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Boicotta Carrefour e l’economia israeliana. Presìdi in tutta Italia

Da Torino a Napoli, passando per Milano, Brescia, Bologna, Pisa, Roma, giù fino a Quartu Sant’Elena (Cagliari) mentre scriviamo queste righe, si è svolta ieri, venerdì primo dicembre, la prima mobilitazione nazionale di boicottaggio della catena Carrefour – che fa lucrosi affari con Israele – in solidarietà con il popolo palestinese.

L’azione coordinata, lanciata dall’Assemblea sul boicottaggio dello scorso 19 novembre a Roma, si è concentrata contro la multinazionale con base in Francia, rea di essere fortemente schierata dalla parte del regime di apartheid perpetrato dallo Stato d’Israele.

La Carrefour già nel 2010 aveva infatti denunciato gli attivisti del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni) francese per la loro attività di controinformazione e boicottaggio delle merci prodotte sui territori palestinesi occupati.

Inoltre, negli ultimi mesi ha rafforzato i legami economici e commerciali con imprese legate al processo di colonizzazione sionista del territorio palestinese.

In ultimo, dal 7 ottobre Carrefour ha mostrato tutta la solidarietà con l’esercito occupante israeliano, inviando pacchi alimentari ed esponendo nei negozi cartelli di sostegno a Israele, evidentemente incurante delle migliaia di vittime civili, bambini, operatori umanitari, giornalisti e membri della comunità internazionale assassinati sotto le bombe dell’aviazione di Tel Aviv.

La giornata, che tra gli altri ha visto la promozione e la partecipazione attiva del movimento BDS Italia, ha posto al centro la complicità tra il governo italiano e l’Occidente collettivo con Israele.

Se i governi non rappresentano la “volontà popolare”, allora è bene che la società nel suo complesso si prenda il protagonismo che le spetta nelle piazze, indicando le priorità dell’agenda politica rimosse dai sempre più vuoti dibattiti parlamentari e dall’ignobile servizio fornito dai grandi media nazionali. Se Israele non viene sanzionata dai governi per i suoi crimini di guerra allora saranno i popoli a sanzionare Israele con il Boicottaggio.

Colpire le relazioni commerciali con Israele allora è uno degli elementi della più generale campagna di sostegno alla causa del popolo palestinese, che si snoda anche attraverso i piani politico-diplomatici, culturali e militari (leggi il Dossier sulla campagna di boicottaggio).

Questo hanno ribadito i presidi e le azioni di ieri di ieri, volantinando le ragioni storiche del popolo palestinese e affermando l’urgenza della fine del genocidio in corso a Gaza e in Cisgiordania, connettendosi così idealmente con le centinaia di piazze e di mobilitazioni che in tutto il mondo, dall’Europa al mondo arabo fino agli Stati Uniti, stanno manifestando in sostegno della Palestina.

Nelle piazze, da rilevare la nutrita presenza di giovani studenti e studentesse, a testimonianza di come siano le nuove generazioni a “sentire” maggiormente l’ingiustizia perpetrata in Palestina come una questione collettiva tout court, che riguarda il mondo che si vuole costruire, non “solo” il destino di un popolo oppresso.

La causa palestinese infatti è la causa di chi lotta contro l’ingiustizia, che questa sia contro una donna, uno studente, un migrante, un lavoratore.

Per questo, affiancare la campagna di boicottaggio alle manifestazioni in corso (ieri un’altra partecipata a Roma nel III municipio, per esempio) è una delle gambe della necessaria campagna internazionale per mettere fine all’apartheid israeliano in Palestina.

La storia ha già dimostrato che questo è possibile, come accaduto in Sud Africa a cavallo degli anni Novanta.

I tempi forse non saranno brevi, come non sembrano finire mai i bombardamenti in corso a Gaza, ma l’urgenza di un impegno politico e civile in tal senso appare oggi più che mai necessario.

Dalle piazze, tale urgenza si traduce nell’idea di nuovi presidi di boicottaggio, più diffusi e capillari possibili.

Per la Palestina, per la fine dell’apartheid israeliano e contro chi lo sostiene e lo finanzia.

Di seguito, alcuni scatti dalle piazze d’Italia.

Milano:

Brescia:

Bologna:

Roma:

Napoli:

Pisa:

Torino:

Quartu Sant’Elena:

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