Non bastava che il governo italiano a conoscenza del caso Salis fin dal giorno dell’arresto si muovesse per trovare una soluzione solo dopo le immagini del Tg3 con ceppi manette e guinzaglio.
No, adesso al danno cercano di aggiungere la beffa, i ministeri della Giustizia e dell’Interno “suggerendo” all’insegnante di Monza l’iscrizione tra gli italiani residenti all’estero al fine di poter più agevolmente vedere rispettato il suo diritto di votare alle elezioni europee.
Giustamente Roberto Salis, il padre della ragazza definisce la proposta assolutamente fuori luogo perché come conseguenza si perderebbe il diritto di poter avere gli arresti domiciliari in Italia invece che a Budapest.
L’ingegner Salis inoltre risponde al ministro Antonio Tajani chiedendo di sapere quali sarebbero i meriti vantati per la soluzione del caso. “La decisione di presentare ricorso contro la negazione dei domiciliari è stata unicamente della famiglia, né suggerita o caldeggiata da nessuna istituzione”, sono le parole del padre della ragazza.
Tajani replica di non voler rispondere alle polemiche accusando come sempre chi a suo dire avrebbe politicizzato il caso. Non c’era in realtà nulla da politicizzare in una vicenda assolutamente ed è esclusivamente politica fin dall’inizio.
Parlando di cose concrete prima del 24 maggio, data della prossima udienza, la famiglia Salis verserà i 40mila euro della cauzione in modo che l’imputata possa essere trasferita nella casa di una privata cittadina disposta ad ospitarla. Ilaria Salis avrà’ il braccialetto elettronico in modo da poter essere controllata.
In udienza la ragazza in carcere dal 23 febbraio dell’anno scorso non sarà più incatenata e ammanettata per ascoltare nell’occasione i testimoni dell’accusa. Si tratta dei militanti neonazisti che lei avrebbe aggredito provocando ferite guaribili tra i 5 gli 8 giorni e che nel capo di imputazione sono diventate “letali” al punto da far ipotizzare una condanna a 24 anni di reclusione, 11 anni in caso di patteggiamento.
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Felice
Potrebbe anche patteggiare la pena, 11 anni di carcere sui 24 previsti gli starebbero bene. Sicuramente, dopo il carcere potrebbe ritornare ad insegnare il significato della civiltà , della legalita e del rispetto verso gli altri.
Redazione Roma
Primo 24 o 11 anni per 6 giorni di prognosi non esiste proprio, nè in Ungheria nè altrove. Secondo insegnare e praticare l’antifascismo è coerente con la Costituzione italiana, almeno finchè sarà in vigore
Mirella lo Iacono
Per ottenere gli arresti domiciliari, almeno qui in Italia, è sufficiente indicare, di norma, un domicilio presso cui trascorrerli. Immagino che anche in Ungheria sia così, dato che la Salis sembra abbia mantenuto la residenza in Italia. Quanto al diritto di voto in Ungheria, non sappiamo se, per esercitarlo, la ‘conditio sine qua non’ sia quella di essere iscritti nelle liste elettorali dei residenti all’estero. Ad oggi non risulta che tutte le legislazioni europee rispondano ad un’unica ratio ed è pertanto desumibile che in alcuni Paese ,come l’Ungheria, possano esistere delle differenze procedurali riguardo all’esercizio del voto dei cittadini stranieri. Affrontare pregiudizialmente un’indicazione soltanto perché suggerita da un Governo sgradito, può rischiare di ‘vedere lo sporco’ anche dove potrebbe non esserci necessariamente. Il signor Salis, contrariamente alla figlia che, con raffinata intelligenza, ha sempre tenuto un profilo privo di ‘sbracature’ e al tempo stesso dignitoso, è caratterizzato da una vis polemica, spesso eccessivamente istintiva, che può rivelarsi controproducente. Trattandosi di una materia che non tutti gli avvocati ‘frequentano’ con la medesima competenza, prima di ritenere la proposta fuori luogo -come se il Governo avesse un interesse specifico a prenderlo in giro e a giocare sulla pelle di una propria concittadina- farebbe bene ad approfondire la materia, insieme ai suoi avvocati, con l’ausilio di giuristi più attrezzati, così da potere compiere i passi giusti. Peraltro, una residenza si può sempre spostare, e prenderla temporaneamente in Ungheria non implicherebbe di non poterla riportare in Italia successivamente.