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Democrazia padronale

Un paio di settimane fa, in Romania, la Corte costituzionale – composta da nove membri, tutti di nomina presidenziale, cioè “politica” – ha annullato  l’intero processo delle nuove elezioni presidenziali accusando ignoti di averlo fatto vincere con una campagna di propaganda su Tik Tok, in cui avrebbero speso poco più di 300.000 euro (fiumi di soldi”, per Repubblica).

Aveva vinto il primo turno tale Georgescu. La cosa insopportabile per tutto l’Occidente non era il fatto che sia di estrema destra (come Le Pen, Meloni, Orbàn, Salvini, Abascal, ecc), ma che risulti “filo-russo” perché contrario a un maggior coinvolgimento di quel paese nella guerra in Ucraina.

Ne sono seguite grandi discussioni scandalizzate sul ruolo dei social nel funzionamento della democrazia liberale, sulla minaccia che la propaganda online – inevitabilmente russa o cinese – rappresenterebbe per le menti meno attrezzate, ecc (come se quella in cui viviamo immersi, sulle tv o sui media mainstream, fosse acqua limpida di fonte).

Ieri negli Usa Elon Musk, padrone tra l’altro di X (l’ex Twitter), ha scoperto che «I democratici e i repubblicani si erano accordati su una sorta di finanziaria provvisoria fatta di provvidenze e aiuti».

Con un messaggio su X, Musk ha così minacciato di mobilitare i suoi seguaci social per bloccare la rielezione dei deputati repubblicani che avessero votato a favore.

La politica della superpotenza può insomma esser decisa da un solo padrone, senza contraddittorio e senza opposizione possibile.

Silenzio assoluto. Nessun allarme, nessuna discussione, nessun talk  show…

La democrazia è ormai visibilmente un’etichetta da mettere sulla fronte degli amici o dei servi. Un like o una divisa, insomma…

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1 Commento


  • Liuk

    si verissimo ma i giudici sono in parte di nomina parlamentare, 6 per la precisione.

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