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Militarizzazione dei lavoratori e fascismo aziendale

“Lei è già stato più volte punito per aver parlato in pubblico e alla stampa dei carichi di armi all’Aeroporto Montichiari di Brescia…lei ha rivendicato il diritto dei lavoratori di non essere addetti al carico e scarico delle armi… lei è venuto meno ai suoi doveri di fedeltà all’azienda.. lei si è persino lamentato, sempre in pubblico, dei provvedimenti disciplinari subiti.. per questo ora avviamo nei suoi confronti una procedura che può arrivare fino al licenziamento…”

Questo è il senso dell’ennesima lettera di minaccia di provvedimenti disciplinari, avviata il 9 luglio dalla direzione aziendale nei confronti di Luigi Borrelli, delegato USB dellaeroporto di Montichiari, vicino a Brescia, presso il quale lavora da più di ventanni.

L’ultima di una lunga serie di accuse e misure è dovuta alla notizia del transito aeroportuale di un carico di missili, previsto per lo scorso 25 giugno. La USB proclamò lo sciopero, le organizzazioni pacifiste organizzarono un presidio e il volo venne annullato. Ma la vendetta era già pronta.

La Commissione di Garanzia sugli scioperi, nonostante lo sciopero fosse stato revocato proprio per l’annullamento del volo con i missili, ha immediatamente comunicato che azioni come questa non si possono fare, perché le armi sono “beni essenziali”. Conseguentemente, le organizzazioni che proclamano lo sciopero ed i lavoratori che vi partecipano sono passibili di multe e sanzioni varie.

Insomma una istituzione pubblica ha deciso la militarizzazione dei lavoratori, prima ancora di qualsiasi voto del Parlamento e in totale spregio della Costituzione. Pensiamo alla portata devastante di un simile principio per ciò che resta della nostra democrazia. Il lavoratori dei porti, delle ferrovie, degli aeroporti, di ogni logistica diventerebbero soldati di fatto, addetti al trasporto delle armi. E poi magari le grandi opere pubbliche che il governo Meloni vuole militarizzare, anche per inserirle nei conti della NATO, finirebbero per essere sottoposte alle stesse leggi di guerra. Guai a protestare contro di esse.

La militarizzazione dei lavoratori e dei cittadini si incontra naturalmente con il fascismo aziendale. Cioè con quel regime autoritario instaurato nelle imprese, secondo il quale il dovere di fedeltà aziendale dei dipendenti viene molto prima dei loro diritti costituzionali.

Attenzione. qui non si parla più solo di come comportarsi nel lavoro, ma nella vita. Le aziende spiano cosa scrivono i lavoratori sui social, cosa dicono nelle riunioni sindacali, cosa rivendicano e propongono nelle sedi pubbliche, dove credono ancora che siano in vigore i diritti costituzionali. Tanti sono i casi di persecuzione aziendale nei confronti delle libertà dei lavoratori. E contro Luigi Borrelli la militarizzazione dei lavoratori ed il fascismo aziendale si sono messi assieme nel nome degli affari, perché è di affari che alla fine si tratta.

L’aeroporto Montichiari di Brescia è controllato da una finanziaria a prevalenza tedesca e francese. È uno scalo civile commerciale, che non fa servizio passeggeri, perché questo è stato tutto concentrato nell’aeroporto di Verona, controllato dalla stessa società, Quindi i carichi di armi sono semplicemente affari che aumentano i profitti.

Non c’è nessun obbligo militare in essi, quei missili vanno in giro per il mondo, nessuno garantisce davvero la loro destinazione finale, quei missili sono solo soldi in più per la finanziaria che gestisce l’aeroporto. E i lavoratori che dovrebbero garantire quegli extra profitti all’azienda non sono addestrati per agire sui carichi di armi, dunque per tutelare la propria sicurezza hanno il sacrosanto diritto di rifiutarsi di diventare serventi ai pezzi.

Luigi Borrelli è stato sottoposto ad una valanga di provvedimenti disciplinari proprio per questo: perché in qualità di delegato sindacale e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ha giustamente denunciato i rischi per i lavoratori e per la popolazione. Far transitare carichi di armi in aeroporti puramente civili è un attentato alla sicurezza di tutti.

A Luigi è stato anche contestato di aver rivendicato il rifiuto di movimentare le armi durante un convegno promosso dalla USB e dal Centro Giuridico Abdel Salam lo scorso 11 giugno, convegno convocato proprio per discutere delle tutele giuridiche di lavoratori e delegati che si rifiutino di collaborare ad attività connesse con la guerra. Un delegato sindacale che parla dei suoi problemi in un convegno della sua organizzazione, non sia mai!

Il 17 luglio nel centro di Brescia si manifesta per Luigi Borrelli, persona per bene, impegnata socialmente e civilmente, che oggi rischia il lavoro solo perché ha coerentemente difeso la Costituzione contro la militarizzazione, il fascismo aziendale e gli affari che li legano. Solidarietà a Luigi: lottare contro le armi, la guerra e il genocidio è dovere democratico, civile e morale.

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5 Commenti


  • roberto maffi

    I padroni e i loro servi sono peggio della m.; con quella ci puoi fertilizzareun campo, se ci butti loro lo fai morire.


  • Sergio Binazzi

    a cosa siamo arrivati in italia!!! diventa reato difendere la nostra costituzione. mi piacerebbe sapere che ne pensa il nostro baldo garante della costituzione mattarella, ma lo immagino.


    • Redazione Contropiano

      do you remember Belgrado 1999?


  • Maurizio

    yes we remember Belgrade 99 perfectly


  • Giovanni

    Iniziata la fascistizzazione dei luoghi di lavoro, oggi i lavoratori aeroportuali, domani tutte le altre categorie.
    No- problem: il popolo italiano e’ tanto narcotizzato che ci vuole poco a impaurirlo.

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