La massiccia campagna di stampo revisionistico scatenata dalla destra neofascista e leghista in occasione della Giornata del Ricordo con l’imposizione, mediante una legge ‘ad hoc’, di una ‘verità di Stato’ quale oggetto di insegnamento obbligatorio nelle scuole, rende necessario ribadire alcune fondamentali considerazioni di natura storica.
Per comprendere la genesi e il significato del fenomeno delle foibe occorre infatti considerare che cosa è accaduto prima, che cosa è accaduto durante e che cosa è accaduto dopo: ciò equivale a comprendere come la propaganda reazionaria abbia costruito il ‘caso foibe’.
Orbene, le foibe sono state il frutto di vent’anni di imperialismo fascista, fatto di bestiali violenze, snazionalizzazioni forzate, repressioni feroci e odiose persecuzioni razziste, culminate, da ultimo, in una guerra di aggressione che colpì con il terrore, con lo sterminio e con la deportazione la stessa popolazione civile.
Se si parte da questa premessa oggettiva, non è difficile capire chi, quando i rapporti di forza mutarono, fu ucciso e perché.
Si trattò, innanzi tutto, di criminali di guerra e di collaborazionisti, che furono chiamati a rendere conto di ciò che avevano fatto. Per quanto concerne, poi, la ‘contabilità degli infoibati’, occorre ridimensionare le cifre iperboliche inventate dai circoli neofascisti, nazionalisti e revisionisti.
Claudia Cernigoi, autrice di una fondamentale ricerca storica, “Operazione foibe tra storia e mito”, Udine, Kappa Vu, 2005, dimostra che, nei fatidici “40 giorni” del 1945, dall’attuale provincia di Trieste scomparvero 517 persone, che appartenevano alle seguenti categorie: militari, polizia (compresi i membri delle SS), collaborazionisti e spie.
Tra l’altro, il ‘curriculum vitae’ di squadristi, aguzzini e spie, nonché la presenza tra i giustiziati di diversi sloveni, smentiscono la tesi degli ‘infoibati’ uccisi solo in quanto italiani e chiariscono il vero motivo del fenomeno delle foibe, escludendo che si possa parlare, a tale proposito, di genocidio o di pulizia etnica.
Dal canto loro, i popoli della Jugoslavia pagarono un altissimo tributo di sangue, pari a circa un milione di morti, per le criminali azioni degli invasori nazifascisti, mentre 700.000 furono le vittime della lotta di liberazione e della guerra.
Né va dimenticata l’immane violenza che, con la partecipazione attiva dei fascisti italiani, si abbatté sulla popolazione civile, quando, dopo l’otto settembre del 1943, i tedeschi assunsero direttamente il controllo delle zone occupate precedentemente dall’Italia.
D’altra parte, la classe operaia e le masse popolari, guidate dal partito comunista, seppero organizzare un’attiva e forte resistenza contro gli invasori, iniziata già nell’estate del 1941. Fu una vera e propria guerra di popolo, condotta da un esercito di uomini, donne e giovani, che arrivò a superare le 800.000 unità.
Fu proprio nei giorni precedenti gli accordi del 12 giugno 1945 tra il nuovo governo jugoslavo e gli alleati, che istituirono il controllo delle cosiddette Zona A e Zona B, che si acutizzò lo scontro delle forze ostili al governo rivoluzionario nel tentativo di mettere in discussione la nascita della nuova Jugoslavia.
E fu questo il momento in cui i fascisti, i nazisti, i collaborazionisti di ogni sorta e i controrivoluzionari dovettero assumersi la piena responsabilità della loro politica e delle loro azioni.
In questa azione di giustizia, tanto necessaria quanto difficile, è possibile che siano stati emessi verdetti errati a carico di alcune persone, così come è possibile che vi siano stati casi di vendette personali. Tuttavia, ciò non può assolutamente costituire un pretesto per mistificare e stravolgere la effettiva realtà di quegli avvenimenti. Sarebbe come guardare l’albero e non vedere la foresta.
Vi è, dunque, un legame inscindibile, un preciso filo conduttore che lega le foibe, la detenzione dei prigionieri di guerra e il cosiddetto esodo degli italiani dall’Istria alla politica fascista della snazionalizzazione, all’aggressione nazifascista nei confronti della Jugoslavia, all’occupazione militare italiana e alla persecuzione degli antifascisti.
Le foibe, lungi dal costituire il simbolo del genocidio della popolazione italiana, sono state quindi la conseguenza della rivolta popolare contro gli aguzzini fascisti, nazisti, ustascia e collaborazionisti, che si erano macchiati di ogni sorta di crimini. Le foibe furono, in buona sostanza, l’espressione dell’odio accumulato in decenni di oppressione e di sfruttamento: un odio che esplose con la caratteristica violenza delle insurrezioni di popolo.
