Questa mattina si è svolta un’azione alla baraccopoli di Ponte Mammolo e al Municipio IV per denunciare la vergognosa situazione venutasi a creare dopo lo sgombero della baraccopoli di Ponte Mammolo, avvenuto un anno fa e le cui conseguenze sono ancora ben evidenti.
E’ passato un anno da quella mattina dell’11 maggio 2015 in cui polizia e ruspe hanno sgomberato e abbattuto la cosiddetta baraccopoli di via delle Messi D’Oro, nei pressi della stazione di Ponte Mammolo. Un insediamento presente sul territorio da più di quindici anni, nato per sopperire alla mancanza già allora di politiche d’accoglienza degne, abitato da migranti africani, sudamericani e ucraini.
Come molti ricorderanno, una volta demolito l’insediamento, seppellendo anche documenti ed effetti personali sotto le le macerie, l’amministrazione ha predisposto un piano di sistemazione vergognoso, che prevede il trasferimento solo di una parte dei rifugiati nel centro Baobab, peraltro già al centro delle vicende di Mafia Capitale, assiepandoli in condizioni precarie persino nel cortile della struttura. Tutti gli altri, transitanti, non censiti ed esclusi, sono rimasti all’addiaccio nella zona della metro, abbandonati a se stessi, senza cibo né acqua, in condizioni igienico-sanitarie scandalose. Non che nella baraccopoli ci fosse una situazione eccellente, ma sicuramente migliore rispetto a un marciapiede in mezzo alla strada. Sostanzialmente, una volta terminato il lavoro delle ruspe ed aver di fatto creato l’emergenza, nonostante le belle parole del Municipio e dell’Assessorato alle politiche sociali, le istituzioni se ne sono letteralmente lavate le mani, lasciando al caso e alla solidarietà di realtà sociali, associazioni e abitanti del quartiere la sopravvivenza degli sgomberati.
Come se non bastasse, operatori attivi nell’insediamento hanno confermato la presenza di amianto nella baraccopoli, sostanza mortale che è stata polverizzata e lasciata in mezzo alle macerie senza le minime precauzioni di sicurezza per lo smaltimento, nè alcun avviso agli abitanti.
Ad oggi la situazione è sostanzialmente immutata. Gli sgomberati sono stati, nel migliore dei casi, spostati come pacchi postali tra un centro e l’altro, con conseguenti difficoltà lavorative e di residenza; molti altri, invece, continuano a stazionare in una sorta di limbo tra circuito d’accoglienza ed emergenza abitativa.
Per ciò che riguarda le macerie prodotte dallo sgombero, il risultato è ancora oggi sotto gli occhi di tutti, dopo che l’amministrazione municipale più volte ha falsamente promesso di provvedere alla rimozione. E’ stata persino montata una recinzione per delimitare l’area, chiaro segno di una discarica ormai stabile! D’altronde non c’è da stupirsi, visto che, come da noi denunciato, anche per l’installazione della nuova mega-antenna telefonica, sempre nei pressi della stazione, la volontà e la tutela degli abitanti non è stata minimamente presa in considerazione…
Siamo di fronte all’ennesima operazione politico-partitica che, in nome di presunti decoro e riqualificazione, crea disagi e degrado. E vi sono forze politiche vorrebbero incolpare di tale situazione le vittime del meccanismo, ovvero i migranti e gli sfollati, per soffiare sul fuoco della guerra tra poveri. Per quanto ci riguarda, ad un anno di distanza, continuiamo a ribadire che il vero degrado sono questo genere di manovre, attuate non per il bene della collettività ma per gli interessi politico-economici di pochi. Per questo stamattina abbiamo attaccato degli striscioni, volantinato e portato al Municipio alcune delle macerie da loro create che tuttora stazionano nel sito della baraccopoli.
Tutte le foto sono di Patrizia Cortellessa
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