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Le teorie del signor Meno Peggio, alias prof. Romano Prodi

Da giorni, il professor Romano Prodi si sta sperticando per sponsorizzare l’“effetto Serra”. Come suo costume politico, fin dai tempi in cui Massimo D’Alema, allora segretario del Pd, ce lo spinse addosso come leader dell’Ulivo, il suo punto di vista è il mantra del “meno peggio”, malattia venerea della sinistra neoliberista italiana. 

Tutto cominciò con l’IRI, di cui fu presidente dal 1982 al 1989 e poi ancora tra il 1993 e 1994, quando il nostro eroe ritenne che alla crisi dell’Istituto bisognasse rispondere con la privatizzazione di tutte aziende a capitale pubblico, perché era la scelta “meno peggio” per il PIL italiano. Alla fine, la sinistra italiana si ammalò di neoliberismo, mentre il mercato emesse la sentenza definitiva: il “meno” cadde e rimase solo il peggio.

Lo stesso accadde quando divenne presidente della Commissione europea, e il “meno peggio” avrebbe dovuto essere l’ingresso della lira nell’euro. In seguito, Prodi non riuscì neppure a essere il “meno peggio” di Berlusconi, che riuscì a battere due volte, ma non a sconfiggerlo, perché tra un’olgettina e l’altra il cavaliere montò in sella per la terza volta, non senza l’aiuto di Veltroni. Più peggio di così.

Ma veniamo all’“Effetto Serra”, cioè alla manifestazione convocata a piazza del Popolo a Roma, dalla quale chi sa quanti e quali benefici effetti europeisti dovrebbero scaturire.

Nella sua intervista a Repubblica e nel suo intervento in tv da Fazio, riecco la teoria del “meno peggio”: la pace armata che ha votato il Parlamento europeo è “meno peggio” della guerra, dice il professore. Lo dimorerebbero, secondo la sua tesi, gli ottanta anni di pace garantiti dalla Nato all’Europa. 

Questa è una vera e propria cineseria, cioè quella inutile cavillosità di chi vorrebbe convincerci con teorie oziose, senza contare lo specifico riferimento alla cattedra che il nostro ha a Pechino, nell’università privata intitolata a Gianni Agnelli, di proprietà della Exor di Elkann. 

Ottanta anni di pace? Il professore ci vuole far dimenticare la Guerra Fredda? La guerra civile in Grecia? E il successivo regime dei colonnelli? Non si ricorda il fascismo in Spagna e Portogallo? La guerra civile contro i baschi e contro gli irlandesi nell’Ulster? Dimentica le stragi fasciste foraggiate dalla Cia in Italia per intimorire la classe operaia? E, dopo la caduta del Muro, la guerra nella ex Jugoslavia e i bombardamenti di Belgrado? 

Se è una pace armata fino ai denti il motivo che dovrebbe convocarci in piazza che lui e le anime perse della sinistra liberale ci vogliono proporre oggi, la risposta è semplice: al “meno peggio” abbiamo già dato.

* da Beh, Buona Giornata

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