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Maysoon Majidi è libera!

Finalmente da ieri Maysoon è  libera, si lascia alle spalle dieci mesi di reclusione prima al carcere di Castrovillari poi a Reggio Calabria.

Prima di mezzogiorno del 22 ottobre, nell’aula del tribunale di Crotone, sta per iniziare la penultima udienza del processo ‘’farsa’’ a Maysoon Majidi. Alcuni testi della difesa sono in Germania e testimonieranno online da lì. In aula a Crotone ci sono tre schermi collegati con l’aula di un tribunale in Germania; verranno sentiti prima i testi che sono all’estero, si inizia con l’esame dei testimoni della difesa.

Il primo testimone è nato in Iran nel 1975,   dichiara che ha visto Maysoon sulla barca, in quel viaggio che dopo 4 giorni li ha portati in Italia. Ricorda che “effettivamente Maysoon stava male ed è salita in coperta“. Il testimone che ha viaggiato con Maysoon è un rifugiato politico iraniano, che è arrivato  in Turchia  3-4 mesi prima di partire, lì era arrivato dall’Iran attraversando le montagne a piedi; la persona che si è occupata dello spostamento  ha sistemato lui e la sua famiglia insieme ad una decina di persone in una stanza,  poi altri spostamenti prima dell’arrivo in Turchia da dove sarebbe dovuti partire.

Il giorno della partenza, verso mezzogiorno, sono stati portati in un altro posto che non conoscevano, hanno pagato 10mila dollari a persona per il viaggio: “noi eravamo in fuga e mio fratello ha fatto il trasferimento dei soldi a qualcuno che non conoscevamo, abbiamo attraversato il mare in una situazione talmente tragica che all’arrivo non ricordavo niente, nemmeno il mio nome’’.  Il teste ha anche  detto che alla guida dell’imbarcazione c’era un uomo e poi un altro, “a volte veniva consentito alle persone di salire per prendere una boccata d’aria, molti soffrivano di mal di mare, avevano la nausea’’. 

Si sgretola, pezzo dopo pezzo, l’accusa di scafismo per Maysoon, perché, come spiega il testimone, Maysoon che era seduta nella parte anteriore della nave, vicino a sua moglie e sua figlia, sotto coperta, è salita sopra solo l’ultimo giorno perché non stava proprio bene e come lei anche altre persone, non era quindi l’aiutante del capitano  Ufuk, anche lui una vittima del sistema, che per necessità ha affrontato il viaggio al comando della barca.

Il pubblico ministero vuole dei chiarimenti sul perché dalla barca siano scese prima 5 persone, tra cui Maysoon. Il testimone   aggiunge  che, dopo lo sbarco, il fratello di Maysoon  gli ha spiegato che non volevano farsi registrare in Italia per andare direttamente in Germania e per questo sono scesi prima.  Il teste ha anche  aggiunto che ha testimoniato per Maysoon che considera una povera ragazza innocente. 

Seguono le testimonianze di una donna che ha viaggiato sulla stessa barca  e poi quella di Rajan,  il fratello di Maysoon, che racconta delle torture subite in carcere in Iran da Maysoon, di cui restano tracce sul corpo della sorella. Il viaggio è stato pagato la prima volta 17mila euro, ma li hanno persi perché sono stati truffati, poi di nuovo tra molte difficoltà hanno pagato per una seconda volta. Il fratello ripercorre le tappe di quel viaggio, gli spostamenti, i mezzi utilizzati, le persone  a cui si sono affidati per raggiungere l’Italia. 

Purtroppo nonostante, udienza dopo udienza, sia diventato evidente anche ad un bambino che questo processo non è solo una pagina vergognosa che ci parla della negazione dei diritti, della criminalizzazione, dell’incuria, dell’arroganza e della ferocia con cui sistematicamente ad ogni sbarco vengono individuati 2 o 3 migranti da accusare di “scafismo”, ma anche di come questi processi siano di fatto una farsa che non trova fine.

Oramai, il sistema è talmente ben rodato che solo  negli ultimi tre anni sono state  oltre 1000 le persone incarcerate con questa accusa. Il timore è che questa pratica dell’acchiappa scafista, un reato inventato ad arte – dopo aver costruito ed imposto un certo regime di verità sulle migrazioni, con prove fragili o inesistenti-, costringa un migliaio di migranti a subire una carcerazione ingiusta per mesi, anni.

Alla fine, dopo ore di udienza, dopo aver ascoltato gli altri testimoni, è evidente che tutta questa storia è insensata, purtroppo a pagarne le conseguenze sono persone in carne ed ossa, vittime della banalità del male, in un sistema ormai rodato che risponde ad interessi politici. Purtroppo da tempo si è perso anche il senso del ridicolo oltre a quello della giustizia e quindi non ci resta che lottare per mettere fine a questa vergogna che dura già da troppo tempo. 

Intanto Maysoon è LIBERA, bisogna continuare a lottare per la libertà di chi è ancora in carcere.

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1 Commento


  • Andrea vannini

    10.000, 17.000 dollari? o la de-dollarizzazione galoppa o c’è da chiedersi come fanno a pagare cifre simili. naturalmente nessuna domanda su chi fugge da una nazione nemica dell’ u-ccidente.

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