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Napoli, Gli studenti pro-Palestina vincono e convincono

Vi avevamo narrato giorni fa dell’occupazione del Rettorato della Federico II, da parte della Rete Studenti per la Palestina all’alba di un lunedi difficile a Napoli, alle prese anche con le celebrazioni della Nato al teatro San Carlo. E relative botte pesanti ai protestatari. 8 ragazzi feriti.

Occupazione che chiedeva lo stop ad ogni collaborazione con Israele  dell’università più grande del meridione. Stop ai bandi Maeci che prevedono accordi con le istituzioni israeliane e stop a collaborazioni con Med-or, la fondazione della Leonardo Spa, dove nel Comitato scientifico vi è anche il rettore Matteo Lorito.

Vi avevamo anche narrato di un rettore però silente.  Invece, 3 giorni dopo, a sorpresa o forse no, rende pubblico il suo desiderio di incontrare  gli studenti presso l’Aula Conforti. Un’aula grande, difficile da riempire; qualche persona di poca fede potrebbe pensare che il rettore, da scaltra e dotta persona tenti “la mossa del cavallo”, un modo di mettere in difficoltà gli occupanti, dimostrando la scarsa aderenza della Rete alla propria classe sociale.

Alla vigilia quindi la preoccupazione è se realmente gli studenti Pro Pal abbiano dalla propria il resto del corpo studentesco. 

Preoccupazione inutilmente ansiosa perché alle 11.30, orario d’inizio dell’incontro, la sala è non solo piena in tutti i suoi posti a sedere, ma anche gremita all’inverosimile in tutti i suoi spazi tanto che tanti  restano ad ascoltare fuori nei corridoi.

Tavolo formato da studenti della Rete e della governance dell’Università. Accanto al rettore, infatti, al centro del tavolo, diversi direttori di Dipartimento. Ci sono anche  gli istituzionali rappresentanti studenteschi. Un tavolo lungo e variegato. 

L’incontro inizia con l’intervento della studentessa Giulia, napoletana di famiglia palestinese, attivista nota seppure appena ventenne. Un intervento forte, accurato, ben preparato, minuzioso nella narrazione di fatti, corredato da numeri e ragionamenti. 

Il rettore  è così costretto subito sulla difensiva – altro che ‘mossa del cavallo’ – e dopo avere sciorinato anch’egli una serie di numeri a dimostrare lo scarsissimo impegno di risorse dell’università negli accordi (pochi, a suo dire), dei dipartimenti verso università o altri soggetti governativi israeliani, è “costretto”,  dopo una serie di botte e risposta con interventi studenteschi, ad impegnarsi per il suo disimpegno nella fondazione Med-Or.

Nel prosieguo dell’incontro, ormai provato da tanta preparazione degli studenti a ribattere punto su punto, dato su dato, si impegna a “dimostrare coi fatti il suo impegno concreto rispetto alle richieste degli studenti” .

L’applausometro d’altronde parla chiaro, gli interventi degli studenti occupanti si concludono nel tripudio, quelle del rettore con  tiepidi applausi. Il rettore ci scherza su, fa il paternalista, applaudite anche me – dice – mi sto impegnando. Finisce senza giacca e cravatta e  in manica di camicia, per il caldo, certo, ma anche per la dura prova sostenuta.

Grande giornata studentesca.

Note a margine: innanzitutto il riconoscimento politico ottenuto dalla Rete Studenti per la Palestina, una realtà che ha dimostrato di essere capace di fare egemonia culturale all’interno della propria classe di riferimento, la governance accademica ne ha dovuto prendere atto. “Con questi non si scherza“.  

Il prossimo senato accademico dovrà ospitare anche rappresentanti della Rete e discutere dei punti imposti da essa. Una vittoria politica netta. Una polizza sul futuro a venire, da seguire con attenzione e da sostenere.

Altro dato è che la Palestina, con il suo portato internazionalista e ant- imperialista, ha effettivamente riattivato un protagonismo giovanile assente ormai da anni. La portata del dramma è stato subito recepito da questa generazione e con esso la consapevolezza che solo l’azione collettiva può determinare qualcosa. Un evento  in controtendenza rispetto all’individualismo egotico ormai dominante.

Altro ancora è che qualcosa del genere è successo a Napoli, e non è un caso. Qui le istituzioni, compresa l’Università,  conoscono benissimo le storie di questa città in quanto a sostegno della causa palestinese. Qui, per dire, a parte  la redazione napoletana di Repubblica – che neanche dà la notizia – anche il conservatore Il Mattino dà una ampia copertura all’incontro. Così come la Rai regionale.

A chiudere: non è finita qui. Restate aggiornati.

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1 Commento


  • Maria Luisa Barcellona

    Bravi! Coesi, determinati, preparati!

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