Alcuni giorni fa, in varie piazze del paese, si sono svolti presidi e manifestazioni per opporsi al nuovo disegno di legge 1660. Dopo i decreti Minniti e quelli Salvini, in continuità come lo sono centrosinistra e centrodestra, arriva anche il provvedimento di Piantedosi, Nordio e Crosetto.
Con quest’ultimo, si continua sulla via della repressione e della criminalizzazione delle lotte e dei migranti.
Questo nuovo disegno di legge, nei suoi punti più critici, inasprisce le pene per chi si impegna in occupazioni abitative, per chi contrasta opere pubbliche definite come “strategiche“. Vengono inoltre limitati ulteriormente i diritti di cittadinanza e viene operata una vera e propria razzializzazione di alcuni reati, andando a colpire donne e migranti.
Il tutto, come al solito, con un continuo richiamo al decoro urbano.
È evidente come il governo stia stringendo la cinghia della repressione intorno alle lotte sociali e politiche, da quelle per il diritto ad avere un tetto sopra la testa, a quelle contro la devastazione del territorio con la logica delle grandi opere finanziate anche coi fondi PNRR, fino a quelle di solidarietà alla resistenza palestinese.
In pratica, ogni forma di dissenso diventa un atto criminale, per il semplice fatto di non essersi allineata ai dettami militari della NATO e al massacro sociale imposto tramite i vincoli europei di bilancio.
A proposito di questo, è evidente come l’apertura della procedura di infrazione, che costringerà ad aggiustamenti di bilancio previsti in una decina di miliardi all’anno, significherà un’altra ondata di privatizzazioni e un’altra stretta su sanità e welfare, andando a peggiorare ulteriormente la condizione dei settori popolari.
Il disegno di legge 1660 ha quindi la doppia funzione di colpire ora gli attivisti sociali e politici, e di imporre la repressione preventiva a quella rabbia sociale che giustamente aumenterà con le politiche del governo.
Le piazze degli scorsi giorni sono dunque in perfetta continuità con la grande manifestazione nazionale del primo giugno, contro il governo Meloni e per dire no alla guerra, all’economia bellica e chiedere invece salari e sicurezza sul lavoro.
Del resto, i fascisti sono la compagine giusta, in Italia come nella UE, per chiedere un passo avanti nella torsione autoritaria richiesta dall’evidente contrarietà alla deriva bellicista dell’Occidente.
Il contrasto al disegno di legge 1660 deve continuare a crescere e ad allargarsi. Questa classe dirigente non può pensare di poter imporre un’ipoteca preventiva sullo sviluppo di un’alternativa a questo modello, un’alternativa fatta di giustizia sociale e che la guerra la vuole muovere solo contro i guerrafondai della NATO!
*portavoce nazionale di Potere al Popolo
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