Il coordinamento nazionale del personale degli Enti Pubblici di Ricerca EPR4Palestine aderisce allo sciopero generale indetto per il 3 ottobre a seguito dell’attacco illegale portato dalle forze militari israeliane contro la Global Sumud Flotilla, e chiede al governo italiano di cessare ogni forma di complicità del nostro paese con le pratiche di occupazione, apartheid e genocidio israeliane, incluse quelle che coinvolgono il mondo della ricerca.
Fino a questo momento circa 4500 persone attive negli Enti Pubblici di Ricerca (tra i quali CNR, ENEA, INAF, INFN, INGV, OGS, Area Science Park, ISPRA, SZN) hanno chiesto ai rispettivi vertici la sospensione di ogni rapporto con istituzioni, enti e aziende israeliane.
In una dichiarazione diffusa oggi, la Consulta dei Presidenti degli EPR ha riconosciuto la presenza di elementi di genocidio e il carattere vincolante del rispetto dei diritti umani. A questa consapevolezza finalmente raggiunta dai nostri vertici non segue però una presa di responsabilità all’altezza della realtà dei fatti. Mentre auspica giustamente che la scienza sia “spazio di cooperazione, di dialogo e di confronto pacifico”, la Consulta dimentica che troppo spesso essa è asservita a logiche, interessi e crimini di guerra (anche in ambiti insospettabili, come riportato nei numerosi rapporti della Relatrice speciale ONU Francesca Albanese).
Il quadro giuridico internazionale (ordinanze cautelari gennaio, marzo e maggio 2024 CIJ; Parere del 19 luglio 2024 CIJ; risoluzione A/RES/ES-10/24 dell’Assemblea Generale ONU; mandati d’arresto CPI 21 novembre 2024) e le norme UE (artt. 7 e 21 TUE, Accordo UE-Israele), che impongono l’interruzione di relazioni con soggetti responsabili di violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, rendono imperativo cessare qualunque contiguità o complicità con chi è responsabile di tali crimini.
EPR4Palestine attende ancora una risposta ufficiale dagli organi di tutti gli Enti pubblici di Ricerca sulle richieste già avanzate di:
1. Rescissione immediata di tutte le collaborazioni, dirette e indirette, con enti, università e aziende israeliani.
2. Blocco dell’attivazione di nuove collaborazioni che coinvolgano tali soggetti.
3. Ricognizione trasparente e pubblica delle collaborazioni attualmente in essere.
4. Potenziamento di misure di accoglienza e sostegno per studiose/i e studentesse/studenti palestinesi, gravemente colpiti dal conflitto in corso.
L’assenza di una risposta adeguata rappresenta una colpa grave e inaccettabile: di fronte al genocidio in atto, silenzio e inazione equivalgono a complicità.
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