Mentre in ogni città si vanno organizzando le assemblee operative per decidere come proseguire la mobilitazione contro lo Stato terrorista di Israele e continuano a moltiplicarsi le iniziative di lotta e di boicottaggio per isolare il sionismo e le mille complicità di cui gode anche nel nostro Paese, è ora di realizzare un primo grande momento di confronto tra tutte le realtà che hanno dato vita allo straordinario movimento che si è manifestato attorno alla parola d’ordine “blocchiamo tutto”.

Che la tregua voluta da Trump rappresenti una boccata d’ossigeno per una popolazione martoriata da un genocidio, che solo il governo Meloni si ostina a negare, è un dato oggettivo almeno quanto il suo carattere discriminatorio e coloniale nei confronti del popolo palestinese. Non è in discussione, quindi, la necessità di continuare a lottare per la libertà della Palestina e per il pieno riconoscimento di tutti i diritti del popolo a cui quella terra appartiene.
Ciò che va discusso, invece, è come continuare la lotta e come dare a questo movimento la capacità di allargare lo sguardo e quindi l’iniziativa a quei temi che le piazze hanno richiamato, primo fra tutti la corsa al riarmo e le sue inevitabili ricadute di natura economica, culturale e repressiva.
Lo smascheramento della vera natura di Israele ha messo in evidenza non solo la complicità del governo italiano ma anche perchè un’intero sistema politico ed economico senta la necessità di continuare a sostenere uno Stato genocida. Gli intrecci economici e militari con Tel Aviv ci raccontano di una relazione funzionale alle scelte di riarmo che sono in corso in tutto l’Occidente e, in particolare, nei paesi dell’Unione Europea.
Gli investimenti supermiliardari programmati dalla Ue per i prossimi dieci anni costituiscono l’asse fondamentale di una politica bellicista che è destinata a trascinare tutto il continente verso un futuro da incubo. E il sostegno ad Israele è la conferma che questo indirizzo è la linea maestra alla quale ci vogliono piegare.
La linea di riarmo ipoteca il nostro futuro e conforma tutto, dall’industria alla scuola, dalla ricerca ai media, dalle libertà ai servizi, alla logica della guerra. Non vogliono solo comprare e costruire nuove armi, vogliono militarizzare e irregimentare tutta la società. E’ in atto un processo complessivo di riorganizzazione delle nostre vite, autoritario, soffocante, liberticida.

Il movimento che ha realizzato innumerevoli mobilitazioni e due grandi scioperi generali ha dimostrato di possedere una forza gigantesca. E, soprattutto, ha dimostrato di non voler rimanere imbrigliato da quelle forze, salite sul carro all’ultimo minuto, che non hanno mai espresso parole chiare nè su Israele nè contro le politiche di riarmo. Ora questo movimento, però, deve riuscire ad operare un salto in avanti, facendo esprimere tutta la forza che ha saputo mettere in campo su un terreno molto più ampio di questioni. Tornare a praticare il “blocchiamo tutto” per cominciare a cambiare davvero.
Proponiamo di vederci a Roma domenica 16 novembre al Nuovo Cinema Aquila dalle ore 10.00.
Confermata fino ad ora la partecipazione di delegazioni da Genova, Milano, Torino, Pavia, Padova, Bologna, Pisa, Roma, Napoli, Bari, Lecce, le associazioni dei palestinesi, i sindacati di base, le organizzazioni studentesche, associazioni dei territori ….
Conferme e adesioni vanno inviate a: assembleablocchiamotutto@gmail.com
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa

Kolektanto
È chiaro che tutto ciò deve saldarsi alla lotta delle avanguardie operaie. I complici del sionismo genocida sghignazzano di fronte all’indignazione morale, solo la minaccia portata ai loro interessi economici e il ribaltamento dei rapporti di forza oggi favorevoli a un regime criminale permetterà di ottenere risultati.
Mara
Non capisco il motivo per cui non si parla mai di protestare contro i soldi da dare per il riarmoo dell’Ucraina uno stato ormai decotto con un leader che usa i nostri soldi come un bancomat.
Redazione Roma
Salve, forse deve leggere con maggiore attenzione. In un passaggio è scritto: “Ciò che va discusso, invece, è come continuare la lotta e come dare a questo movimento la capacità di allargare lo sguardo e quindi l’iniziativa a quei temi che le piazze hanno richiamato, primo fra tutti la corsa al riarmo e le sue inevitabili ricadute di natura economica, culturale e repressiva”. In un altro passaggio è scritto: “La linea di riarmo ipoteca il nostro futuro e conforma tutto, dall’industria alla scuola, dalla ricerca ai media, dalle libertà ai servizi, alla logica della guerra. Non vogliono solo comprare e costruire nuove armi, vogliono militarizzare e irregimentare tutta la società. E’ in atto un processo complessivo di riorganizzazione delle nostre vite, autoritario, soffocante, liberticida”
Kolektanto
L’intero sistema politico istituzionale si è uniformato sull’appoggio all’imperialismo atlanteuropeista che manovra l’Ucraina e la sua guerra allo scopo di colpire la potenza economica russa. Intanto l’Europa dà avvio al proprio riarmo e a un’unificazione militare che, una volta realizzati, consentiranno l’intervento diretto sullo scenario bellico. Nel frattempo gli Stati Uniti puntano a lasciare all’Europa il compito militare anti-russo per concentrarsi su quella che sarà la fase successiva dell’attuale programma strategico imperialista occidentale: l’attacco alla Cina.