Si è tenuta ieri mattina, alle ore 10:00, l’audizione al Copasir del Ministro della Difesa Guido Crosetto.
A Palazzo San Macuto, sede del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, il ministro ha esposto in meno di due ore i termini del nono pacchetto di aiuti militari in armi e armamenti che lo Stato italiano si prepara ad inviare all’Ucraina.
Dopo questo passaggio, il provvedimento è pronto per essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e, nei termini previsti, divenire così “sostegno alla guerra” per legge.
Anche in questo quarto invio del governo Meloni, al pari dei precedenti cinque pacchetti voluti dal governo Draghi, il contenuto dell’audizione e dei materiali selezionati per l’invio rimane secretato.
Si sa tuttavia che il governo si è impegnato a inviare una batteria di difesa antiaerea Samp-T, probabilmente spostandola dal Kuwait, come chiesto direttamente dall’illegittimo presidente ucraino Zelensky – il cui mandato sarebbe terminato a fine maggio, come ricordava uno striscione esposto sugli spalti dell’europeo di calcio che chiedeva di “tornare al voto”.
Inoltre, nel decreto interministeriale presentato ieri, firmato anche da Tajani per gli Esteri e da Giorgetti per l’economia, a sintesi dell’intera compagine governativa, dovrebbero esserci di nuovo i missili a lungo raggio Storm Shadow, capaci di colpire obiettivi in territorio russo anche dalle retrovie del fronte ucraino.
Paradossalmente, il pacchetto sta creando più malumori all’interno della maggioranza che non levate di scudi nell’opposizione.
La Lega infatti non nasconde il malumore per l’indicazione arrivata in sede Nato di utilizzo di armi occidentali per colpire la Russia, come avviene in realtà in Donbass dal 2014 e come accaduto domenica corsa, in pieno giorno, sulle spiagge della Crimea.
La fedeltà dello Stato italiano ai voleri della Nato si dimostra anche in questo caso in tutto il suo servilismo.
A poco servono infatti le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella sulla “verità a tutti i costi” nel giorno del 44° anniversario della strage di Ustica, quando missili francesi impiegati in ambito Nato colpirono in cielo italiano un aereo di linea della Itavia, assassinando 81 civili invece del leader libico e del panafricanismo Muammar Gheddafi.
La verità è nella subordinazione storica della Repubblica italiana all’“alleato” amerikano, che questa sia in Ucraina, in Palestina o in qualsiasi altra parte del mondo.
Su questo, il governo Meloni, spauracchio sovranista della finta opposizione guerrafondaia, in realtà non opera nessuna cesura col passato più o meno recente del paese. Né sugli Stati Uniti, né sulla Nato, né tanto meno sui diktat dell’Unione europea.
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