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Le associazioni dei giornalisti contro il licenziamento politico di Gabriele Nunziati

Il licenziamento politico del giornalista Gabriele Nunziati, continua a fare rumore. La Federazione Internazionale dei Giornalisti e la Federazione Europea dei Giornalisti hanno preso posizione criticando il licenziamento di Nunziati, corrispondente da Bruxelles per l’agenzia ‘Nova’, la cui collaborazione con l’agenzia di stampa è stata interrotta il 27 ottobre per aver posto alla portavoce della Commissione Europea Paula Pinho una domanda sulla responsabilità di Israele nella ricostruzione di Gaza.

Criticare un giornalista per aver posto domande scomode basate su informazioni verificate è profondamente scioccante e rappresenta un palese disprezzo per i principi fondamentali della libertà di stampa – scrivono l’Ifj e la Efj -. Condanniamo fermamente la decisione di Nova di interrompere il rapporto di lavoro con Nunziati semplicemente per aver fatto il suo lavoro. In un momento in cui il giornalismo fatica a rimanere indipendente, le redazioni devono sostenere i propri giornalisti, non tradirli per aver adempiuto al loro dovere nei confronti del pubblico.”

Di episodio gravissimo parla l’Associazione Stampa Romana che esprime solidarietà con il collega. “È un episodio gravissimo di lesione dell’autonomia professionale, che evidenzia ancora una volta la necessità di maggiori garanzie contrattuali per i collaboratori, i più esposti a pressioni e ingerenze”.

Anche l’Assemblea dei Comitati di Redazione e dei Fiduciari della Rai, riunitasi il 5 e 6 novembre, esprime solidarietà al collega Gabriele Nunziati, a cui l’agenzia Nova ha interrotto il contratto di collaborazione solo per aver posto una domanda.
È inaccettabile che un giornalista venga colpito semplicemente per aver fatto il proprio lavoro, ossia porre domande, anche scomode e non gradite, quando necessario. Si tratta di un precedente inquietante che l’Assemblea dei Cdr e Fiduciari della Rai condanna con forza”.
Nei giorni scorsi, in sede di Commissione di Vigilanza sulla Rai, sulla vicenda era intervenuto con parole forti anche Sigfrido Ranucci esprimendo non solo solidarietà a Nunziati. 
“Ha fatto una domanda che non era provocatoria. Era necessaria” – ha detto Ranucci – “Ed è stata mia cura, anche come segnale, di chiamarlo e farlo venire in redazione per dargli la mia solidarietà e, se ci sarà la possibilità, lo vorrò nella mia squadra, perché ha dimostrato una qualità che è rara tra politici, giornalisti: quella del coraggio. Che è una cosa che va premiata e riconosciuta.”

Non si può essere di fatto licenziati per aver posto una domanda” ha affermato il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sul caso del licenziamento di Gabriele Nunziati, chiedendone il reintegro in tempi brevi e a pieno titolo.

Le motivazioni con le quali la direzione/proprietà dell’Agenzia Nova hanno giustificato il licenziamento, sono apparse una toppa peggiore del buco. In sostanza il fatto che il video della domanda di Nunziati alla portavoce della Commissione europea fosse finito anche su canali ritenuti “filorussi” o vicini “all’islam politico”, è stato giudicato motivo di imbarazzo per l’agenzia. Curioso, visto che la ragione sociale di una agenzia è quella di vedere i propri servizi ripresi da altri mass media, e deve ancora nascere l’agenzia che decide quali si e quali no.

In una intervista ad Askanews, il fondatore e direttore di agenzia Nova, Fabio Squillante afferma che “Il rapporto di collaborazione con il giornalista Gabriele Nunziati non è stato interrotto per la sua domanda” nella sala stampa della Commissione europea, “ma perché, dopo ripetute spiegazioni, si è rifiutato di accettare il fatto che non si può usare un’agenzia di stampa per portare avanti la propria linea politica personale. E un’agenzia – in quanto fonte primaria di informazione – non deve solo essere imparziale, ma anche apparire tale”. Anche qui la toppa appare peggiore del buco, in quanto la domanda di Nunziati è apparsa legittima e pertinente a tutti gli operatori dell’informazione.

L’unico dubbio che rimane al momento inevaso è se la domanda sia apparsa più imbarazzante perché su Israele o per il clima russofobico che si respira in parecchie redazione. Più probabilmente per entrambe. Mettere in relazione le due cose facendo emergere – pur senza dirlo – un doppio standard, è diventato un fatto che provoca ormai mal di pancia e parecchia isteria in molti ambiti.

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1 Commento


  • Kolektanto

    I giornalisti si indignano quando viene toccato uno di loro. Per tutto il resto del tempo la loro casta quasi al completo non fa che ripetere a pappagallo la propaganda di regime.

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