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Quella delle piazze si chiama contestazione, quella del potere si chiama censura

Libero fischio in libero stato”. Così il Presidente Pertini rivendicava il diritto della gente a fischiare i potenti in una repubblica fondata sulla libertà. Era veramente un altra era e un altro paese rispetto a quello in cui siamo costretti a vivere.

L’ennesimo episodio di vittimismo aggressivo da parte degli esponenti di governo appare insopportabile. In queste settimane abbiamo visto ministri ma anche direttori di giornali o conduttori televisivi che dispongono di mille mezzi e occasioni per parlare, dare vita a piagnistei indecenti perché in qualche aula universitaria o atto pubblico sono stati contestati, in particolare da ragazzi giovani e giovanissimi.

La ministra Roccella, ex radicale che ha sentito poi il richiamo della foresta della destra, ieri è stata contestata da un gruppo di studentesse che protestavano per l’emendamento truffaldino che Fratelli d’Italia ha infilato all’ultimo minuto nel Pnrr per consentire agli antiabortisti di presidiare i consultori pubblici.

La ministra ha deciso di andare via dal convegno degli Stati Generali della Natalità e, in questo forse allenata dal suo passato nel Partito Radicale, ha scatenato subito una campagna di “vittimismo aggressivo” sul quale i neofascisti italiani “de panza e de governo” ricorrono sistematicamente. Nascondere l’aggressore dietro la vittima, o il potere dietro una finta impotenza, sta diventando uno sport molto diffuso in Occidente. E in questo c’è anche un forte sapore di anni Trenta.

Giustamente Tommaso Montanari commenta che “Alla signora ministra Roccella sfugge l’abc della dinamica democratica: è dal basso che si contesta chi si trova in alto, e ha mille possibili tribune, mentre è dall’alto che si censura chi si trova in basso e ne ha infinitamente di meno, spesso nessuna”.

In pratica chi ha il potere (politico, mediatico, repressivo etc.) intende affermare di essere sullo stesso piano di chi il potere non lo ha e spesso non dispone neanche dei mezzi legali per criticarlo (spazi televisivi, giornali, occasioni pubbliche). Ma chi detiene il potere non riesce ad accettare l’idea che la società sia più in movimento e articolata dei sepolcri imbiancati che sono soliti frequentare e che dentro la società si manifesti dissenso e opposizione contro il governo.

E allora, per dirla con Pertini, che ci sia libero fischio in libero stato, finché sarà possibile, finchè faremo tutto il possibile.

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2 Commenti


  • Pasquale

    Gli studenti che censurano un ministro. Non si era ancora vista, ah ah ah ah ah ah!!! Questa si chiama opposizione al potere quando il potere lo si gestisce in quanto tale, per comandare o lavare le menti della gente.


  • Antonio D.

    Riflessione post “manganelli” e “impedimento di parola”,
    Dopo gli sproloqui di stampa; politicanti e televisioni – anche dopo le “manganellate liberamente democratiche” della P.S. contro “feroci orde studentesche” : S-oggetti e rppresentati dell’èlite politico/governativa i quali stanno elucubrando sulla questione – “esplosa” – cioè: il “diritto alla parola e la libertà di pensiero” ! Tutto ciò all’insegna di uno squallido “politically correct”. Mi viene questa riflessione poiché penso che: occorre fare molta attenzione ed esprimere meglio la reale funzione e la strategia presente soprattutto in questo “diritto di parola” e “libertà di pensiero”.
    La canea sempre più contrassegnata da pulsioni reazionarie (non solo) che si sta esprimendo soprattutto nei talk show televisivi – e su presunti “liberi” quotidiani – oltre a “blaterare” squallidamente su un – non ben definito – “fascismo rosso” (…ma quanto gli piace questo concetto evitando, bellamente, di applicarlo all’attuale schieramento politico-governativo pieno “personaggi e s-oggetti eredi di quel fascismo storicamente definito).
    Quindi parliamo di “libertà“; cioè cosa molto diversa da: liberismo o liberalismo – che dir si voglia – ossia: quella strategia politica e pratica concreta che stabilisce anche giuridicamente con leggi apposite il “diritto” – quindi la libertà – di sfruttare per far cresce profitto economico sul “lavoro e le fatiche” di altri essere umani!
    Ebbene: in questa vicenda – non banale – si evita di includere nel ragionamento e nella parola “libertà di espressione” il concetto vero e significante della parola: “potere”!
    Cioè quel “potere” che permetterebbe loro – oltre ad esprimere o prevedere – pensieri; parole e strategie piene e complete di quel potere che – poi – permetterebbe loro di attuare – cioè mettere in pratica legislativa nomativa e giuridica – quelle limitazioni e quelle modifiche da apportare a leggi o normative giuridiche – ritenute ancora attuali nonostante il “cambio di “guardia” e di casacca politica; presente in questa “nuova” fase politica!
    Non viene affatto spiegato in cosa consisterebbe l’esercizio del “potere” da parte di un settore ben qualificato (con radici anticostituzionali eheheh!), quando si permette loro di riscrivere storie passate (o recenti) all’insegna di un: ” …chi ha avuto ha avuto; chi ha dato ha dato; scurdammoce o passato simme e napule paisà” (cit. film – l’oro di Napoli)
    PS:volemose bene.
    Spero che possiate capire meglio cosa intendo dire con tutto ciò.
    Penso che: 1) un conto è la “libertà” di poter esprimere: critiche, analisi o giudizi politici su questioni riguardanti il livello delle strategie economiche o politiche – oltre che sociali – che si intendono proporre o attuare; 2) altro è invece la “libertà di potere”!
    Potere che oggi è presente in mani di “s-oggetti” ben definibil. inquadrabili in culture e pratiche politiche molto diverse; arretrate socialmente e giuridicamente, per un ritorno a epoche passate di natura …medievale!
    Epoche e fasi storiche nelle quali la vita delle persone – figuriamoci quelle delle donne – valeva così poco al punto che: non si evitavano guerre piene di massacri; persecuzioni; torture; caccia a streghe e stregoni; ecc.…! …tutt’altro: esse venivano “glorificate e legittimate” per le glorie: gli onori e le medaglie che comportavano!
    Quest’è; nient’altro!
    La differenza tra “libertà” e “potere” perciò starebbe solo ed esclusivamente nel come si potrà agire nella loro gestione e nella funzione pratica.
    Questo è un “tutto dire”: il “politically correct” c’entrerebbe quindi: come i …“cavoli a merenda”!
    Ho detto tutto-

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