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Diritto alla Casa. Un grande successo per la manifestazione nazionale

 “Reddito Vs Rendita”, in migliaia in piazza!

Successo per la mobilitazione promossa dalle parti sociali e conflittuali che lottano per il Diritto alla Casa in tutto il paese. In oltre 15 città sono scese in piazza migliaia di persone. La realizzazione di un milione di case popolari senza consumare suolo ed una nuova legge sui canoni sono state le due rivendicazioni principali. Ma ad animare le iniziative non sono mancate le istanze dei territori in lotta, dei giovani, degli studenti e delle comunità migranti.

Ieri in almeno 15 città sono scese in piazza migliaia di persone per la manifestazione nazionale a sostegno del Diritto all’Abitare.

Solo a Roma il corteo ha portato in piazza duemila persone che hanno sfilato da Piazzale Aldo Moro a Porta Pia, cioè dalla sede della prima Università di Roma, La Sapienza, ove sono stati attendati per settimane gli studenti in protesta contro il folle prezzo delle stanze e dei posti letto, fino al ministero delle Infrastrutture presieduto dal Ministro Salvini.

In corteo anche le città di Bologna e Milano, mentre presidi sono stati organizzati da Asia e movimenti in altre città: Torino, Catania, Livorno, Palermo, Pisa, Parma, L’Aquila etc..

Da nord a sud, al centro dell’iniziativa il Diritto alla Casa ed alla Città, per tutti e tutte. Ad animare le piazze inquilini di ogni tipo (case popolari, piani di zona, enti previdenziali, affitti privati e mutuatari in difficoltà), una delegazione degli inquilini di Monterotondo messi all’asta, gli inquilini INPS, sfrattati, senza casa, occupanti e discriminati dell’abitare come la comunità dei migranti, i precari e i disoccupati, oltre che naturalmente i giovani e gli studenti.

Un tema quello dell’abitare che negli anni ha prodotto la rottura di qualsiasi patto all’interno della società, da quello economico a quello di solidarietà, passando per quello generazionale e che ha visto il tema Casa più volte strumentalizzato per attaccare gli ultimi, i più poveri, italiani o migranti che siano.

Ed è questo uno dei temi che più conta per questo sindacato, riuscire a ricomporre quegli strappi che lo strapotere della rendita ha creato nel nostro blocco sociale di riferimento.

L’analisi del problema abitativo non può prescindere dai dati sugli sfratti pubblicati recentemente dal Ministero né da quelli sui pignoramenti, e questi sono stati denunciati in tutte le piazze coinvolte nell’iniziativa.

I numeri certificano il fallimento dell’attuale legge sui canoni (431/1998) e svelano il dramma di chi nello status proprietario per decenni sponsorizzato da tutte le forze politiche del paese, ha investito tutto il suo risparmio per vedersi casa pignorata da una banca alla prima difficoltà economica.

Così come non può essere ignorata la questione dell’edilizia pubblica: ormai è un dato acquisito e certificato da autorevoli centri di ricerca, che solo per tamponare l’emergenza occorrano 800.000 case popolari, per garantire il Diritto alla Casa, aggiungiamo noi, servono invece almeno un milione di alloggi.

Ed è alla luce di questi dati e di questi ragionamenti che le dichiarazioni del Ministero nonché del Governo e della Maggioranza che lo sostiene, lasciano perplessi.

In primis perché le risorse che vengono solo ipoteticamente richiamate (300 milioni) sono ridicole, sia rispetto al problema sia rispetto a quanto invece vuole essere destinato a grandi opere inutili (Ponte sullo Stretto, ecc.) e dannose o alle spese militari.

In seconda battuta perché il dibattito sul tema abitativo viene sempre incasellato nella categoria superiore della Sicurezza e dell’Ordine Pubblico.

Non è così. È un’emergenza sociale che ormai ci trasciniamo dietro da così tanto tempo che anche definirla emergenza appare inappropriato. È un sistema strutturale che determina una crisi a ciclo continuo per milioni di famiglie.

Il grande merito dell’iniziativa di ieri e di averlo finalmente urlato in faccia a chi quel sistema lo difende e lo rafforza, dagli scranni più alti del potere.

Non è un caso che le porte del Ministero sono rimaste chiuse.

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