nel-capitalismo-non-ce-salvezza-cambiamo-o-non-sopravvivremo/7232571/
Mara
L’unica cosa di una certe validità nel ragionamento della Meloni appena uscita fuori dal tavolo con le opposizioni. è che la sinistra nei governi precedenti di cui ha fatto parte non ha proposto in modo assertivo e con forza la questione del salario minimo. Per il resto le dichiarazioni di Meloni su questo tema fanno acqua dappertutto.
Giorgino
bisogna fare attenzione, provvedimenti come il salario minimo, già il reddito di cittadinanza lo dimostra, possono essere usati dal capitale per ulteriormente dividere e stornare dalla lotta, proprio quando la sofferenza sociale, purché organizzata da avanguardie coscienti, rischia di creare anche in Italia spunti di lotta come quelle viste di recente in Inghilterra e francia. Il capitale tenta di sussumere lo scontento in infinite discussioni, commissioni che faranno relazioni, dibattito come quello di cui l’ articolo dice.Tutto per colpire nel frattempo i settori più isolati ( percettori reddito cittadinanza ad es), e superare riassorbendola, la fase acuta che potrebbe portare ai una ripresa di lotta di classe. Magari superarla con provvedimento svuotato dal di dentro tipo salario minimo 5 euro. E ‘ciò che hanno fatto i 5 stelle col reddito di cittadinanza
( dare la colpa a di Maio e non capire la dinamica strutturale)
Per cui, più che ripetere continuamente che il salario minimo non è un provvedimento bolscevico, o confidare in referendum propri ed altrui, bisognerebbe propagandare una piattaforma unitaria di lotta, che dia risposte alle sofferenze di tutti i settori ( compreso salario minimo reddito cit soppressione prossima lavori qualificati per AI) spiegando che solo l’ unità porta a conquiste durature. Viste le condizioni complessive, non fare questo e retroguardia
Pasquale
“La storia di tutte le società è stata sempre storia di lotte di classe”. Ogni diritto, specie per i lavoratori, si acquisisce con la lotta unitaria. “Lavoratori di tutto il mondo unitevi”.