La minaccia viene dal mare, e da una nave ‘fantasma’, la “Lyubov Orlova”, di cui in molti parlano, ma che nessuno vede, nemmeno sui radar. Si tratta di un vecchio bastimento jugoslavo in disarmo, arenato nell’Atlantico e poi sparito dalle carte. Adesso (secondo una voce insistente che gira sul web) sarebbe alla deriva verso le coste britanniche, ma le stive sarebbero piene di ratti cannibali che si mangiano fra di loro e che potrebbero invadere il Regno Unito. Queste sono le scarne notizie di agenzia. Sembra quasi di vedere il veliero che trasporta Klaus Kinski nelle vesti del vampiro Nosferatu dal Mar Nero fino al porto di Londra. La discesa di Nosferatu dal vascello viene preceduta da una invasione di topi che scendono a frotte dalla stessa nave e si diffondono nella città. Un’altra bufala del web? Oppure un altro ingranaggio della ruota della storia che continua a girare all’indietro? In passato infatti erano proprio i topi sulle navi a “globalizzare” le epidemie. Il miglioramento delle condizioni igieniche nelle navi e nei porti, ha fatto sì che queste flagelli venissero via via ridotti fino a scomparire. Le bandiere nere delle navi in quarantena al largo dei porti sono un ricordo del passato. Ma oggi molte delle cose che sembravano archiviate fino a diventare addirittura sconosciute o rimosse (vedi l’allarme sulla poliomielite in Europa), tornano a riaffacciarsi come problema. E di fronte a problemi che sembrano nuovi ma sono stati vecchi (come certi politici fiorentini) anche l’apparato della comunicazione appare imbambolato e istupidito. Ratti cannibali? Non esiste una specie di ratti cannibali. I topi neri dell’Est che portarono la peste in Europa nel Medioevo erano solo più resistenti dei topi bruni “nativi”. E’ ovvio che in una nave abbandonata se l’unico nutrimento a disposizione sono i propri simili… anche i ratti si divorano tra loro. Lo hanno fatto e lo fanno anche gli uomini. L’infarto ecologico, economico e sociale che il capitalismo sta imponenendo al pianeta non può che produrre distruzione, selezione, nuove forme del vivente. Adesso hanno indicato anche una categoria per definire questo atteggiamento: la resilienza. In ecologia e biologia la resilienza viene definita come la capacità di autoripararsi dopo un danno ovvero l’adattabilità. Gnam!!
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