La Commissione di garanzia sugli scioperi, riunitasi ieri, ha valutato illegittimo lo sciopero generale proclamato per il 3 ottobre, “in violazione dell’obbligo legale di preavviso, previsto dalla Legge 146/90”.
Lo si legge in una nota in cui si precisa che nel provvedimento adottato, il Garante ha ritenuto “inconferente il richiamo dei sindacati proclamanti all’art. 2, comma 7, che prevede la possibilità di effettuare scioperi senza preavviso solo ’nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori’”.
L’Autorità ha quindi inviato un’indicazione immediata alle organizzazioni sindacali, ricordando che “il mancato adeguamento comporta, tra l’altro, l’apertura di un procedimento di valutazione del comportamento”.
I sindacati principali hanno ovviamente difeso la propria scelta, considerandola del tutto legittima. E hanno presentato immediatamente un ricorso minacciano di fare altrettanto con eventuali sanzioni che potrebbero esser decise.
Ma la Commissione antisciopero presenta solo, di fatto, un atteggiamento causidico, di scarso valore legale e quasi inutile su quello politico. Una discussione giuridica sulla “legittimità” infatti, sarebbe piuttosto ostica per una Commissione ossessionata dall’ansia di vietare qualsiasi agitazione con i più vari pretesti.
Tant’è vero che il governo al completo, anche maledicendo ovviamente tutti i sindacati che l’avevano proclamato – formalmente in modo indipendente. La Cgil per conto suo, così come l’Usb – ha escluso precettazioni anche nei servizi essenziali.
Dal punto di vista strettamente legale, infatti, una scelta del genere sarebbe stata inapplicabile perché uno sciopero generale era già stato indetto dal SiCobas. Perfettamente in tempo, per tutte altre ragioni strettamente sindacali, probabilmente sottovalutato in quanto “minoritario”, si ritrova invece a fare da “pezza d’appoggio giuridica” per chiunque domani voglia scioperare.
E’ pur sempre, infatti, uno sciopero generale.
Ma probabilmente nel governo ha pesato anche una valutazione più strettamente politica. Una precettazione antisciopero avrebbe buttato certamente benzina sul fuoco, creando momenti di tensione nella piazze e anche nelle istituzioni. La presenza della Cgil, da questo punto di vista, non permette di giocare la cartuccella dei “pochi estremisti” che bloccano il paese puntando solo ai gangli infrastrutturali più importanti.
Una piccola paura, insomma, che rivela come questa classetta politica ridicola, al dunque, non sa esattamente cosa fare, ma improvvisa rispoeste un tanto al chilo. Che valgono altrettanto….
Nonostante questo il povero Salvini ha provato ad abbaiare le solite sue minacce senza fondamento, diramando una nota in cui ricorda in modo obliquo che “chi domani sciopera rischia a termini di legge”. Evidentemente non gli hanno spiegato che uno sciopero considerato “legittimo” – e riconosciuto tale dalla stessa Commissione di garanzia – era comunque stato dichiarato, quindi a prescindere dalle sigle sindacali chi si astine dal lavoro è sicuramente al riparo da sanzioni.
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marco
secondo Tajani infrangere il dirirtto internazionale, a volte, va bene, tipo assaltare un flottiglia; però uno scipero di lavoratori deve essere perfettamente a norma di legge
Massimo
chissà se Salvini si ricorda le sue parole dette a Pontida nel 2015, quando chiedeva ai suoi intronati elettori di bloccare il paese per 3, ripetuto di seguito, 3 giorni l intera nazione, trasporti compresi.
Il difetto di questa classe politica è di dire cose diverse a seconda del ruolo ricoperto. Quindi dei cialtroni.