Ieri in occasione del 25 aprile assieme a tantissimi e in risposta all’appello delle realtà palestinesi, e con la solidarietà delle migliaia di persone scese in piazza per la giornata della Liberazione dal nazi-fascismo, ci siamo presi piazza Duomo scandendo forte e chiaro che antifascismo è antisionismo, nonostante il becero teatrino del corteo istituzionale e i tentativi delle forze dell’ordine di silenziare la solidarietà al popolo palestinese e alla sua Resistenza con cariche ed intimidazioni.
Abbiamo contestato chi dal palco istituzionale ha svuotato questa giornata trasformandola in una sterile commemorazione, chi senza vergogna si è riempito la bocca di antifascismo quando concretamente porta avanti da decenni politiche belliciste, securitarie e antipopolari, chi senza alcuna vergogna non ha fatto parlare la comunità palestinese, chi ha utilizzato questo palco solo per tentare di ricompattare il centro-sinistra e rilanciarsi verso le europee.
Eppure per la prima volta in molti anni è emersa chiaramente a Milano una rottura presente nella realtà ma spesso silenziata.
La solidarietà diffusa nella società verso il popolo palestinese e la sua causa ha preso voce, visibile fisicamente nelle centinaia di bandiere palestinesi e ad un alto volume impossibile da silenziare; l’evidente difficoltà anche per gli organizzatori nel continuare a supportare apertamente il carattere violento dei nazi-sionisti nella loro versione di macellai genocidi a Gaza e di pericolosi provocatori in Italia come si è visto ieri mattina a Roma e letto sui giornali nelle parole dei loro esponenti italiani; la determinazione e la compattezza di chi è sceso in piazza, in particolare i tantissimi giovani italiani e di seconda-terza generazione, disturbando dall’inizio alla fine la cerimonia, impedendo che ancora una volta la Resistenza venisse ridotta a una sfilata utile solo a operazioni della politichetta italica o peggio a palcoscenico per i genocidi e guerrafondai come negli scorsi anni.
Tutti questi e altri fattori hanno ottenuto effetti tangibili di una vera vittoria politica: nessuna bandiera di Israele, della Nato, nessuno spezzone dei partiti guerrafondai compreso il PD, né i nazi-golpisti di Kiev intruppati con i sionisti con Calenda e altri esponenti della vergognosa classe politica italica, hanno avuto il coraggio di entrare in piazza del Duomo.
Una linea di demarcazione netta è stata tracciata tra chi ritiene che la Resistenza sia viva e più attuale che mai nelle lotte dei giovani, dei lavoratori e dei popoli, e chi protetto dall’ANPI e dalla celere vorrebbe “che fossero presenti anche i militanti di Casapound alla giornata della Liberazione”, ai sindacati complici del massacro sociale e al sindaco-manager promotore di lavoro gratuito, speculazione e degrado sociale come Giuseppe Sala.
L’importanza della giornata, rimarcata dal corteo spontaneo che finito il comizio si è ripreso le strade della città dando voce liberamente alle istanze del popolo palestinese e all’antifascismo militante e conclusosi in Cairoli, è chiara.
Le strade di Milano hanno detto forte e chiaro che per il Partito Democratico, per le false opposizioni e per i sionisti non c’è spazio in una giornata come quella di oggi, in cui è doveroso rinnovare l’opposizione sempre più determinata ai genocidi di oggi, alle guerre imperialiste in tutto il mondo e alle politiche del blocco euroatlantico che all’interno affamano le classi popolari e all’esterno condannano i popoli di tutto il mondo all’oppressione e allo sfruttamento.
Contro la barbarie di questo sistema e di questa classe dirigente, dalla destra reazionaria alle false opposizioni, le giovani generazioni sanno che nessuno le rappresenta e che sta a loro, a partire dalla pratica quotidiana dell’antifascismo militante, costruire l’alternativa e il riscatto di tutti gli oppressi.
Continuiamo quindi a mobilitarci e a costruire convergenze politiche per unire lotte e settori sociali in opposizione al governo Meloni, alle false opposizioni del centro-sinistra; contro la guerra esterna e interna, a fianco del popolo palestinese e dei lavoratori e i settori popolari del paese.
FUORI I GENOCIDI E LA GUERRA IMPERIALISTA DALLA STORIA, CON LA RESISTENZA SEMPRE
VERSO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 1° GIUGNO
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