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In approvazione il decreto Carceri, la tragedia dei suicidi in cella continuerà

Il decreto  Carceri, dopo la fiducia apposta alla Camera, diventerà legge questa mattina, senza alcun dubbio. Si tratta di uno dei provvedimenti più vergognosi del governo, perché sfrutta la tragedia dei suicidi in carcere per farsi un po’ di propaganda e modificare qualche reato.

Proprio lo scorso martedì un detenuto si è tolto la vita in cella, a Biella. Era in sciopero della fame per protesta, perché voleva avvicinarsi ai suoi familiari, e la recente visita psichiatrica non aveva segnalato problemi. Non sarà certo l’aumento del numero di telefonate disponibili da 4 a 6 che potrà risolvere il problema.

Si tratta del 64esimo suicidio quest’anno, con un ritmo che di questo passo supererà il primato negativo del 2022: 85 persone che si sono tolte la vita. Ad essi ne vanno aggiunti 7 avvenuti tra le fila della polizia penitenziaria.

Ma ci sono anche altri dati che sono come un pugno allo stomaco: 1.200 tentativi di suicidio, con un netto aumento rispetto allo scorso anno. Da poco una guardia penitenziaria ha spento le fiamme sul corpo di un detenuto che ha tentato di uccidersi, con una situazione insostenibile da entrambe le parti.

Sul lato delle forze di polizia, il provvedimento appena approvato prevede l’assunzione straordinaria di 1.000 unità di personale per quest’anno, 500 per il 2025 e il 2026. A questi vanno aggiunti 20 nuovi dirigenti penitenziari, in linea anche con gli obblighi di innovazione ed efficientamente del PNRR.

Questo rappresenta di certo un leggero sollievo per le guardie dei penitenziari, sempre in ottemperanza al sostegno garantito dal governo Meloni a chi indossa una divisa (basti pensare al silenzio che ha riguardato tanti casi di abusi svoltisi negli ultimi anni). Nulla, invece, viene fatto per i carcerati.

Per dare un altro dato, nel 2023 il 57,5% dei ricorsi degli 8.000 ricorsi presentati per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo per trattamenti umani e degradanti sono stati accolti dalla magistratura di sorveglianza. In genere, questi procedimenti riguardano la mancanza dello spazio minimo vitale.

In un dossier pubblicato di recente dall’Associazione Antigone, che si occupa del sistema penitenziario italiano, viene calcolato che il tasso di affollamento delle carceri è del 130,4%. “In 56 istituti penitenziari, oltre un quarto di quelli presenti in Italia, il tasso di affollamento è superiore al 150% con punte di oltre il 200%“, tra cui Canton Mombello.

Anche gli Istituti Penale per Minorenni ormai registrano la saturazione dei posti disponibili. La soluzione di un albo di strutture per l’accoglienza e il reinserimento è stata criticata persino da Caterina Pozzi, presidente del Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza.

Si tratta semplicemente di spostare i detenuti da un luogo a un altro. La Pozzi ha commentato: “si vogliono forse riproporre spazi simili ai Centri di permanenza per i rimpatri degli immigrati, che sono dei veri e propri luoghi di segregazione e come tali, disumani?

Questo è quello che porta una cultura giuridica fondata sul securitarismo e sulla punizione invece che sull’emendazione del reato. E non si può di certo pensare che allora la soluzione sia semplicemente fare più carceri, come se il tema fosse come spedire quanta più gente possibile dietro le sbarre.

Del resto, in carcere ci si va non perché vi è una lombrosiana predisposizione a essere dei criminali, ma perché il sistema non offre altre alternative a delinquere. Basti pensare che al 2021 solo il 38% delle persone detenute era alla prima carcerazione, il 62% invece ne aveva già un’altra alle spalle, con un tasso di recidiva altissimo.

Patrizia Gonnella, presidente di Antigone, ha dichiarato: “il sovraffollamento non è dovuto a cause naturali ma è il frutto di politiche governative. Quelle a cui abbiamo assistito nei primi due anni di governo Meloni in tal senso hanno avuto un ruolo nella crescita delle presenze in carcere con il considerevole aumento del numero di reati e un inasprimento delle pene per molte fattispecie“.

Il sistema penale viene utilizzato a scopo di ottenere consensi nel breve periodo e la situazione potrebbe peggiorare se fosse approvato il ddl sicurezza, attualmente in discussione la Camera dei Deputati, che contiene al suo interno numerose norme di carattere penale. Tutti questi provvedimenti hanno tra loro un filo comune: colpiscono la marginalità sociale e le persone che per la loro condizione economica e sociale sono già più a rischio nel commettere reati“.

C’è poco da aggiungere. Sulla tragedia dei suicidi in carcere il governo sta facendo la sua propaganda, con qualche marchetta aggiunta.

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