In un quadro decisamente segnato dalle scelte politiche dei governi nazionali ed europei e funestato dal genocidio in atto nei confronti della popolazione palestinese, sono diverse le iniziative che, anche se in maniera frammentata, provano ad avere il passo necessario per un serio contrasto a ciò che sta accadendo senza avere come obiettivo il consenso elettorale verso la prossima scadenza delle europee di giugno.
Il modus operandi del governo Meloni è d’altronde sempre più inaccettabile. Reazionario, liberista e ultraconservatore sul fronte interno su tutti i temi (dal diritto all’aborto, alle misure di welfare familiste, all’introduzione dell’autonomia differenziata passando per la deregulation del mercato del lavoro e per le scellerate politiche ambientali), atlantista e imperialista su quello esterno, con buona pace delle vuote chiacchiere dei “sovranisti”.
Governo e “opposizioni” si trovano totalmente in linea con le scelte della NATO e degli interessi transnazionali euroatlantici, come dimostra la vergognosa linea pilatesca scelta sulla Palestina, il sostegno trasversale alla missione Aspides e la corsa degli armamenti e al rilancio dell’esercito europeo a discapito delle risorse sociali necessarie a far fronte ad una situazione interna sempre più drammatica.
Nonostante dunque la necessità diffusa di una opposizione che tenga testa alle politiche antipopolari e belliciste del parlamento, ancora non si è dato un momento di piazza e di mobilitazione apertamente dispiegato sia in termini di movimento che di realtà sociali e soggettività politiche indisponibili sia ad accettare lo stato di cose presenti che a delegare ad altri soggetti la rappresentanza delle proprie istanze.
Quello che abbiamo visto sono tanti piccoli segni, sicuramente importanti, ma su cui dobbiamo lavorare per farli convergere verso un forte, progettuale e conflittuale momento comune.
Costruiamo assieme la manifestazione del primo giugno e rendiamola l’occasione capace di superare l’attesa, rompere un’eccessiva passività resa evidente dall’accettazione quasi nel silenzio della cancellazione del reddito di cittadinanza e di una condizione sociale sempre più precaria per un’intera generazione.
I segnali che arrivano dagli studenti e dalle studentesse in lotta contro gli accordi tra gli atenei italiani e le istituzioni israeliane sono importanti così come imponente continua ad essere il movimento di solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese, ma non possono bastare senza una base di conflitto più ampia e coesa che li sostenga e dia il via alla nascita di una coalizione politico- sociale che rappresenti una alternativa a chi in parlamento non rappresenta gli interessi delle classi subalterne.
Proviamo a fare un passo in più tra realtà politiche e sociali, portando in piazza il disagio sociale con la rabbia necessaria e il nostro no all’economia di guerra e alla mercificazione di ogni istante delle nostre vite.
. Occorre costruire un fronte del rifiuto e della lotta contro il sistema di guerra partendo da questi punti cardine:
– Stop al genocidio in Palestina e sostegno senza se e senza ma alla causa di liberazione palestinese.
– Basta guerra, armi e riarmo. Rottura con la loro prima fonte, la NATO
– Rovesciamento del liberismo e dell’austerità, promossi da Unione Europea e governi italiani.
– Fine dello stato di polizia che sta sostituendo lo stato sociale,
– Fermare la strage continua contro lavoratrici e lavoratori e contro gli studenti costretti al lavoro nella alternanza scuola-lavoro e nelle varie forme di lavoro non pagato.
– fermare la guerra ai poveri, a cominciare dalla questione del reddito, del diritto all’abitare, dei salari da sfruttamento e dell’aumento delle tariffe dei servizi.
– Contro l’imbavagliamento della stampa e l’attacco alle libertà democratiche e al diritto di sciopero. Contro il premierato, contro ogni progetto di autonomia differenziata
– Contro lo sfruttamento del suolo e le grandi opere inutili come la TAV o il Ponte sullo Stretto.
– Contro l’attacco al diritto all’aborto, le proposte legislative a carattere restrittivo e la pretesa di subordinare il corpo femminile ad una logica che lo concepisce come strumento di alimentazione del sistema economico di sfruttamento. Contro ogni discriminazione di genere, di classe e di razza.
-Contro la Bossi-Fini e il “decreto Cutro” e le discriminazioni contro i lavoratori migranti, per la regolarizzazione di tutti i cittadini stranieri.
Incontriamoci, discutiamo e organizziamoci per il futuro non è scritto e cambiarlo dipende da noi.
Assemblea cittadina verso la manifestazione nazionale del 1 giugno. Mercoledì 22 maggio, ore 17, Pratone Università La Sapienza.
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