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Gli Stati Generali della difesa hanno discusso di una UE guerrafondaia, dall’intelligence all’accademia

Il 12 settembre, un po’ in sordina rispetto all’attenzione che in genere viene oggi dedicata ai rigurgiti bellicisti della UE, si sono svolti a Frascati gli Stati Generali della difesa. Il Centro Europeo per l’Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA-ESRIN) ha ospitato una pletora di alti vertici politici, accademici, industriali, per discutere degli orizzonti militari di Bruxelles.

L’iniziativa è stata organizzata dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea in collaborazione con l’ESA, con al centro il nodo di garantire meglio una sicurezza autonoma per la UE e, allo stesso tempo, rendere il suo complesso militare-industriale competitivo. E, difatti, la platea dei presenti rappresentava il tentativo di trovare una sinergia bellica tra pubblico e privato, tra civile e militare.

Presente ovviamente, Andrius Kubilius, commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, e Adolfo Urso, ministro per le Imprese. Ma anche l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, e vari amministratori delegati di imprese belliche: Pierroberto Folgiero di Fincantieri e Giampiero Di Paolo di Thales Alenia Space Italia, giusto per fare due esempi.

Pilastro della discussione è stata la questione disinformazione e propaganda. Quella che viene attribuita ai nemici del modello occidentale, in primis la Russia, non quella che viene distribuita a piene mani dai media di regime nostrani. C’è chi ha ricordato che, a Londra, si sta parlando di istituire un’Agenzia nazionale contro la disinformazione, ovvero una sorta di ministero della Verità.

In sostanza, è il filone delle minacce ibride che è stato posto sotto i riflettori, con tutto lo spettro che questo termine designa. E allora, la cybersicurezza deve essere uno dei primi settori su cui l’intero sistema-paese è chiamato a dare una mano, mentre la UE si vuole dotare di comuni strumenti regolatori e sanzionatori. Ma anche capacità proprie.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha affermato che “la cooperazione tra istituzioni, industria e mondo scientifico è centrale e la difesa cyber è ormai una priorità politica e sociale“. A rispondere a questa chiamata c’era la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, per la quale ricerca e innovazione devono essere sempre più integrate in questa prospettiva bellica.

Il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, ha detto: “per troppo tempo l’Europa ha fatto affidamento sull’ombrello americano, senza costruire una propria autonomia. Oggi siamo già alle prese con un conflitto ibrido e invisibile, fatto di attacchi cyber e disinformazione, che si estende ai nuovi domini, come lo spazio, la dimensione under-water, e che colpisce anche l’opinione pubblica“.

Ha poi affermato anche la litania che sentiamo ripetere da tempo: “difesa e sicurezza sono prerequisiti dello sviluppo economico e sociale dell’intero Continente, della libertà e della democrazia. Senza questi presupposti, non può esistere nient’altro“. Ancora una volta, la spesa in difesa viene vista come soluzione alla crisi industriale, e la sua importanza viene ammantata da uno ‘scontro di civiltà’.

Sempre Perego di Cremnago ha sottolineato come l’Italia sia pronta a fare la propria parte: “l’Italia è tra i pochi Paesi al mondo a disporre di una filiera spaziale completa, dai lanciatori ai satelliti, fino ai moduli orbitanti” e “è in prima linea nella protezione delle infrastrutture critiche sottomarine, oltre che nello sviluppo di normative e tecnologie abilitanti per operarvi con efficacia“.

L’Italia – ha concluso – è una potenza regionale con responsabilità crescenti nei confronti del Mediterraneo Allargato, del Nord Africa, del Sahel, dei Balcani e del cosiddetto Fianco Sud della NATO“, alla quale la UE non si vuole sostituire, ma nella quale vuole assumere un ruolo maggiormente autonomo.

A Frascati si è sentita la solita dichiarazione d’intenti che fa capo a Bruxelles, rispetto alla trasformazione della UE in una potenza globale e geopolitico a tutto tondo. Rimane il fatto che tale obiettivo viene perseguito da anni e anni, fallimento dopo fallimento. Il problema è se la UE abbia davvero questa capacità… ma intanto, senza dubbio, trasformerà il Vecchio Continente in una polveriera piena di poveri prima di abbandonare le sue velleità.

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