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“Noi incassiamo problemi, non profitti”, la scienza di Cuba merita più attenzione

Cuba chiede partecipazione ai congressi internazionali su diabete e farmaci: perché dovremmo rispondere

Qualche giorno fa sono tornato da Cuba, ero andato all’Avana per partecipare ad una serie di meeting organizzati da diversi istituti.

Visitare Cuba in questo periodo può essere utile per comprendere più a fondo la realtà e la società cubana, specialmente in tempi piuttosto duri a causa delle congiunzioni internazionali; ma cercare di non fermarsi a questo e fare qualcosa di concreto è il vero motivo che mi ha spinto a aderire a quel progetto.

Posso dire di aver intravisto la mia prima possibilità di fare qualcosa di utile al Centro de Ingenieria Genètica y Biotecnologìa (CIGB). Solitamente le mie visite riguardavano l’ambito diplomatico, l’ISRI, o l’Asemblea Nacional… quindi che cosa ci facevo io, uno studente laureato in relazioni internazionali, in un posto simile?

La risposta credo sia che è impossibile comprendere Cuba senza avere un’idea del suo progresso scientifico, un progresso particolarmente notevole nell’ambito delle biotecnologie. A Cuba anche il modo stesso in cui è concepita la ricerca scientifica e la produzione di farmaci è un indicatore singolare dei valori di una società.

Il settore biotecnologico a Cuba si lega al principio dell’internazionalismo e ad un’attitudine fortemente pragmatica ed innovatrice, propria del popolo cubano. L’isola ha infatti sviluppato, storicamente, prodotti sanitari per rispondere a proprie esigenze interne, in stretta correlazione con il Sistema Sanitario Nazionale.

La tendenza è sempre stata quella di produrre il più possibile, e più economicamente possibile, al fine di risolvere un problema concreto. Lo scopo dei cubani non ha mai conciso con la mera commercializzazione che, con un metodo di produzione diverso da quello adottato, sarebbe stata appannaggio esclusivo dei paesi ricchi del mondo, tagliando fuori quelli più poveri.

Un esempio eloquente di quanto riportato finora è costituito dalla creazione del vaccino contro il meningococco B nel 1986. Lo sviluppo di questo vaccino era prioritario per la popolazione, e il suo modo di produzione permise la rapida immunizzazione dell’isola e la successiva esportazione in altri paesi dell’America Latina come Brasile, Argentina, Colombia e Uruguay.

Lo sforzo cubano nel combattere questa malattia potenzialmente mortale fu riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO) con l’assegnazione della medaglia d’oro.

La storia più affascinante è però, a mio avviso, quella dell’interferone. Queste glicoproteine, essendo in grado di stimolare una risposta del sistema immunitario alla presenza di agenti patogeni o cellule tumorali, risultarono fondamentali per lo sviluppo del settore biotecnologico cubano.

Fidel Castro ne intuì l’importanza e volle inviare una delegazione in Finlandia, per studiare il metodo di Cantell. Quando arrivarono i medici cubani, lo stesso Cantell pensò si trattasse solo di una perdita di tempo, ma non rinunciò al proposito originario di condividere il frutto delle sue ricerche con chiunque.

Qualche mese dopo, in un laboratorio improvvisato fuori l’Avana, la produzione di interferone cubana era stabile e già si potevano vedere le prime applicazioni pratiche contro una epidemia di dengue.

Pochi anni dopo, nel 1984, Luis Herrera sviluppò una nuova tecnica per produrre un nuovo interferone ricombinante, qualcosa di completamente innovativo che trasformò Cuba in uno dei primi produttori mondiali.

Contro ogni aspettativa, rispondendo a necessità pratiche del proprio contesto, Cuba aveva non solo appreso la tecnica di produzione, ma applicato nel concreto le nuove conoscenze, innovando a sua volta.

Questa storie danno un’idea dell’approccio cubano sia a livello nazionale che internazionale, manifestano la sua unicità ed esplicano le ragioni del mio supporto alla loro ricerca.

Tornando al meeting svoltosi al CIGB, confesserò di esser rimasto molto colpito dalla passione del nostro ospite ed oratore, il Dr. Pérez-Castañeda, e dai progetti a cui queste persone lavorano. Dalle terapie contro il piede diabetico al nuovo vaccino anti-Covid Mambisa, atipico, essendo praticamente uno spray nasale, tutti possono apportare un contributo enorme.

Alla fine del meeting ci siamo trattenuti per parlare di più dei nostri paesi e del lavoro dei medici cubani. Il Dottore ci ha chiesto, con il suo singolare pathos, di partecipare alle due convention che si terranno ad aprile e a settembre, o quantomeno di garantire che dai nostri paesi arrivasse, per quanto possibile, supporto internazionale su piano scientifico.

Ovviamente anche il paese più generoso del mondo necessita partner, possibilità di cooperazione e di business, per questo alcuni delegati orientati verso il settore economico e sociale potrebbero risultare parimenti utili.

La stessa prospettiva di integrazione di determinati programmi di cura comporta vantaggi economici per le comunità che li adottano, ecco quindi l’importanza di un diverso tipo di delegazione.

Risposi al Dottore che, purtroppo, non potevamo garantire una cosa del genere, servono gruppi di pressione per fare queste cose nei nostri paesi, non bastano le buone intenzioni.

Lui questo lo sapeva bene. Nonostante ciò, ho promesso che tornato in Italia avrei contattato persone, richiesto delegazioni, scritto articoli per dare il mio contributo.

Ed eccomi qua, sperando che questo appello possa servire il suo scopo.

Il Bio Havana Congress si terrà dal 27 al 29 aprile al Convention Palace dell’Avana. Il punto focale sarà il collegamento tra il settore medico e quello farmaceutico, la cooperazione internazionale e l’integrazione di nuovi modelli di business.

I main topics riguarderanno la pandemia di Covid-19, le tecnologie mediche nell’industria 4.0, infiammazioni croniche, cancro ed autoimmunità, biotecnologie agricole, malattie cerebrali, innovazione dei modelli business, ecc…

Il Congresso Internazionale Controlling Diabetes, invece, si terrà a Varadero dal 31 agosto al 4 settembre e tratterà della cura integrale del diabete, suddividendosi in 5 simposi.

I temi particolari saranno la cura endocrinologica, la biologia molecolare dei meccanismi di guarigione delle ulcere complesse, le possibilità concrete di attuazione del programma di cura nelle comunità e le sfide ortopediche collegate alla correzione del piede diabetico.

Questo meeting si dovrebbe comporre di 200 delegati cubani e 150 delegati internazionali. il Dr. Pérez-Castañeda sarà presente ad entrambi gli incontri, nel primo in veste di membro del comitato organizzativo e nel secondo come segretario scientifico.

Concludo questo appello con una citazione proprio del Dr. Pérez-Castañeda, trovata a sorpresa in un libro che stavo leggendo, appena tornato a Roma: “Il successo non sono le vendite, è l’impatto sociale. Noi incassiamo problemi, non profitti”

Aiutiamo Cuba, il suo progresso e l’avanzamento della ricerca e della cooperazione internazionale.

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