Giovedi mattina Emanuele Prisco, Sottosegretario di Stato all’Interno, ha risposto a una delle interrogazioni parlamentari presentate sul caso infiltrazioni in Cambiare Rotta, nei Collettivi Autorganizzati Universitari e in Potere al Popolo. Si tratta della prima risposta del Governo, una risposta che risulta però estremamente confusa e balbettante.
Nella prima parte del suo intervento il rappresentante del Ministero degli Interni ha, infatti, rivendicato, citandone anche i riferimenti legislativi, la facoltà del Governo di programmare operazioni di spionaggio. Poi però nelle conclusioni ha cercato di far passare questi casi come frutto di una libera iniziativa degli agenti.
Il sottosegretario si è dunque palesemente contraddetto durante la sua audizione alla Camera dei Deputati.
Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo: 5 agenti provenienti dallo stesso corso di Polizia che si infiltrano nello stesso periodo e con modalità simili nelle organizzazioni giovanili sono una chiara operazione voluta e costruita dal governo.
Un’azione opaca che non può non destare grande preoccupazione soprattutto in un Paese come il nostro storicamente scosso da mille scandali giudiziari e repressivi: oltre a spiarci, chi può assicurare che questa operazione non avesse l’obiettivo di provocare e creare le condizioni per un’azione repressiva più complessiva? Gli agenti infatti non svolgevano soltanto una presenza informativa da osservatori a distanza, ma hanno preso parte in maniera attiva e hanno tentato di inserirsi a pieno nelle attività.
Quello che è sicuro però è che da questo caso emerge chiaramente che il Governo è pronto a sfoderare ogni strumento repressivo e di controllo, anche preventivo di fronte al primo accenno di conflitto sociale.
Non è un caso, infatti, che le infiltrazioni siano partite dalle organizzazioni giovanili: è proprio dalle università che negli ultimi anni sono partiti cicli di mobilitazione che hanno coinvolto tantissimi studenti e studentesse, ma la politica non ha affrontato i problemi posti dalle mobilitazioni. Nessuna risposta alle mobilitazioni contro il caro affitti e il caro studi, contro i tagli al diritto allo studio o contro la precarietà, ma solo repressione.
E non è un caso anche che fossero proprio le organizzazioni giovanili legate a Potere al Popolo: il “target” non era solo l’università perché gli agenti infiltrati hanno partecipato a moltissime iniziative di Pap e di carattere generale, il tentativo era quello di controllare tutta l’area politica più ampia e di cui Potere al Popolo è espressione politica.
Il tentativo del Governo di nascondere la verità è solo fumo negli occhi e tutto questo, per chiunque creda nella necessità di difendere il diritto al dissenso, all’organizzazione e alla partecipazione, suona come un allarme per la democrazia.
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