Il 1° giugno in piazza contro il Governo
Centinaia di delegate e delegati della Unione Sindacale di Base si sono riuniti in assemblea nazionale giovedì 16 maggio alla Biblioteca Nazionale di Roma. Il dibattito è stato ricco, con decine di interventi da più categorie: dalla logistica ai lavoratori del turismo, dalle fabbriche al pubblico impiego.
L’analisi fornita dal Cestes Proteo, con l’intervento del Prof Luciano Vasapollo, ha riempito di contenuti e sostanziato con dati la piattaforma rivendicativa dell’ USB.
USB ribadisce la sua contrarità all’economia di guerra messe in campo dal Governo Meloni, in particolare denunciamo il sostegno al governo israeliano mentre quest’ultimo compie un genocidio a Gaza. Tuto questo impoverisce il paese ed i lavoratori, oltre a rendere l’Italia complice di stragi come quella in corso contro il popolo palestinese.
Il nostro Paese vive una guerra esterna, ma anche interna, per fermarla USB ha delle soluzioni: alzare i salari e le tutele per lavoratrici e lavoratori, in particolare sul piano della salute e della sicurezza sul lavoro. Vogliamo aumenti di almeno 300 euro in busta paga, un salario minimo legale di almeno 10 euro, ridurre gli orari a parità di salario su 4 giorni di lavoro a settimana, l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
In allegato il documento approvato dall’assemblea.
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L’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati di USB che si è riunita a Roma oggi 16 maggio nell’Auditorium della Biblioteca nazionale denuncia la pericolosa deriva bellicista assunta dai governi dell’Unione Europea e dal governo italiano guidato dalla Meloni.
L’aumento delle spese militari, il sostegno alle industrie di armi, i ripetuti invii di aiuti militari alla Ucraina, la guida della spedizione Aspides in Mar Rosso e il sostegno al governo genocida di Netanyahu sono tutti segnali di una volontà di trascinare il nostro paese in una spirale pericolosissima e che sta già incidendo pesantemente sulla nostra economia.
USB dichiara che non un soldo né un soldato vanno messi a disposizione di questa spirale e che il nostro paese deve tirarsi fuori da ogni avventura militare e sostenere lo stop al genocidio del popolo palestinese e il suo diritto ad una terra ed alla propria autodeterminazione, come invocato da tempo da tanta parte della comunità internazionale.
Anche a causa di queste politiche di guerra le condizioni economiche del nostro paese stanno peggiorando. I dati sull’occupazione diffusi dal governo sono falsi e costituiscono solo fumo negli occhi per l’opinione pubblica. L’impoverimento crescente che stiamo subendo è frutto di una politica di contenimento dei salari e di precarizzazione diffusa che risalgono agli ultimi decenni ma che questo governo sta incrementando ulteriormente, insieme al costante taglio dello Stato Sociale, a partire dalla Sanità.
Per questo l’assemblea si riconosce nella necessità di lanciare una campagna di lotta per il salario che punti a: incrementi in paga base di almeno 300 euro come recupero sul costo della vita, aumenti nei prossimi rinnovi contrattuali che tengano conto dei forti profitti accumulati dalle imprese e che non rappresentino l’ennesima occasione per aumentare la flessibilità del lavoro e lo sfruttamento, ripristino di un meccanismo di indicizzazione automatica dei salari, un salario minimo legale sui minimi tabellari di almeno 10 euro.
A fronte della forte ristrutturazione tecnologica già in corso, che verrà sostenuta anche dai fondi europei del PNRR, è urgente promuovere una forte riduzione di orario di lavoro che preveda la settimana di 4 giorni di lavoro e una giornata lavorativa di non più di 7 ore e ½ per garantire la salvaguardia dell’occupazione e una vita non soggiogata alle esigenze delle aziende. Le macchine devono servire a ridurre la fatica e non solo ad aumentare la produttività.
Per fermare l’ondata di stragi che sta insanguinando i posti di lavoro occorrono misure drastiche che invertano la tendenza: approvare una legge che introduca l’omicidio sul lavoro, dare più forza agli RLS e ripristinare una definizione degli appalti assai meno estensiva di quella attuale.
Continuare a batterci per la difesa e il rilancio dei servizi pubblici quale elemento di riequilibrio delle disuguaglianze, proprie del sistema capitalista, e, più in generale, per tutti i meccanismi di salario indiretto, a partire dalla questione abitativa con la reintroduzione dell’equo canone, oltre alla necessità di un milione di nuove case popolari.
Occorre infine fermare la precarizzazione del lavoro abolendo il part time obbligatorio, introdurre le giuste causali al lavoro a tempo determinato, combattere il lavoro festivo e la proliferazione delle turnazioni, riportare nella P.A. il personale che in questi anni è stato esternalizzando e assorbire il tanto precariato che si è creato.
Su questa piattaforma generale che vuole alzare i salari, ridurre l’orario, fermare la precarietà e dare ai lavoratori il potere di salvaguardare salute e sicurezza nel lavoro, l’Assemblea delle delegate e dei delegati di USB apre una campagna di consultazione in tutti i settori e i territori, con l’obiettivo di lanciare nel prossimo autunno una stagione di mobilitazioni e di lotte.
Il prossimo 1° giugno USB sarà in piazza a Roma su questa piattaforma e contro il governo della guerra, continuerà ad essere presente e attiva nelle mobilitazioni a sostegno del popolo Palestinese.
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