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La Uno bianca e altre storie nell’ultima fase della strategia della tensione

Introduzione

Le vicende legate alla cosiddetta “banda della Uno bianca” e alla “Falange Armata” che agirono a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, sebbene costituiscano una profonda ferita ancora aperta per coloro che tali vicende hanno vissuto anche indirettamente, non sono state al centro di una doverosa riflessione che andasse oltre le limitate verità giudiziarie emerse ed un trattamento più da crime story che da fatto politico rilevante e caratterizzante una parte della storia del nostro Paese.

Pensiamo invece che vadano rilette alla luce della categoria della “guerra a bassa intensità” sviluppatasi nel nostro Paese con il fine di determinarne pesantemente il corso politico con strumenti non convenzionali da parte di quella fitta trama di poteri ed apparati che sono stati la longa manus dell’Alleanza Atlantica e delle sue strategie reazionarie nel corso di tutta la storia repubblicana.

Quella che potremmo definire come “ultima fase” della strategia della tensione avvenne in un arco temporale di stravolgimenti epocali come la fine del mondo bipolare ed il processo di costruzione dell’Unione Europea che hanno “terremotato” il quadro politico e gli assetti della cosiddetta Prima Republica, determinando nel nostro ridotto nazionale scelte politiche preconizzate illo tempore dagli esponenti di spicco della reazione, “golpisti” inclusi, normalizzate a pratiche e a lessico politico corrente da chi – a destra come a sinistra – ha picconato la sovranità popolare e le garanzie sociali conquistate nel corso degli anni precedenti.

Siamo allo stadio di una sorta di damnatio memoriae per cui la lunga scia di sangue di un’organizzazione terroristica (come definire diversamente Savi e soci?) è stata derubricata a mera banda criminale nonostante la logica della propria azione andasse oltre i meri fini delinquenziali con un fine che non può essere quello di soddisfarne solo il cinico sadismo e il tornaconto personale, ma che ha appunto – insieme alla Falange Armata – svolto una precisa funzione politica nel convulso quadro politico dell’epoca per conto di mandanti su cui nessuno ha voluto far luce.

La propria longevità ed intoccabilità fa ipotizzare un’ampia e stratificata rete di coperture perlomeno nei ranghi della propria categoria di provenienza, e non solo.

I depistaggi e il trattamento giornalistico sono stati usati per inquinare le acque e stravolgere la verità utilizzando come capri espiatori vittime innocenti di fantasiose macchinazioni giudiziarie (spesso sostenute acriticamente dalla stampa) per le quali non sembra che alcuno si sia sentito in dovere di scusarsi.

Pensiamo quindi sia utile, fare opera di “rammemorazione” critica e proporre ipotesi interpretative che leggano quei fatti e i loro protagonisti come archeologia di un presente, in cui – è bene ricordarlo – chi governa ha scelto una simbiosi mortale tra politiche securitarie di tipo autoritario e austerità dentro un quadro in cui le scelte guerrafondaie del blocco occidentale vanno a braccetto con la militarizzazione della società.

Un contesto in cui riemergono preoccupanti modi di operare propri della guerra sporca con cui si è voluto ferocemente combattere la lotta di classe nel nostro paese da parte di una parte consistente delle classi dirigenti. Chi quelle vicende non le ha vissute o ne ha solo una vaga nozione, potrà immergersi nelle pagine più buie che hanno caratterizzato una parte dell’Emilia Romagna e delle Marche dove gli “insospettabili” poliziotti della Uno bianca hanno agito per anni indisturbati come killer seriali seminando il terrore.

Questo lavoro è dedicato alla memoria delle vittime “dimenticate” e in particolare di Ndiay Malik e Babon Cheka, operai senegalesi freddati a San Mauro Mare, vicino a Cesenatico, la notte del 18 agosto del 1991 da sedici colpi sparati dalla banda della Uno bianca.

Indice

  • Introduzione
  • La Uno bianca e la Falange Armata. Una storia da ricomporre
  • La Uno bianca. Una cronistoria
    1987
    1988
    1989
    1990
    1991
    1992
    1993
    1994
  • La Falange Armata. Una seconda cronistoria
    1990
    1991
    1992
    1993
    1994
  • Gli arresti e i processi
    La Uno bianca
    La Falange Armata
  • La strategia della tensione. Una contestualizzazione
    Gli anni del dopoguerra
    Il “Piano Solo” e il golpe de Lorenzo
    Le stragi di Stato e il golpe Borghese
    Le stragi fasciste e il golpe “bianco”
    La strage di Bologna
    La strage del rapido 904
  • L’ultima fase della strategia della tensione. Una chiave di lettura

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1 Commento


  • Giorgio

    Dalla strage del Pilastro a Fico il passo e’ breve

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