Fermiamo l’autonomia differenziata ma anche basta con lo strapotere delle regioni.
Con questo slogan l’assemblea nazionale di ieri al cinema Aquila intende cominciare una battaglia politica contro l’Autonomia differenziata come parte della più grande stagione di lotta contro un governo reazionario ma in totale indipendenza dal centro-sinistra che tale processo ha avviato con la riforma del titolo V e l’ha proseguito con la propaganda della “buona” autonomia di Bonaccini.
La legge Calderoli è stata infatti il colpo di grazia al culmine di un’intera stagione di tagli e smantellamento del pubblico e dei diritti sociali ma, come è stato sottolineato nelle due relazioni introduttive (Olivo e Arricale) la situazione aggravata dal progetto di Autonomia Differenziata è stata voluta anche dall’Unione Europea quando – già nel trattato di Maastricht – ha imposto il criterio della sussidiarietà alla rovescia dando mano libera ai privati su tutta la sfera pubblica.
Dopo i passaggi alla Corte Costituzionale e alla Corte di Cassazione, a gennaio sapremo se potranno svolgersi o meno i referendum per l’abrogazione totale o parziale della legge sull’autonomia differenziata. In caso positivo le forze che hanno convocato l’assemblea nazionale di ieri e la manifestazione nazionale contro il governo dello scorso 1 giugno, parteciperanno attivamente alla campagna referendaria.
Resta aperto il problema delle ambiguità e delle divaricazioni introdotte dagli amministratori regionali del centro-sinistra che hanno lavorato apertamente per sabotare il quesito abrogativo e introdurne uno parzialmente abrogativo che non mette in discussione l’autonomia differenziata in quanto tale.
Il progetto dell’autonomia differenziata mette in condizione le Regioni – negli ultimi anni coinvolte in scandali di ogni tipo per abusi e uso improprio di fondi statali ed europei – di continuare nella malagestione dei settori pubblici, comprese sanità, istruzione e alta formazione, con ancora più potere in mano.
Nell’assemblea è stato indicato con forza come sia i poteri già consegnati alle regioni ad aver introdotto un meccanismo distorsivo su cui l’autonomia differenziata è penetrata come una lama nel burro.
Con questa legge ci saranno ad esempio venti diversi sistemi sanitari e scolastici in competizione tra loro e al ribasso, contratti di lavoro e gestione delle politiche abitative differenziati, atenei già danneggiati dall’autonomia universitaria e ora ancor più soggetti a tagli dei fondi e ingresso dei privati, gestione del diritto allo studio disastrosa.
Con l’autonomia differenziata sarà ancor più pesante non solo l’abbandono del Meridione, ma da Nord a Sud, la coesione sociale e i diritti previsti dall’assetto costituzionali saranno sottoposti ad una frammentazione che aumenterà le già pesanti disuguaglianze sociali e territoriali. Come ha sottolineato giustamente Marta Collot la battaglia dovrà essere ben spiegata, comunicata e combattuta non solo nel Sud ma anche nelle regioni del Nord.
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