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L’Irlanda non è qui

Allora, mi dicono, vedo e sento: “Guarda l’Irlanda, guarda Dublino! La sinistra si è unita, ha fatto blocco, e la Catherine Connolly ha vinto, ha sbaragliato! Non come qui da noi, dove si litiga sul colore del fucsia e si perde per un voto al fantasma di Berlinguer.”

Bello. Giusto. L’unione fa la forza, è una verità che nemmeno la pubblicità ci aveva reso così banale. Ma andiamo a vedere chi hanno unito, e soprattutto, cosa è stato unito.

La signora Connolly, mi dicono, non è esattamente la cugina timida di D’Alema. Ha sparato a zero, ma proprio a zero, contro il “solito modello di business” e la “crescita infinita per il gusto della crescita che produce macelleria sociale.” Un attacco frontale, un colpo al cuore del Neo-Liberismo, quella religione laica che qui da noi è l’aria che respiriamo, la poltrona su cui dormiamo.

E qui viene il bello, il tragico, l’italiano.

Domanda: In Italia, un candidato così, anti-neo-liberista, che urla contro la macelleria sociale… chi diavolo lo appoggerebbe a sinistra?

Proviamo a fare l’appello, con la mano sul cuore e un sorrisetto amaro. Chi si unirebbe, ma proprio con l’anima in pace, per sconfiggere le destre sul terreno della coerenza?

Parliamo dei partiti che furono rossi, quelli che hanno firmato i peggiori trattati, quelli che hanno svenduto il patrimonio pubblico, quelli che il Neo-Liberismo l’hanno allattato al seno come un figlio scapestrato ma promettente.

Loro, che fanno? Cercano un “Campo Largo”. Un campo largo, sì, ma per le loro sedie. Un’unione per la conservazione del potere, non per la coerenza ideologica. Un’accozzaglia strategica, che non muove la pancia, ma solo il calcolo elettorale.

E poi ci sono i pochi, i coraggiosi, i coerenti. Quelli che stanno con la gente, quelli che, forse, stanno finalmente alzando la testa, ma non per vedere da che parte soffia il vento del “campo largo”, no. Sono troppo indaffarati a portare la gente in piazza, a sollecitare nuove energie, a svegliare chi ancora dorme. Le sirene neoliberiste dell’unità a tutti i costi non le sentono. Hanno altro da fare che guardare le poltrone.

Insomma, l’Irlanda unisce l’anti-sistema per vincere. L’Italia unisce il sistema (o quel che ne resta) per non morire. Una piccola, insignificante, ma fondamentale differenza.

La verità è che la gran parte della presunta sinistra italica è madre nel neoliberismo, o quantomeno collusa e felice di esserlo, finché c’è da spartire una briciola. Non possono appoggiare un candidato anti-sistema. Sarebbe come se il macellaio facesse campagna elettorale per l’Associazione Vegetariana.

Quindi, dove si guarda? Ancora una volta, siamo al solito punto, quello del “non voto” e della disperazione.

Forse, e dico forse, la speranza non è nel “campo largo” delle poltrone, ma nel “campo largo” delle piazze. ✊

Sì, la speranza è lì. In quel popolo incazzato che finora si è allontanato dal voto. Quelli che si sono stancati del teatrino, del balletto di facce interscambiabili. Quelli che, magari, un giorno, decideranno di votare contro e non per, e di mettere lì, su quelle schede, un nome che non sia una bandiera sbiadita, ma un pugno in faccia al “solito modello di business”.

Finirà così? Non lo so.

Però, intanto, brava Catherine Connolly. Chissà cosa si prova ad avere una sinistra che non ha paura di dire la parola “Fondo Monetario Internazionale” senza aggiungere subito dopo “dobbiamo fare i compiti a casa.”

* da Facebook

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