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Un crescendo di misure repressive contro attivisti solidali con la Palestina

A Roma, Venezia, Pisa con mille motivi pretestuosi sono stati colpiti da provvedimenti repressivi e punitivi alcuni attivisti solidali con la causa del popolo palestinese. Una vergognosa e fastidiosa campagna intimidatoria che sembra voler essere la risposta delle autorità alla vastità della mobilitazione solidale con la Palestina – per stessa ammissione del Capo della Polizia in audizione al Parlamento – che continua ad attraversare da mesi il nostro paese, suscitando la reazione isterica dei gruppi sionisti e dei partiti di governo che continuano a sostenere i crimini di guerra israeliani e il genocidio del popolo palestinese.

A Roma un giovane assistente all’educazione algerino di una scuola della Capitale, tre settimane fa era stato sospeso dal lavoro per aver pubblicato alcuni post a favore della Palestina. Adesso è stato addirittura licenziato.

Il giovane algerino, in Italia da dieci anni come rifugiato politico e da sei dipendente con contratto a tempo indeterminato presso un istituto della Capitale, a seguito alla pubblicazione di alcuni post a sostegno della causa palestinese, si era visto piombare a casa i poliziotti dell’Antiterrorismo che avevano perquisito – senza trovare nulla di illegale – il suo appartamento e la scuola lo aveva sospeso dall’incarico. Ora, secondo quanto riferisce il quotidiano online L’Indipendente, è arrivata la notizia del licenziamento: l’istituto ha infatti comunicato a Yussef la “radicale insussistenza delle condizioni oggettive” per il proseguimento del rapporto di lavoro.

Gli uomini della polizia gli avrebbero chiesto conto di due contenuti pubblicati sui social network Whatsapp e Instagram – un’immagine dei bambini palestinesi massacrati a Gaza accompagnata la scritta “fino a oggi 10.000 bambini morti e una foto del leader di Hamas – e un’immagine, rinvenuta nella sua galleria fotografica di Ursula Von der Leyen.

A Venezia invece lo scorso 3 febbraio è stato comminato il foglio di via per 4 anni dal comune di Venezia, per il compagno Ivan, attivista del Collettivo Tuttinpiedi.
La sua colpa è quella di sostenere la Resistenza del popolo palestinese contro l’aggressione dell’entità sionista, quella di sostenere il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP).
I
van è stato fermato e denunciato dalla Digos veneziana per “apologia di terrorismo” perché insieme ad altre compagne e compagni, lo scorso 28 ottobre, volantinando in piazza a sostegno della popolazione di Gaza, portava la bandiera dell’Fplp, organizzazione rivoluzionaria palestinese che da decenni combatte contro l’occupazione sionista della Palestina.

A Pisa un compagno del locale comitato per il boicottaggio di Israele ha ricevuto dalla Questura la notifica dell’avviso della conclusione delle indagini preliminari per il reato di “accensione di fumogeno”, come emergerebbe da un circostanziato dossier inviato alla locale Procura della Repubblica, nel quale si suggeriva – peraltro anche a carico di altri – l’imputazione di vilipendio alla bandiera di un altro Stato estero, Israele.

I fatti descritti sarebbero accaduti durante la mobilitazione nazionale dello scorso 1 dicembre contro la catena Carrefour, che approvvigiona l’esercito Israeliano e che contribuisce a finanziare l’occupazione israeliana della Palestina, investendo direttamente nell’espansione delle colonie.

Nonostante queste intimidazioni, in molte città continuano ad essere convocate ogni settimana manifestazioni e iniziative di sostegno al popolo palestinese, incluse le azioni di boicottaggio dell’economia di guerra israeliana.

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