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Precettazione nei trasporti per Cgil e Uil. Terranno botta o no?

Il dado è tratto, e ora c’è solo da vedere cosa faranno Cgil e Uil, non cosa diranno.

Conosciamo da decenni la dinamica sindacale e, come in quella politica, le parole non significano mai molto. Abbiamo visto clamorose ritirate e rotte sanguinose accompagnate da dichiarazioni tonitruanti. Quindi invitiamo tutti a guardare ai fatti.

E i fatti, al momento, sono questi.

Il ministro dei trasporti, nonché vicepresidente del consiglio, ha precettato i lavoratori dei trasporti pubblici, imponendo che la durata dello sciopero generale di dopodomani sia di sole quattro ore – dalle 9 alle 13 – anziché le previste otto per ogni turno.

Non si tratta solo di un “dimezzamento”, ma di un’autentica invalidazione dello sciopero generale nel settore più “visibile” e quindi politicamente rilevante.

Ovvio dunque che Cgil e e Uil protestino contro una decisione del genere, permessa e anticipata dalla surreale interpretazione delle norme da parte della “Commissione di Garanzia” sugli scioperi.

Dire che non è uno sciopero generale determina, per alcuni settori in particolare i trasporti, la possibilità di ridurlo, di cambiarlo e ha aperto la strada all’intervento della precettazione. C’è stata una logica di questa nuova Commissione, che è una logica compiacente con il Governo”.

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, parando ad Agorà su Rai3, ha però articolato molto male il ragionamento. “Questo è il primo sciopero generale – ha proseguito – che come confederazione proclamiamo in tutto l’anno. Nei mesi scorsi ci sono state altre sigle sindacali, meno rappresentative, che hanno proclamato scioperi nel settore dei trasporti e non ha detto niente nessuno, né la Commissione di garanzia né il Governo. Dice delle cose adesso, guarda caso, perché lo sciopero è contro le politiche che stanno facendo”.

Insomma, ha ritirato fuori la vecchia e stupida visione “concorrenziale” che aveva spinto CgilCislUil uniti a non protestare mai quando gli scioperi venivano spostati-ridotti-precettati al sindacalismo di base.

Ora che viene trattato nello stesso identico modo, invece di cogliere l’intenzione reazionaria del governo Meloni, Landini la butta sulle “differenze di trattamento” che fin qui avevano premiato i sindacati “complici”.

Dire che la precettazione è un atto grave, di assoluta gravità, una limitazione del diritto di scioperoè certamente giusto. Ma accompagnare questa affermazione con la noticina “non è mai successo prima” è dire il falso (la precettazione è diventata abituale ormai da anni, nel settore), in modo infantile. Succede per la prima volta  alla Cgil. E questo è certamente un segno dei tempi.

Non è un buon viatico per la giornata di venerdì.

Ufficialmente la posizione del sindacato è chiara: “lo sciopero rimane in vigore: andiamo avanti”, “lo sciopero è generale” “perchè il governo non ci sta sacoltando, non sta discutendo con noi” per “cambiare la manovra” e le politiche economiche e sociali. “Il governo ha evitato di aprire una trattativa con noi” e portato avanti “incontri finti”, ripete Landini.

Però poi si socchiude una porta decisamente ambigua.

Guarderemo questa mattina il testo della precettazione. Abbiamo convocato per oggi alle 15.30 una conferenza stampa con la Uil e discuteremo su cosa fare. Per quello che ci riguarda è confermato lo sciopero per tutti i settori, ma per quanto riguarda il settore dei trasporti vedremo cosa fare senza mettere in difficoltà i lavoratori, perché con la prescrizione del governo le misure riguardano anche i lavoratori, non solo i sindacati.”

Ignorare la precettazione, di regola, comporta sanzioni economiche sia per i sindacati (fino a 100.000 euro) che per i singoli lavoratori che non si presentano al lavoro negli orari stabiliti. E se per le due organizzazioni si tratta di un sacrificio non particolarmente acuto, visti i numeri degli iscritti e l’entità delle quote, per i singoli lavoratori – già puniti dalla sottrazione della giornata in busta paga, si tratta di un impegno serio.

Che è ragionevole prendere, in queste condizioni politiche (ci si gioca il diritto di contrastare le politiche dei governi con lo sciopero, anche in futuro), ma che certamente richiede un plus di consapevolezza politica, dopo decenni di acquiescenza e “concertazione”.

Perciò vedremo, anche dopo la conferenza stampa, se Cgil e Uil mantengono davvero la disposizione a effettuare un vero sciopero generale, accettando uno scontro che è stato aperto dal governo; oppure se rinculeranno, coprendosi malamente con l’argomento di “evitare ai lavoratori un doppio sacrificio economico”.

