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Franco Serantini. Una memoria viva, contro il fascismo, il colonialismo e la guerra di oggi

Il 5 maggio 1972 a Pisa Franco fu colpito a morte dalla polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista. Due giorni dopo, il 7 maggio, morì senza cure nel carcere Don Bosco.

La Polizia che lo massacrò, il Magistrato che ignorò la gravità delle ferite e il diritto alle cure, il medico del carcere che non lo curò… Tutti complici e responsabili della sua morte.

Anarchico figlio di nessuno, tentarono di farlo seppellire in fretta e senza autopsia, per far sparire le prove dell’omicidio.

Dopo 52 anni dalla sua morte, gli epigoni del fascismo tornano a svolgere un ruolo politico centrale, in Italia ed in Europa. I nipoti dei “ragazzi di Salò”, come li definì Luciano Violante nel suo discorso di investitura alla presidenza della Camera, sono al governo del paese, grazie alle politiche ferocemente antipopolari del Partito Democratico e dei suoi ascari politici.

Una compagine governativa, quella di G. Meloni, che persegue le stesse politiche del governo Draghi, con un taglio più autoritario per gestire le conseguenze presenti e future di una crisi del capitalismo senza precedenti nella sua storia.

In Ucraina le armate naziste hanno assunto da tempo il comando delle operazioni di guerra contro la Russia, finanziate dalla UE e dagli USA, addestrate e sostenute sul campo dalla NATO.

In Europa occidentale le forze reazionarie stanno acquistando sempre più forza, scalzando progressivamente, come in Italia, governi asserviti ai diktat del grande padronato industriale e finanziario.

Dall’altra parte del Mediterraneo le armate sioniste praticano il genocidio dei palestinesi sotto gli occhi del mondo, sostenute attivamente dall’imperialismo euroatlantico.

Nonostante questa ondata reazionaria che investe tutto il mondo occidentale, Franco Serantini e tutti i compagni e le compagne uccise dal secondo dopoguerra ad oggi nella lotta contro il fascismo non sono morti invano.

Un sistema di potere sta arrivando al suo tramonto e torna a sfoderare le armi di sempre per cercare di fermare il proprio declino: guerra e fascismo, scatenando come reazione una Resistenza che costella oramai tutto il pianeta, dall’America Latina all’Africa, dal Medio Oriente all’Europa dell’Est, sino a risvegliare le coscienze nel cuore stesso dei paesi imperialisti.

Franco Serantini è l’operaio del Donbass che si batte contro i nazisti e la NATO, è il palestinese che lotta contro il sionismo, è il contadino del Niger che scaccia le truppe colonialiste occidentali dal proprio paese, è il tecnico venezuelano che difende la propria rivoluzione, è il lavoratore cubano che resiste all’embargo statunitense, è lo studente che si batte in mille università contro il genocidio dei palestinesi, è il portuale italiano che ferma le navi che trasportano armi.

Franco Serantini è tutti noi, che lottiamo ogni giorno contro il capitalismo, madre e padre di ogni fascismo, di ogni guerra, di ogni colonialismo.

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4 Commenti


  • Sergio Binazzi

    sempre onore a Franco Serantini, rimane sempre vivo nei nostri cuori e lotta insieme a noi.


  • Oigroig

    Un conto è scrivere una bella canzone come ha fatto nel 1972 Ivan della Mea: «… da morto fai paura / scatta l’operazione, rapida sepoltura / È solo un orfano, fallo sparir / nessuno a chiederlo potrà venir…».

    Tutt’altra cosa è prendere un anarchico antimilitarista che non può più parlare né scrivere: «Franco Serantini è l’operaio del Donbass che si batte contro i nazisti e la NATO…».

    Se non riuscite a scrostare il comunismo dallo stalinismo e dall’autoritarismo (che sa far dire ai morti tutto e il contrario di tutto), gli anarchici lasciateli stare per favore, visto che hanno pagato salato il conto del comunismo gerarchico e autoritario…


    • Redazione Roma

      si ma diciamola tutta altrimenti la forzatura è tutta tua: “Franco Serantini è l’operaio del Donbass che si batte contro i nazisti e la NATO, è il palestinese che lotta contro il sionismo, è il contadino del Niger che scaccia le truppe colonialiste occidentali dal proprio paese, è il tecnico venezuelano che difende la propria rivoluzione, è il lavoratore cubano che resiste all’embargo statunitense, è lo studente che si batte in mille università contro il genocidio dei palestinesi, è il portuale italiano che ferma le navi che trasportano armi”.


  • Oigroig

    Sia detto senza polemica. La svolta sovietica di Fidel Castro non era certo tollerante con gli anarchici che finirono fucilati o in prigione, Cienfuegos morì in un misterioso attentato, il Che se ne andò… Né la rivoluzione in Venezuela ha fatto cose diverse… È disonesto non riconoscere che ci sono due comunismi che per tutto il Novecento si sono contrapposti e che lo stalinismo è il tramonto delle rivoluzioni. Se a voi piace, almeno che non sia per giustificare il vostro personale passato perché sarebbe cosa da nostalgici e non da marxisti.

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