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Il vertice europeo conferma la Von der Leyen. Ma la verifica si farà con i voti in Parlamento

Il vertice Ue sarebbe dovuto durare due giorni, ma alla mezzanotte di ieri l’incontro era già finito con l’accordo sui nuovi vertici europei e l’approvazione dei nuovi impegni militari per la guerra contro la Russia in Ucraina.

I capi di governo dell’UE avevano precedentemente concordato il nuovo vertice della Commissione europea con 25 voti su 27. Hanno nominato la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen per un secondo mandato, mentre sarà l’ex premier portoghese Antonio Costa (socialisti) a presiedere i vertici dell’UE in futuro in qualità di presidente del Consiglio dell’UE. Il primo ministro estone Kaja Kallas (liberali) diventerà Alto rappresentante per gli affari esteri.

Solo due capi di governo non hanno votato la decisione di maggioranza al vertice europeo: la premier italiana Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Viktor Orban, che si sono astenuti o hanno votato contro i candidati.

La Meloni si è astenuta nel voto per Von der Leyen, ma ha votato contro le nomine di Kallas e Costa.

La mossa di Meloni è tattica. Aver mostrato il suo “furore” prima e durante il vertice europeo potrebbe spianare la strada per ottenere una posizione importante e di peso per il prossimo staff dei Commissari europei. Nei corridoi di Bruxelles si fa strada la voce che potrebbe trattarsi di una vicepresidenza esecutiva con connotazioni economiche. Astenendosi, e non opponendosi, a Von der Leyen, il premier italiano ha confermato i buoni rapporti tra le due.

Adesso tocca al Parlamento europeo approvare questa composizione della Commissione.

In quella sede la Von der Leyen deve ottenere la maggioranza dei voti dei parlamentari – e potrebbe essere che i suoi sostenitori di cristiano-democratici, socialdemocratici e liberali non siano sufficienti. Potrebbe quindi dipendere dai voti dei Verdi o dei partiti di destra.

Alla Von der Leyen a Strasburgo servono 361 voti e, qualora i 24 parlamentari europei di Fratelli d’Italia decidessero di astenersi, tale obiettivo diventerebbe decisamente più complicato. Per la Von der Leyen sembra essere giunto il momento di fare una scelta decisa fra il gruppo di destra Conservatori e riformisti (Ecr) – guidato da Meloni – e i Verdi che, invece, rischierebbero di farle perdere consensi da parte del suo stesso partito, il Ppe.

Da quanto è emerso dal vertice di ieri l’assetto guerrafondaio della Commissione europea sull’Ucraina è stato confermato. I colloqui a Bruxelles sono iniziati intorno al tramonto, al termine di una giornata in cui i leader europei hanno incontrato per l’ennesima volta il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskiy, il quale battuto sul solito tasto: rifornimenti di armi e sostegno militare.

Nelle 12 pagine del documento approvato l’Ue ricorda che “l’assistenza globale all’Ucraina e al suo popolo sinora ammonta a 108 miliardi di euro, di cui 39 miliardi di sostegno militare, all’interno dei quali ci sono 6,1 miliardi erogati tramite la European Peace Facility”. I governi della Ue hanno deciso di stabilire un nuovo Fondo con “5 miliardi aggiuntivi per il 2024 per assicurare ulteriore assistenza militare e addestramento”. Il testo sottolinea che “si potrebbero prevedere ulteriori aumenti annuali simili fino al 2027, sulla base delle esigenze ucraine”.

 

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1 Commento


  • Tiberio

    Se vogliamo interpretare l’alleanza creatasi contro la Russia come sete di vendetta per la caduta del nazifascismo nel 45 dobbiamo risalire al fatto che l’Italia di oggi ha addirittura meno risorse e più debiti dell’epoca, questi neonazisti non si fidano ad affidarle leve di comnando rileggendo la storia.

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