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Indagine per corruzione a Venezia, appalti pubblici piegati all’interesse privato

Dopo i casi di corruzione elettorale a Bari e provincia, dopo il crollo del sistema Liguria, continuano a emergere casi di collusione tra politici e imprenditori per usare i beni e l’autorità pubblici a favore dell’interesse privato. Questa volta sono i vertici di Venezia ad essere travolti da quelli che è difficile chiamare scandali giudiziari, considerato che sono ormai all’ordine del giorno.

Sono 18 le persone indagate a vario titolo nell’indagine della Guardia di Finanza che ieri mattina ha portato all’esecuzione di una ventina di misure cautelari, tra cui l’arresto dell’assessore veneziano alla Mobilità Renato Boraso. Anche il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, ha ricevuto un avviso di garanzia riguardante la gestione del suo blind trust.

Con esso si intende quel tipo di fondo istituito per separare un soggetto dalla gestione del suo patrimonio, ed evitare i conflitti di interessi. Su di esso le forze dell’ordine stanno effettuando accertamenti, in particolare in merito alla vendita dell’area dei Pili a Chiat Kwong Ching, imprenditore di Singapore, e possibili variazioni urbanistiche favorevoli e ad essa connesse.

Ad essere indagati sono anche il capo di Gabinetto e Direttore Generale del comune di Venezia, Morris Ceron, e il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. I reati imputati rimandando sostanzialmente a una pratica che abbiamo imparato bene a conoscere, quella dello scambio di tangenti in cambio di appalti pubblici.

Come già detto, l’assessore Boraso è stato arrestato e la sua casa è stata perquisita, così come la sede dell’azienda del trasporto pubblico lagunare Avm/Actv. Inoltre, i finanzieri hanno proceduto anche al sequestro preventivo di beni per circa due milioni di euro, sia del politico sia di alcuni imprenditori sotto indagine.

È lo stesso Gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, a scrivere nell’ordinanza di custodia di Boraso che egli “ha sistematicamente mercificato la propria pubblica funzione, svendendola agli interessi privati” degli imprenditori indagati. Un “sistema criminoso“, con pressioni sugli uffici comunali “ridotti al servizio del privato“.

Le operazioni sono scattate ieri mattina perché tramite le intercettazioni la Procura era venuta a sapere che, nonostante fosse stato informato di accertamenti in corso, l’assessore non aveva posto fine alla sua attività illegale. Anzi, Boraso si stava pure prodigando nella distruzione di documentazione compromettente, anche con la collaborazione delle propria segreteria privata.

Anche è stato posto custodia cautelare anche un imprenditore edile, e non è l’unico della sua categoria a essere indagato. Da sottolineare che tra di essi vi sono anche il Direttore Generale dell’Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti del Comune Fabio Cacco.

Insomma, una trama di relazioni e collusione che rimanda ancora una volta al “sistema criminoso” che unisce l’imprenditoria parassitaria del paese a un ventaglio di politico che sono poco più che passacarte dei diktat di Bruxelles e Washington. Questa vicenda somiglia a tante di cui abbiamo già sentito più volte nei telegiornali.

Dirigenti d’azienda che si lamentano in continuazione di tasse e lavoratori con troppe pretese pagano una classe dirigente sempre meno rappresentativa ed espressione di interessi collettivi. Che si arricchisce mettendo al servizio del profitto privato il bene pubblico e le proprie funzioni, a discapito della maggioranza della popolazione.

Ricordiamo che Brugnaro era colui che, poco più di un anno fa, aveva criticato con parole profondamente classiste gli studenti che lottavano contro il caro-affitti. Nei discorsi di allora aveva mostrato uno strano concetto di merito, e alla luce di quest’ultime vicende sarebbe il caso di chiedersi se le due cose non siano collegate.

Ovvero, se non sia che questa classe dirigente esprime una visione culturale e di governo irrimediabilmente compromessa, sia nei principi su cui dice di fondarsi sia nelle pratiche che poi utilizza. Una visione che è il risultato di un processo politico di smantellamento delle tutele collettive e delle organizzazioni dei settori popolari, in favore dello strapotere del privato più ricco.

O forse, sarebbe il caso di chiedere allo stesso sindaco Brugnaro cosa pensa ora del merito e della speculazione edilizia, alla luce di queste indagini.

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