Siamo in tempi di guerra. Contano i fatti, le parole volano via.

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7 Commenti


  • . Binazzi Sergio

    landini al tempo della fiom pareva uno dei pochi rivoluzionari rimasti in italia, poi ha intrapreso la coercizione ora prova timidamente a rifare il rivoluzionario, ma non ha sbagliato mestiere ?


  • Angelo De Marco

    concordo pienamente con l’ articolo e vorrei aggiungere che negli anni passati la commissione di garanzia era composta per la maggior parte di uomini vicini al PD che con i sindacati di base hanno fatto di tutto e di più per ridurre la possibilità di scioperare e ricordo inoltre iniziative in cui la commissione di garanzia è stata anche occupata da delegati e lavoratori di queste organizzazioni di base per protesta contro gli attacchi al diritto di sciopero con il silenzio dei confederali e del PD


  • Comitato Gavinana

    PRECETTATI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI… “CHI DI SPADA FERISCE DI SPADA PERISCE”
    Sul diritto di sciopero fanno i martiri i difensori della democrazia questi stronzi con la faccia del culo. Noi che negli anni abbiamo occupato più volte la commissione di garanzia, frutto della concertazione, 30anni fa. Noi allora precettati costretti alla colletta per pagare la multa inflitta….MA CHE VADANO A CACARE LANDINI E TUTTI QUELLI CHE GLI FANNO SPONDA😡


  • jacomo Palomino

    Siamo d’accordo che Landini &Co in altre occasioni sono stati “distratti” ( eufemismo) ma in questo momento l’attacco al diritto di sciopero ci obbliga a riflettere su cosa è diventata l’italia oggi ( non solo l’italia a dire la verità).
    Poi non consiererei “timidezza” la preoccupazione di perdere una giornata di lavoro (e l’eventuale multa).
    Al giorno d’oggi rischia di essere una cosa molto pesante e per troppa gente .
    Coraggio.


  • paolo regolini

    Mi adeguo volentieri al “tono” dei commenti (mai così meritato per Landini, che ha venduto la decenza per un piatto di lenticchie).
    Però non mi piacere “fottere col culo degli altri”, cioè dei lavoratori del trasporto.
    Se non ci fossimo, TUTTI, annichiliti nelle nostre ridotte far polemiche inutili e avessimo invece costruito un minimo di mobilitazione, sarebbe un gioco fare un po’ di “INTIFADA” qui da noi.
    Piazzare studenti, disoccupati, pensionati (come me che ci correrei) davanti ai depositi del TPL o sui binari o negli incroci nevralgici di ogni Città esattamente al momento in cui i lavoratori precettati DEVONO riprendere servizio.
    Niente sciopero ? NIENTE SERVIZIO e ginnastica collettiva di solidale democrazia non remissiva
    paolo regolini


  • Eros Barone

    Quella che nel 2013 fu sferrata a Genova per opera dei lavoratori delle aziende pubbliche (AMT – trasporto pubblico, AMIU – igiene urbana, ASTER – manutenzioni) fu una lotta durissima, che giunse al quarto giorno di sciopero ad oltranza e che assunse, a dispetto del silenzio assordante della stampa nazionale su di essa (dal “Corriere della Sera” al “manifesto”), un rilievo generale ed una portata, per l’appunto, nazionale. Sennonché due cose furono percepite nettamente a partire da quella lotta esemplare, anche se a tale percezione non seguì, da parte di vertici sindacali adusi al quieto ‘ron ron’ della concertazione, alcuna iniziativa che fosse all’altezza di un simile tornante della lotta di classe: la necessità urgente di dotare il movimento dei lavoratori di casse di resistenza che permettessero di sostenere economicamente essi e le loro famiglie in caso di agitazioni prolungate (basti pensare che i lavoratori delle aziende comunali persero le frazioni di stipendio corrispondenti ai giorni di durata dello sciopero e dovettero pagare una multa di 700 euro al giorno per non aver ottemperato alla precettazione del prefetto), ma anche – e soprattutto – la necessità improrogabile di dotare il movimento dei lavoratori di un partito che sostenga, coordini e indirizzi le loro lotte, come avveniva nei periodi più difficili della loro storia (periodi che stanno ora ritornando).


  • salvatore drago

    Mi è sfuggito il commento precedente e quindi ne faccio uno, molto più bREVE: Non sono stati i tre sindacati (si d fa così per dire) a plaudire alla “regolamentazione del diritto sciopero” ? Pensavano così di far fuori il diritto di sciopero dei sindacati conflittuali e di base? Loro: gli Epifani, le Camusso e i Lama? Avevano qualcosa che dopo i governi amici si sarebbero succeduti governi “non proprio amici!” ?
    ?

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