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La minaccia del Fiscal Compact

Giovedi tutti gli occhi sono puntati su Dublino. Un recente sondaggio per l’edizione irlandese del quotidiano Sunday Times ha rivelato che il 60% degli elettori è intenzionato a votare a favore del trattato, ma la bassa affluenza alle urne potrebbe portare a una vittoria risicata e continua ad essere elevato il numero degli indecisi. Il primo ministro irlandese, Enda Kenny ha pronunciato un discorso televisivo per sollecitare gli elettori a sostenere, con una grande maggioranza, il Fiscal Compact europeo nel referendum di giovedi. La minaccia utilizzata, anche in questo caso, è che qualora cui il trattato fiscale venga respinto, il rischio, secondo il premier, è che il paese precipiti in una crisi simile a quella greca.

Al contrario il leader del Sinn Fein Gerry Adams ed altri parlamentari dell’opposizione di sinistra, i sostenitori del “NO” pensano che un’eventuale approvazione del trattato non farà altro che perpetuare i pesanti programmi di austerità richiesti dall’UE e dal Fondo Monetario Internazionale alla fine del 2010, come pegno per il salvataggio del paese. Gerry Adams, nel discorso di sabato al congresso del partito, ha invitato gli elettori irlandesi a unirsi ai “milioni di cittadini di tutta l’Europa” che vogliono porre fine alle politiche di austerità, le quali, ha dichiarato, non riescono a risolvere la crisi del debito. Ha accusato Kenny di voler spaventare gli elettori circa l’accesso del paese all’ESM, e ha addossato su Kenny anche la responsabilità di non aver rinegoziato il debito di circa 60 miliardi di euro dovuto al salvataggio del sistema bancario irlandese. La disoccupazione in Irlanda è triplicata al 14,3% dal 2008, quando il governo irlandese ha sottoscritto debiti enormi per salvare dal collasso il sistema bancario del Paese. Quattro sindacati irlandesi – Mandate, TEEU, CPSU, e Unite – hanno invitato i loro iscritti a votare No. “Votare No è un voto contro la trappola del debito e un voto per difendere la democrazia” afferma in un documento il Partito Comunista d’Irlanda, secondo il quale il Fiscal Compact “costituisce un attacco ancor più approfondito alla democrazia e il trasferimento di ancor più poteri ad un organo al di fuori dello Stato e al di là dell’influenza popolare”.

In Italia il Coordinamento Nazionale No Debito ha ripreso la sua tabella di marcia e il 31 maggio, in concomitanza con il referendum sul Fiscal Compact in Irlanda, ci sarà un’assemblea pubblica a Roma il 31 maggio all’università La Sapienza (facoltà di Chimica) con l’invito a tutti i Comitati No Debito locali a mettere in campo iniziative nelle varie città per il 31 marzo, approfittando del referendum irlandese per contestare e denunciare il Fiscal Compact che l’Unione Europea intende imporre ai paesi membri. A Milano è prevista una manifestazione sotto Palazzo Marino. Iniziative di informazione che saranno utili anche in previsione della discussione parlamentare e delle relative iniziative di contestazione previste per giugno. E’ stato approntato un testo di petizione popolare per la richiesta di referendum sul patto fiscale (fiscal compact) che al più presto verrà distribuito ai Comitati locali per l’inizio della campagna di raccolta firme.

Dopo la riuscita manifestazione di Milano del 31 marzo – Occupyamo Piazza Affari – il movimento No Debito intende riprendere il suo programma di mobilitazione. Il primo terreno è quello delle prossime iniziative politiche contro il Fiscal Compact. Il secondo è quello di impegnare il Comitato No Debito in una campagna di denuncia a livello nazionale contro la reintroduzione dell’Imu e il sistema vessatorio di riscossione di Equitalia. Il Comitato No Debito rilancia la proposta di tenere entro giugno a Napoli la seconda manifestazione nazionale prevista dopo Milano, una manifestazione che abbia al centro il Meridione, disoccupazione e lavoro ma anche la questione Equitalia emersa con forza dalle lotte sociali a Napoli.

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