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Uno studio su The Lancet mostra che le sanzioni occidentali ammazzano come una guerra

Il 25 luglio è stato pubblicato su The Lancet Global un articolo sugli effetti delle sanzioni che ha attirato molta attenzione. Lo studio, apparso su uno dei tanti rami della grande famiglia di The Lancet, una delle più rinomate riviste mediche a livello internazionale, ha calcolato che le sanzioni occidentali uccidono quasi 565 mila persone ogni anno.

I tre autori hanno analizzato un’ampio insieme di dati, con dati sulla mortalità divisi per fasce di età, e si sono prefissati di cercare una chiara relazione causale tra sanzioni e peggioramento delle condizioni sanitarie. In totale, hanno preso in considerazione 152 paesi per un arco di tempo che va dal 1971 al 2021. Si tratta, insomma, di un lavoro molto articolato e accurato.

Il risultato non sorprende, ma certamente i numeri che presenta sono un pugno nello stomaco. Gli studiosi hanno usato il Global Sanctions Database (GSDB) per calcolare che, tra il 2010 e il 2022, il 25% dei paesi del mondo erano soggetti a un qualche tipo di sanzione, fosse degli USA, dell’UE o dell’ONU. Negli anni Sessanta la media viaggiava intorno all’8%.

Questo enorme balzo in avanti si è avuto soprattutto a partire dalla Prima Guerra del Golfo, con le sanzioni imposte all’Iraq di Saddam Hussein. La differenza che hanno ovviamente indagato gli autori riguarda anche la divisione di queste misure in unilaterali, ovvero quelle decise in autonomia da USA e UE, e quelle multilaterali, introdotte dentro il regime regolato dell’ONU.

Nell’ultimo decennio, sono state proprio le prime – al Venezuela, alla Siria, alla Russia, alla Cina – a segnare il panorama di un dibattito politico che, da parte occidentale, ha rivendicato questo tipo di misure come un’alternativa valida ad azioni più ‘muscolari’, per scoraggiare iniziative militari, a difesa dei diritti umani o della democrazia.

Questa è la propaganda, ovviamente, secondo la quale l’idea sarebbe che, tramite sanzioni che colpiscono le attività di determinati attori e l’accesso a determinati beni, si possa esercitare una pressione significativa su governi ritenuti pericolosi e autocratici, senza raggiungere una vera e propria escalation militare.

Bisogna però ricordare che le sanzioni economiche unilaterali possono essere considerate come una punizione collettiva, e dunque essere una violazione dell’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, secondo la quale nessuna persona può essere punita per trasgressioni non commesse personalmente.

Le sanzioni unilaterali, però, non sono solo in contrasto col diritto umanitario internazionale. Grazie allo studio in questione sappiamo ora che il costo in vite umane di queste misure, che prendono di mira settori chiave e impediscono l’accesso a medicinali, cibo e componenti per sistemi idrici ed elettrici, è tale e quale a quello di una guerra vera e propria.

Per il periodo 2010-2021 gli studiosi hanno calcolato che le sanzioni sono state la causa di 564.258 decessi annuali. “Questa stima – scrivono – è superiore al numero medio annuo di vittime di guerra durante questo periodo (106.000 decessi all’anno) e simile ad alcune stime del bilancio totale delle vittime di guerra, comprese le vittime civili (circa mezzo milione di decessi all’anno)“.

Oltre al fatto che più durature sono, più alto è il numero di morti che provocano, gli autori hanno anche evidenziato che le sanzioni hanno un impatto significativo sui bambini sotto i 5 anni, al punto che “i decessi di bambini di età inferiore a 5 anni hanno rappresentato il 51% dei decessi totali causati da sanzioni nel periodo 1970-2021“.

L’altro elemento importante evidenziato nell’articolo è che, mentre effetti significativi sono riscontrati per le misure prese unilateralmente dall’Occidente, non ci sono evidenze statistiche di effetti simili per le sanzioni ONU. Gli autori stessi sottolineano che, anche se non ci sono dati che colleghino tale tipo di provvedimenti alla mortalità, non significa che essi non abbiano effetti negativi.

Inoltre, è anche possibile che tali effetti siano più difficili da identificare. È allo stesso tempo vero che le sanzioni delle Nazioni Unite sono state costruite nel tempo per limitare al massimo l’impatto sui civili. Per quanto si possa discutere la legittimità tout court di queste misure, la differenza con cui sono disegnate rispetto a quelle unilaterali di USA e UE emerge nei numeri dei morti provocati.

Il perché ci sia stata quest’esplosione nell’utilizzo delle sanzioni lo spiega bene Mark Weisbrot, uno degli autori dell’articolo: “le sanzioni stanno diventando l’arma preferita degli Stati Uniti e di alcuni alleati, non perché siano meno distruttive, ma perché il prezzo da pagare è meno visibile. Uccidono silenziosamente, senza il costo politico della guerra“.

Weisbrot ha aggiunto: “l’invisibilità delle sanzioni è la loro più grande risorsa politica. Ma una volta scoperte, diventano indifendibili“. Si tratta di una sentenza senza appello per le cancellerie occidentali che, dunque, negli ultimi anni, hanno scatenato una guerra mondiale a bassa intensità, e a cui ora deve essere imposto di assumersene la responsabilità. Tanto più ora che continuano a sostenere politicamente e materialmente un genocidio.

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1 Commento


  • Benedetta Treves

    Articolo molto interessante. Grazie.

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