A Repubblica e La Stampa i giornalisti protestano e sono in sciopero perché il gruppo Gedi, di proprietà degli Elkann, ha deciso di vendere le testate di famiglia all’armatore miliardario greco Kyriakou, maggior azionista della holding Antenna, di cui una quota del 30% sarebbe in mano al principe saudita, Mohammed bin Salman Al Sa’ud.
I lavoratori dei due fogli che, ricordiamolo, sono principalmente giornalisti: ovvero, quando hanno la fortuna di avere un contratto regolare o addirittura “personalizzato”, dei “privilegiati” che svolgono una professione intellettuale. Vendono cioè pensieri e parole.
Sarebbe a dire quegli attrezzi che servono a comunicare idee che dovrebbero in teoria quantomeno corrispondere allo statuto di verità e alla deontologia. Non patate e cipolle, che è un mestiere dignitosissimo ma attiene ad altro. Ma sono comunque lavoratori, dicevamo, che contestano la perdita di un fondamentale asset culturale nazionale.
Invocano addirittura l’intervento del governo (governo di quella destra contro cui urlano e si scagliano dalle stesse pagine di quei giornali) dichiarando di temere per il mantenimento del proprio lavoro e per la loro indipendenza e autonomia.
«Salvaguardia dell’identità politico-culturale di un giornale come Repubblica». E ancora: «In ballo non c’è un semplice marchio, ma la sopravvivenza stessa di un pensiero critico».
Queste le roboanti e concettose frasi che si possono leggere nel comunicato stampa elaborato, licenziato e diffuso dall’assemblea dei giornalisti e dei lavoratori di Repubblica.
Tutto giusto, verrebbe da dire, se però i giornali – e i giornalisti in questione – non fossero Repubblica e La Stampa. Due edizioni annoverate tra la stampa “di sinistra” (boom!) che negli ultimi quindici anni hanno oltraggiato l’idea stessa del giornalismo libero. Infangato la categoria filosofica del rispetto dei fatti e della verità. Fatto a pezzi l’etica professionale. Umiliato il ruolo del giornalista, riducendolo ad un servo della proprietà e ad un passacarte di veline e documenti.
Veline e documenti prodotti da quei comitati di affari afferenti al complesso militare-industriale cui hanno risposto, specie negli ultimi quindici anni, troppe volte “signorsì, signore“. Di buon grado e con la reattività di un soldato al fronte.
Con l’unica differenza che loro, il fronte, lo vedono da uno schermo del Pc e seduti su comode poltrone ergonomiche. Mentre il proletariato ucraino e russo muore per soddisfare le velleità di potenza di quei deliranti oligarchi ai cui ordini direttori, capiservizio e corrispondenti si genuflettono.
Per non dire della stomachevole, vergognosa e criminale propaganda filo israeliana che trabocca da quei fogli, al punto da delineare addirittura una tangibile – quasi perseguibile penalmente – “complicità in genocidio“.
E non bastano certo le sempre rare Mannocchi, Jebreal, Foa o i Grossman ad attutire l’ignominia propagandistica che ha soffocato l’informazione di regime italiana.
Informazione di regime e irreggimentata che ha le sue più solide radici proprio in quei quotidiani figurativamente “di sinistra”, che hanno polverizzato la sinistra finanche nelle parole e nell’imagginario. Anche grazie ai servizievoli contributi offerti da intellettuali di terza fila che hanno trovato spazio, cittadinanza e valsente all’interno delle loro pagine.
E allora, alla fine, mi vengono da fare giusto un paio di considerazioni e domande che vorrei rivolgere a coloro che dovrei considerare “colleghi” ma che viceversa vedo come dei camerieri del potere.
Egregi amici, quando mai Repubblica e La Stampa – negli ultimi anni, ma non solo – hanno rappresentato un “baluardo del pensiero critico“? Fatevelo dire francamente: una simile affermazione suona alquanto incoerente, grottesca soprattutto nell’evocare la tutela di un “asset culturale” e di un “presidio di democrazia”.
Avete avallato tutte le politiche anti-popolari degli ultimi quarant’anni. Avete sostenuto il neoliberismo e la supremazia del mercato e del profitto purché sia. Avete difeso tutte le porcate dei proprietari – la famiglia Agnelli-Elkann – sul piano economico: dalle delocalizzazioni ai disinvestimenti produttivi, fino all’abbandono del contratto nazionale dei metalmeccanici (sotto Marchionne). Avete taciuto sull’assenza di una progettualità industriale e plaudito alla richiesta di denaro pubblico utilizzato per distribuire dividendi agli azionisti.
Non avete battuto un colpo di fronte allo sfruttamento dei vostri stessi giovani colleghi e collaboratori, iper sfruttati e sottopagati. Non vi siete fatti scrupoli a soffiare sul fuoco della guerra e del genocidio, inventando di tutto senza remore (“i russi vanno all’assalto con le pale del 1800” resterà negli annali…).
Avete plaudito al Nobel della Pace assegnato alla criminale Corina Machado, dedicandole un’intervista tanto servizievole quanto scandalosa.
Avete giustificato la repressione del dissenso e gli ignobili “decori urbani”. Avete seguito traiettorie culturali classiste ed elitarie. La critica letteraria, teatrale, cinematografica e d’arte… l’avete ridotta a spot pubblicitario. La proprietà privata l’avete celebrata come diritto inalienabile, inviolabile e pre-politico. Avete benedetto le privatizzazioni e lo smantellamento del welfare state…
E ora che il vostro proprietario e padrone, godendo del suo “pieno diritto”, decide di vendere – per far soldi o eliminare le perdite – invocate il “bene comune”, l'”intervento dello Stato”, la “salvaguardia politico-culturale” e addirittura il “pensiero critico”?
Non vi sembra grottesco e in definitiva alquanto ipocrita? In fondo sapete come si dice, no? “È il Capitalismo, bellezza!” Quello che tanto vi è piaciuto finora.
Ma dimenticavo. Il doppio standard è il vostro vero credo. Il vostro dogma esistenziale e professionale.
Purtroppo però stavolta la vedo dura. “Il mercato” ha le sue regole e il governo non ha alcuna voglia di intervenire in vostro aiuto. Anzi gongola.
Ma d’altronde, diciamoci la verità una volta tanto. Dopo il sionista Molinari, Mohammed bin Salman Al Sa’ud sarà quasi una ventata di aria fresca. Ma anche di democrazia. Cui, ne siamo abbastanza certi, vi adeguerete con la solita elasticità…
Il sarcasmo purtroppo ve lo siete meritato sul campo. A buon rendere…
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Anna M.
Condivido in toto
Carmine
Avrei voluto scriverlo io.
Perfetto!
Franco
👏👏👏👏
Franco
Ma tanto questi cadranno sempre in piedi. Già la “cinghia di trasmissione” del PD se n’è fatta carico!