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Rientrata in Italia la delegazione degli osservatori internazionali in Venezuela

Nella notte tra lunedì 29 e martedì 30, mentre alcuni gruppi tentavano l’assalto di Palazzo Miraflores per uccidere Nicolas Maduro, e si spargeva il terrore per le vie di Caracas, sono stati attaccati anche tre alberghi dove risiedevano gli osservatori internazionali, il Melia e il Marriot, contro i quali sono stati esplosi colpi di pistola, ed è stato circondato l’Europa Bilding che per la sua posizone su una collinetta è risultato il più difendibile. Qualche ora prima erano stati attaccati e inseguiti alcuni bus degli osservatori che tornavano dal Centro Elettorale Nazionale, a sua volta preso d’assalto e violato dai militanti della destra e soprattutto da questi giovani sbandati – i “guarimbas” – giovani sbandati assoldati per 150 dollari ciascuno, che essi poi hanno speso per comprarsi dosi di droga, come accertato dalla polizia.

Secondo quanto ricostruito dalle prime indagini, lo scopo degli attacchi agli hotel era sequestrare le personalità più conosciute tra i quasi mille osservatori internazionali arrivati da 109 paesi per garantire il corretto svolgimento delle operazioni di voto. Sette dei loro nomi, tra i quali quello del capodelegazione del capitolo italiano della Rete in difesa dell’umanità (REDH) Luciano Vasapollo, figuravano nelle “lista nera”.

Ci sono stati, evidentemente, momenti di tensione per gli osservatori che, tutti quanti,  giustamente, si sono sentiti in pericolo, ed hanno indubbiamente subito disagi perchè per ragioni di sicurezza si è organizzato un trasferimento anticipato all’aeroporto, che era più facilmente controllabile, dove poi hanno dovuto attendere molte ore la partenza dei loro aerei.

Lo spettacolo al quale hanno assistito dai bus che li portavano verso l’aeroporto era del resto inquietante per i segni dei combattimenti urbani della sera e della notte precedenti, lo stesso aeroporto mostrava all’esterno di essere stato fatto oggetto del lancio di centinaia di sassi.

Gli osservatori internazionali nel mirino del tentativo di golpe 

Accompagnare l’esercizio del diritto di voto in Venezuela era nostro compito di internazionalisti”, ci ha detto Vasapollo nel viaggio di rientro in Italia, preferendo tuttavia non commentare i dettagli della vicenda che lo ha riguardato in prima persona. “E’ importante – ha aggiunto – in circostanze come queste prima di tutto esprimere gratitudine e rispetto per le autorità bolivariane, in particolare per la polizia e per l’esercito che hanno saputo contenere queste violenze e intemperanze, che nulla avevano a che vedere con il diritto al dissenso compatibile con una democrazia. Avevano messo nel mirino chi avrebbe potuto – e ora lo sta facendo – testimoniare al mondo che in Venezuela si è votato in modo assolutamente democratico e che i brogli di cui parlano i disinformati media occidentali non ci sono stati, nè avrebbero potuto verificarsi, perchè il sistema elettorale venezuelano ha un doppio controllo, essendo previsti due scrutinii, quello elettronico al CNE e quello manuale nei seggi, e i risultati debbono corrispondere sezione per sezione, dunque alterazioni sono impssibili”.

In realtà – a testimonianza dell’esistenza di un piano ben congegnato per destabilizzare il governo bolivariano, pur vincitore nelle urne – ci sono stati i due attacchi terroristici alla rete elettrica, che hanno impedito un rapido trasferimento dei dati al CNE, allo scopo evidente di vanificare l’intera consultazione accusando gli apparati addetti di aver volontariamente rallentato la diffusione dei risultati definitivi. Mentre si preparavano ad avanzare la bizzarra pretesa di invalidare il voto sulla base di un sondaggio telefonico effettuato su un campione di 15 mila elettori, che stando alle affermazioni di Maria Corina Machado assegnavano alla Destra il 73 per cemto delle preferenze. In merito sconcerta che alcuni governi, come il nostro, abbiano dato credito a tale sondaggio mettendo in dubbio il voto di circa 10 milioni di elettori venezuelani, certificato e verificato.

Quello che ci sembra molto offensivo e grave – hanno sottolineato i membri del capitolo italiano di REDH presenti in Venezuela (Vasapollo, Martufi e Izzo) – è stato il comportamento del nostro ministro degli esteri Antonio Tajani e dell’ambasicata italiana a Caracas. Nessua autorità italiana ha preso contatto con noi, pur essendo la nostra presenza notoria e i rischi cui eravamo sottoposti conosciuti. Invece il ministro Antonio Tajani ha telefonato non al governo legittimo del Venezuela per esprimere solidarietà ma alla leader della destra, Maria Corina Machado, sulla quale non da oggi pesano accuse di sedizione e golpismo. Una scelta da politico di parte e non da ministro degli esteri di un grande paese”.

Maduro: l’Occidente ci calunnia per poi colpirci

Il presidente Nicolás Maduro intanto ha denunciato “il laboratorio di fake news degli Stati Uniti che opera a pieno ritmo contro la Rivoluazione Bolivariana.”Non permetteremo una guerra civile in Venezuela”, ha dichiarato il presidente rivolto agli USA: “siete responsabili della guerra in Afghanistan, Libia, Iraq e della morte di molte deciene di migliaia di persone in Medio Oriente”.

Quanto alle fake news e alle pressioni di alcuni media egemoni a causa dei risultati elettorali del 28 luglio, per Maduro si tratta “della cospirazione più criminale e sporca che abbiamo visto da molto tempo in Venezuela”, ha denunciato, mostrando un video di un giovane che sarebbe stato assassinato nella zona di Carapita, ad Antímano, con lo scopo di stimolare l’odio verso il presidente. “È un grande attacco al Venezuela”, ha assicurato, affermando che la destra non è qualificata per assumere il potere politico nel Paese. “Sono venuto qui per difendere la verità del nostro Paese. Non ho paura delle vostre bugie, vengo a confrontarle con la verità”, ha scandito il presidente, sottolineando che l’Occidente non accetta questa realtà”.

*Il Faro di Roma

 

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