Sette morti, ospedali allagati, la gente sui tetti, case isolate, ponti che crollano, canali che esondano, strade che diventano fiumi, file di automobili e detriti trascinati via dalla corrente d’acqua impetuosa che ha rotto gli argini di fiumi e canali.
A Prato è esondato il Bisenzio inondando interi quartieri. La piena dell’Arno, a 57 anni dalla grande alluvione di Firenze, fa ancora paura. Alcune zone della pianura fiorentina riprese dall’alto sembrano il Bangladesh dopo l’alluvione.
Il “governatore” Giani si traveste da manager della protezione civile e manda in giro filmati rassicuranti. Il sindaco di Prato, Biffoni, invita la gente a non uscire di casa e se la prende con la pioggia caduta in quantità straordinaria.
Nardella, invece, è letteralmente sparito.
I tg nazionali e regionali nemmeno si sognano di rammentare la quantità di cemento che questi signori hanno riversato sulla piana fiorentina negli ultimi 30 anni.
La Piana di Firenze-Prato-Pistoia è una conca intermontana di origine alluvionale nell’entroterra della Toscana settentrionale nell’area dove si stendono, senza, ormai, soluzione di continuità, le aree urbane di Firenze, Prato e Pistoia ed accoglie su un territorio di 4800 kmq il 40% ca. della popolazione e delle imprese della regione.
Un fazzoletto di terra in cui anche gli angoli più remoti e nascosti nell’arco di tre decenni, sono stati sventrati da un’opera di cementificazione selvaggia tra le più intense e devastanti d’Europa con ritmi di consumo del suolo impressionanti.
In poco meno di 30 anni, boschi ed aree verdi sono stati/e rasi/e al suolo per far posto dapprima ad enormi ed inutili centri commerciali per poi, intorno, far crescere, senza sosta, file di palazzi, palazzine e villette a schiera, in barba ad ogni parametro, senza piani urbani e con intere giunte ed uffici tecnici finiti a processo per corruzione ed altre malefatte.
Ed ecco che arriva il cambiamento climatico e si paga il conto, noi, tutti.
Loro, invece, quelli dell'”urbanistica contrattata”, quelli che hanno creato una scombinatissima “area metropolitana” senza nessun criterio se non quello di versare più cemento possibile laddove possibile, ora se la prendono con il “maltempo”.
Ma sono gli stessi che hanno prodotto uno scempio urbanistico-ambientale tra i più terrificanti d’Italia degli ultimi 50 anni lungo i 35 km ca della cosiddetta “piana fiorentina”.
Lo si ripete, stancamente, da anni ma gli eventi eccezionali causati dal cambiamento climatico rendono non più rinviabile una grande opera di manutenzione straordinaria e risanamento del territorio (ad es. interventi sugli argini dei fiumi e sulla rete viaria).
Le casse di espansione dell’Arno le hanno fatte ma probabilmente erano state progettate prima che diventassero drammatica normalità gli eventi catastrofici di questi ultimi anni.
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mario
Anche a Livorno, mentre si prepara un’ennesima calata di cemento senza precedenti (a cominciare dal nuovo ospedale, che prevede lo sventramento di un parco, ma anche con il “Cubone”) il sindaco Salvetti sostenuto dal PD piange le solite lacrime di coccodrillo per una mareggiata tra le più forti degli ultimi 50 anni, dimostrando anche che la grave alluvione del 2017 non ha insegnato proprio nulla.
Nic
L’acqua non conosce ostacoli, il clima è diventato una scusa. Negligenza, incuria e cementificazione selvaggia sono le vere cause.