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Politiche abitative pubbliche: nemmeno questa è la volta buona

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei Deputati ed esponente di Fratelli d’Italia, con un editoriale sulla pagina romana de Il Tempo decide di attaccare frontalmente quelli che definisce “fantomatici Movimenti per il Diritto all’Abitare”.

Agitando accuse infamanti (e non comprovate in alcuna sede), Rampelli cavalca il vecchio adagio di far coincidere criminalità organizzata e attivismo sociale, sostenendo che quest’ultimo produca “sacche di illegalità brodo di cultura per i clan”.

Le affermazioni diffamatorie di Rampelli e di certa “stampa” di questi giorni sono tanto forti quanto fuorvianti, laddove cercano di gettare ombre su un soggetto sociale e politico che ha sempre operato alla luce del sole e che agisce in confronto con amministrazioni locali, regionali e nazionali, oltre che con la Prefettura di Roma.

Rampelli nel suo editoriale asserisce anche di credere “fermamente che la casa sia un diritto di tutti”, mentre diffama chi lo afferma; nel contempo, si guarda bene dallo stigmatizzare la totale latitanza del governo Meloni sul tema, considerata la decisione dello stesso di eliminare le voci di spesa e le risorse per l’edilizia residenziale pubblica, il welfare abitativo (si pensi alla cancellazione persino del magro bonus affitti e del fondo per le morosità incolpevoli), la manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio pubblico esistente e dei territori.

Tantomeno Rampelli rimprovera alle amministrazioni locali la lentezza con cui affrontano decine di migliaia di richieste per un alloggio popolare, mentre le liste continuano inesorabilmente ad allungarsi e le Procure accendono un faro sulle modalità con cui la leva urbanistica (e la crisi abitativa) vengono usate come fonti di inesauribile profitto.

Eppure, l’entità del disagio abitativo è sotto gli occhi e sulla bocca di tutti, da Confedilizia ad ANCE, passando per LegaCoop, Confindustria e terzo settore: tutti soggetti interessati a mettere in atto un colossale piano di costruzione e gestione della domanda abitativa in futuro (si parla di oltre 250mila abitazioni per affrontare le richieste di ceti popolari e medi).

Di fronte a questo, Rampelli sceglie di attaccare in modo virulento un Movimento che, negli ultimi anni, dentro la Città di Roma ha affrontato e risolto con amministrazioni locali e Prefettura (dall’attuale ministro Piantedosi in poi) situazioni difficili senza ricorrere all’utilizzo della forza pubblica.

Non solo: un Movimento che si è battuto affinché il patrimonio pubblico a disposizione della città venisse ampliato e messo a disposizione della città e di chi tenta di abitarlo affrontando la crisi abitativa.

Il motivo per cui il vicepresidente della Camera dei Deputati sceglie di attaccare il Movimento per l’Abitare ci è comunque molto chiaro. Perché questo Movimento non ha timore ad attaccare il consumo di suolo e a battersi per un modello di “rigenerazione urbana” che sia focalizzato in primis sulla città pubblica, mentre Rampelli non ha il coraggio (e probabilmente la volontà) di attaccare il Governo per la sua ignavia sulla questione abitativa, né di mettere in discussione la gestione urbana bipartisan vocata alla rendita cristallizzata dal modello Giubileo e dal metodo di scrittura della nuova legge per l’autonomia della Capitale.

Insieme ai consiglieri romani di Fratelli d’Italia, l’ineffabile Rampelli si augura che la Procura combatta e cancelli quella che definisce “l’esperienza criminale del Movimento per il Diritto all’Abitare”, chiedendosi anche “perché non abbiano avuto corso le indagini che avevano acclarato l’esistenza di un circuito di malaffare che taglieggiava gente disperata”.

La risposta è semplice: quelle indagini erano solo teoremi e sono stati travolti dalla realtà dei fatti; piuttosto, sarebbe interessante comprendere se Rampelli ci stia anche facendo capire che aderenti al suo partito abbiano in qualche modo “spinto” quei teoremi che poi si sono afflosciati alla prova della realtà.

Ad ogni modo, queste parole non possono essere digerite come normale contrapposizione politica, né ci interessa addentrarci sul piano ideologico di chi le ha pronunciate.

Ci interessa invece, ancora una volta, sfidare chi governa questo Paese e i suoi territori ad affrontare il grido della crisi abitativa che ormai imperversa ovunque, anziché scegliere sempre la strada di criminalizzare e stigmatizzare chi afferma questi bisogni e rifiuta di sopravvivere di elemosina o come una vittima; chi afferma che ambiente e territori vanno tutelati; chi guarda la rendita a viso aperto anziché farsene sussumere per interesse privato.

Non faremo i vasi di coccio: lo diciamo chiaro respingendo al mittente le parole di Rampelli e tutte le affermazioni infamanti uscite in questi giorni.

Continueremo a stare dalla parte del diritto all’abitare, per la città pubblica, semplicemente e solamente perché è giusto.

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