È doveroso, inoltre, ricordare l’aiuto generoso dato dalle popolazioni slave a migliaia di soldati italiani in rotta dopo l’8 settembre e braccati dai loro ex alleati tedeschi. Soldati italiani che, ancorché fossero invasori, dovettero la loro salvezza e la loro libertà al popolo jugoslavo e a quanti, mettendo a repentaglio la loro stessa vita, li sottrassero alla vendetta nazista.
Concludendo, oltre a quelle storiche da questa aberrante vicenda si ricavano tre ulteriori considerazioni che costituiscono le premesse di un’indispensabile mobilitazione dell’antifascismo militante sul piano politico, ideologico e culturale:
a) le campagne di carattere neorevisionistico, di stampo revanscista e di sapore imperialista, sia che riguardino la falsa equiparazione fra antisionismo e antisemitismo o che mirino ad accreditare l’invenzione di uno sterminio delle popolazioni italiane dell’Istria e della Dalmazia, non hanno natura storiografica, ma soltanto politica: in altri termini, tendono, da un lato, a legittimare la bestiale politica israeliana verso i palestinesi e, dall’altro, a rimettere in discussione il trattato di Osimo del 1975 e, quindi, i confini tra l’Italia, la Slovenia e la Croazia;
b) l’accertamento della verità sulle origini, sulle cause, sulle dimensioni e sul significato dell’esodo degli italiani dell’Istria e della Dalmazia compete agli storici ed è degno dei peggiori regimi autoritari voler imporre come ‘verità di Stato’ quello che è unicamente un giudizio politico-ideologico: ciò significa che la rappresentazione demonizzante dei comunisti jugoslavi che sadicamente uccidono gl’innocenti ‘patrioti’ italiani non ha maggior credibilità della propaganda democristiana del 18 aprile 1948 sui comunisti che “mangiano i bambini”;
c) in realtà, la criminalizzazione dei comunisti jugoslavi come responsabili delle foibe mira a cancellare i crimini commessi dall’imperialismo fascista nei Balcani, legittimando con la codificazione di una falsa ‘verità di Stato’ una rinnovata direttrice espansionistica dell’odierno imperialismo italiano nell’area adriatica.
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Oigroig
Sarebbe bastato ogni anno promuovere:
1) una Giornata del Ricordo dei crimini fascisti in Africa,
2) una Giornata del Ricordo dei crimini fascisti in Albania,
3) una Giornata del Ricordo dei crimini fascisti in Grecia,
…
Sarebbe bastato ricordare ogni anno le centinaia e centinaia di omicidi dell’«anticomunismo militante» :
Roberto Scialabba
…
…
massimiliano
Sarebbe bello, istruttivo ed educativo istituire tutte queste giornate del ricordo, ma ci vorrebbe una classe politica, un governo, all’altezza di tale responsabilità, ma un governo così va votato. Come si fa per avere un governo simile con un popolo come questo, composto per lo più da gente che al massimo legge le istruzioni degli elettrodomestici?
Antonio Dori
Però, mai dimenticarsi il fondamentale contributo degli ex PCI anche a questa vomitevole porcata. OK?
Mario Barbieri
parole sante, anzi marxiste
antonio
la FOGNA (psico-sociale) sta rigurgitando e vomitando tutta la sua bavosa e rancorosa bava fascista proveniente da quel “movimento sociale” legittimamente rifiutato da moli quindi rifugiato in quel luogo – la fogna – dalla quale ora resuscita grazie a: complicità politiche; opportunismi corporativi e perdita totale di memoria storica.
…di quale memoria si parla’
Fasolato Fulvio
Questo l’infame trattamento di fb per aver condiviso l’articolo!
Abbiamo spostato uno dei tuoi post più in basso nel feed.
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L’aberrante codificazione di una falsa “verità di Stato” sulle foibe – Contropiano
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Mara
Purtroppo l’abisso politico in cui questo paese è precipitato che inverte il senso storico degli avvenimenti considerando gli episodi sensa inserirli nella realtà storica, una manipolazione che riguarda nella fattispecie la vicenda delle foibe, ha la sua radice sulla mancata elaborazione di cosa sia stato il fascismo nel nostro paese e nei paesi che ha invaso Jugoslavia Albania Libia Somalia Etiopia Eritrea e sull’ombra lunga che ha lasciato sulla nostra repubblica ombra che arriva ai giorni nostri di cui sono ancora ostaggio le nostre istituzioni
Oigroig
La memoria è un fatto sociale e non statale. Contro l’attivismo comunista e anarchico ci sono state nel secondo Novecento decine e decine di Acca Larentia, ma sono pochissimi i militanti uccisi dai fascisti che vengono ricordati oggi. La maggior parte di quei nomi c’è la siamo dimenticata molto presto. Come mai? Troppa ideologia astratta e troppo antimperialismo autoritario e poca memoria concreta… non ho mai visto un elenco completo di attivisti uccisi dai neofascisti, ma tante analisi noiose della fase che non servivano certo a cambiare qualcosa…
Pasquale
Hanno atteso per decenni il momento del riscatto. Ora pensano di farlo riscrivendo la storia…