Il Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello ha smentito la notizia sulla sedicente rivolta di 230 detenuti che si sarebbero barricati oggi pomeriggio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta per la mancata concessione di un permesso a un detenuto per recarsi al funerale di un parente.
Una notizia diffusa e – “appena un po’” – ingigantita dai sindacati della polizia penitenziaria.
Eloquente la dichiarazione di Ciambriello rilasciata al quotidiano Il Riformista
“Secondo voi come è possibile che una rivolta che avrebbe visto protagonisti 230 detenuti sia rientrata nel giro di poco tempo con direttore, vice-direttore e magistrato di sorveglianza già tornati a casa?
Mi hanno telefonato i familiari dei detenuti dopo aver letto i comunicati dei sindacati di polizia penitenziaria.
La verità è un’altra: con il nuovo decreto sicurezza basta che tre persone non rientrano in cella dopo l’ora d’aria per classificare questo episodio come una rivolta.
Ho parlato con il magistrato di sorveglianza Marco Puglia. Mi ha spiegato che la protesta di pochi detenuti è rientrata poco dopo il suo arrivo.
Ho parlato anche con il vice-direttore Marco Casale del carcere che era presente sul posto. Nessuno mi ha parlato di danni ingenti all’interno della struttura.
La verità è che non è successo nulla di quello che hanno battuto le agenzie dopo aver ricevuto i primi comunicati della penitenziaria“.
Fin qui i fatti accertati.
Tutt’altra, e assolutamente incredibile, la propaganda folle dei “sindacati di polizia penitenziaria”. Riportiamo alcune loro dichiarazioni solo per aiutarvi a capire con chi tutta la popolazione italiana ha a che fare.
Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, aveva sparato un allarme di questo tipo:
“Per fortuna, stando alle notizie al momento di nostra conoscenza, non si sarebbero registrati gravi danni alle persone, mentre vi sarebbero intere sezioni detentive devastate tanto da esserne in dubbio la stessa abitabilità. Questa volta possiamo dire che è finita bene, ma temiamo che non potrà essere così. Il Governo e il Parlamento intervengano, prima che sia troppo tardi”.
Il nemico alle porte, la guerra quotidiana… per la protesta di tre-detenuti-tre che avevano ritardato molto pacificamente il rientro dal passeggio (per l’ora d’aria) in cella.
E usa proprio questo termine, “il sindacalista”, per criticare da destra pure la presidente del consiglio che dal fascismo proviene:
“Proprio mentre la premier, Giorgia Meloni, rispondeva alla conferenza stampa senza dare, in verità, grosse indicazioni sul carcere, a Santa Maria Capua Vetere si combatteva quasi come in luoghi di guerra“.
Tre-detenuti-tre fermi nel passeggio… Se a questo “sindacalista” dovesse capitare un rivolta vera, stile anni ‘70, invocherebbe l’uso dell’atomica…
E infatti chiude con la solita sbrodolata da reazionario stile Pozzolo, invocando altre assunzioni, più poteri, più “garanzie” per le guardi, in maniera che possano risolvere “a modo loro” ogni problema piccolo o grande in carcere.
“La Polizia penitenziaria starebbe intervenendo per ripristinare l’ordine, anche con unità libere dal servizio e appositamente richiamate, e sul posto starebbero accorrendo varie autorità. Nella speranza, per quanto abbastanza utopistica, che alla fine di tutto i danni siano solo materiali, ribadiamo che non bastano le parole e i buoni propositi.
Bisogna passare ai provvedimenti concreti. Servono subito un decreto carceri che affronti l’emergenza deflazionando la densità detentiva e rinforzando tangibilmente gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di oltre 18mila unità, e un progetto di riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, con anche la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Lo ribadiamo, il resto rischia di essere solo un palliativo, se non addirittura un placebo”.
Il problema vero è comunque la “libera stampa” di questo disgraziato paese. Le farneticazioni del “sindacalista” sono state raccolte e pubblicate con molta enfasi anche da un quotidiano che si professa all’opposizione di questo governo, ma evidentemente pensa di poterlo “incalzare da destra” (visto che non ha nel dna del suo direttore proprio nulla “di sinistra”).
Il Fatto, in effetti, non ha ancora capito che quella sua “cultura” manettara senza limiti è alla base della fortunata carriera di Fratelli d’Italia e della crescita della destra in Italia.
Eppure sarebbe bastato ricordare che il carcere di Santa Maria Capua Vetere è quello dove una protesta un po’ più seria dei detenuti era stata sedata con una “mattanza messicana” posta in essere dalle guardie… e immortalata dalle telecamere di servizio.
Evidentemente ora quelle guardie, sanzionate allora in varia misura per violenze ai limiti della tortura, anche su detenuti in carrozzella, pensano sia arrivata l’ora della rivincita. E c’è qualche “sincero democratico” che gli dà pure credito…
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Andrea Vannini
Esistono dei luoghi in questa schifosa italietta dove il fascismo c’ è sempre “stato”. Come il carcere di Capua vetere e non solo. E la strage a Modena? P. E.? Mancano 18.000 energumeni macellai (italioti non messicani)? No, per una volta non manca il personale. Per una volta sono troppi gli “utenti”. Liberarsi dalla necessità del carcere. Liberare non tutti ma quasi.
Luigi
buonasera volevo solo dire che le guardie lavorano allo zoo…si dice agente di polizia penitenzia..grazie
Redazione Contropiano
La precisazione sarebbe utile, se gli agenti in questione non si comportassero proprio come guardie degli zoo.
SI capisce da questo il modo in cui considerano gli esseri umani affidati, purtroppo, al loro lavoro.
Grazie per averci permesso di essere più precisi.
E spietati…
Angelo
le guardie, il diminutivo è voluto, vorrebbero, per bocca di uno che parla più da tribuno invasato che da vero sindacalista, maggiori poteri per commettere abusi maggiori di quelli che giornalmente avvengono nelle carceri. Questo tema è serio e dovrebbe avere maggiore attenzione da parte di tutti coloro che ancora credono nella necessita di tutelare la dignità di ogni persona.
Maurizio
AGAB