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Indagine ARERA: non un caso, ma un sistema per far gonfiare di 5 miliardi le nostre bollette

È stata infine diffusa, in sordina, senza un comunicato, l’indagine che ARERA, l’autorità per la regolazione e il controllo sui mercati dell’energia, aveva annunciato ormai a ottobre 2024, e che doveva essere pubblicata lo scorso marzo. Il contenuto ha una portata significativa, perché dimostra l’enorme speculazione effettuata sulle nostre bollette tra il 2023 e il 2024.

L’ARERA non ha quantificato a quanto ammonta l’aggravio imposto sulle nostre tasche, ma ci ha pensato il Fatoo Quotidiano a valutare l’ordine di grandezza di cui si sta parlando: intorno ai 5,3 miliardi di euro di extra-costi per gli utenti nel biennio. Il quotidiano è stato pure il protagonista dell’evidente tentativo di far passare sottotraccia questa enorme attività speculativa.

Infatti, l’indagine era nata a partire da un caso anomalo, e si era poi espansa a vari operatori. Eppure, se ne era persa traccia mesi fa. Il Fatto aveva dunque deciso di avanzare richiesta di accesso civico generalizzato, chiudendo tutta la documentazione relativa. L’ARERA si era opposta, con motivazioni piuttosto opache, ma i riflettori si erano ormai riaccessi sull’affaire bollette.

L’Autorità ha infine pubblicato i materiali, martedì, riguardanti quelle che chiama le “condotte di trattenimento economico di capacità“. Tradotto, significa l’alterazione nella formazione dei prezzi per l’energia per farli salire artificialmente. L’indagine si è concentrata sulle strategie di offerta che hanno influenzato il ‘mercato del giorno prima’, ovvero il mercato dove si scambia energia elettrica all’ingrosso.

Ormai abbiamo imparato tutti che l’impatto delle sanzioni imposte alla Russia ha fatto schizzare in alto i prezzi del gas, di cui Mosca era il principale fornitore per la UE. Draghi ci aveva detto che bisognava scegliere tra la pace e i condizionatori, ma si era dimenticato di dire che, qualunque fosse stata la nostra opinione, avremmo avuto la guerra e la speculazione.

Infatti, per quanto l’aumento dei prezzi della materia prima fosse innegabile, l’ARERA ha scoperto che molte centrali elettriche avrebbero anche presentato offerte di energia sul mercato per inferiori alla capacità effettiva degli impianti. Insomma, hanno prodotto meno energia di quella che avrebbero potuto, facendo dunque lievitare ulteriormente – e artificialmente – i prezzi per guadagnarci di più.

Si parla di un rincaro pari all’84% per il 2023 e al 69% per il 2024 rispetto ai costi che dovrebbero essere il riferimento reale di un mercato in concorrenza. Tali operazioni si sarebbero verificate nel 54% delle ore solari di funzionamento del mercato nel 2023 e addirittura nel 58,6% delle ore nel 2024.

La valutazione finale è che il PUN, il Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità, sia stato superiore di 9,3 euro per MegaWatt/ora nel 2023, e di 8,5 euro nel 2024. Anche gli impianti eolici e solari hanno mostrato anomalie che possono essere ricondotte alla stessa logica: a dimostrazione che il problema di fondo rimane la proprietà e gli interessi di chi c’è dietro, al di là del tipo di energia.

Bisogna far presente che c’è anche uno scenario più prudente, in cui l’ARERA ipotizza che le centrali a gas si siano approvvigionate con contratti giornalieri, ma si tratta di un’ipotesi assai poco probabile. Quelle dell’Autorità sono simulazione basate sui prezzi che sarebbero stati formati in un mercato concorrenziale, e perciò ora si devono aspettare le prove, da parte degli operatori, che il loro comportamento non sia stato illecito.

In pratica, per evitare sanzioni, dovranno dimostrare che i trattenimenti di energia sono stati decisi per previsioni di prezzi in aumento (e dunque di un possibile maggior guadagno), e non per manipolare il mercato affinché i prezzi incrementassero, ma artificialmente. Si tratta di una questione tecnica ed economica che li metterebbe al sicuro da ripercussioni, ma rimane il nodo fondamentale: quello della logica del privato.

Anche se la legge permette ai gestori delle centrali di trattenere la propria capacità produttiva, per prospettive di guadagno maggiore in arrivo, è evidente che la ricerca del profitto cozza pesantemente con gli interessi della generalità della popolazione, che avrebbe di sicuro guadagnato da un comportamento che avrebbe potuto tenere a bada i rialzi delle bollette.

Ora attendiamo le verifiche necessarie, ma ancora una volta si dimostra che, per lo meno i servizi essenziali, se in mano a privati, diventano un danno per tutti.

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