Sono da poco terminate le giornate 2016 in memoria di Fabrizio Ceruso, ucciso dalla polizia durante la battaglia per la difesa delle case occupate di via Montecarotto, a San Basilio, l’8 settembre 1974.
Quest’anno si è segnata un’evidente crescita nella partecipazione e nelle iniziative messe in campo dal progetto “San Basilio, storie de Roma” e dal Nodo Tiburtina, le due realtà territoriali promotrici delle iniziative, che quest’anno hanno cercato di rendere partecipe una soggettività non più solo locale ma cittadina, coinvolgendo, in primis, i Movimenti di Lotta per la Casa, fino ad arrivare alle Palestre Popolari, passando per nuove realtà territoriali come il Centro Popolare San Basilio.
Il percorso di memoria storica, con cui è nato il progetto, è giunto, quest’anno, al suo culmine, con la pubblicazione dell’opuscolo e del documentario sulla storia di Roma, di San Basilio, della battaglia del 1974 e del suo legame con il presente. La storia dal basso si sta dimostrando un’importante chiave di interpretazione del presente e strumento per connettere realtà, esperienze e persone, a San Basilio ma non solo.
Il momento principale della mobilitazione è stato, senza dubbio, il corteo dell’8 Settembre, che ha registrato, per la prima volta dopo anni, la presenza di migliaia di persone sulla Tiburtina e a San Basilio. Un lungo fiume in piena che ha gridato forte e determinato il nome di Fabrizio, ha segnalato spazi abbandonati, ha sfilato di fronte alle occupazioni abitative e sociali di oggi, ha denunciato le problematiche del quadrante tiburtino, preda di casinò, speculatori, amministratori corrotti e razzisti vari. Oggi come allora, i problemi restano gli stessi, e c’è ancora chi alza la testa e si riprende ciò che gli spetta con la lotta quotidiana, occupando una casa, riaprendo uno spazio vuoto o difendendo un territorio dalla devastazione.
Proprio in relazione a quella giornata, alcuni di noi sono stati bersaglio di provvedimenti giudiziari, di evidente natura provocatoria. La gestione nervosa da parte delle forze dell’ordine, come pure i provvedimenti di cui sopra, appaiono come segno evidente del timore che ancora la memoria di Fabrizio genera nell’apparato di potere; specialmente quando migliaia di persone si rivendicano e si identificano nella sua figura.
Non è una novità, d’altronde, che si ricorra a mezzucci di natura meschina per screditare la memoria di quell’episodio e chi ne fa un continuum col presente: già nel 1974 le lapidi di Ceruso furono ripetutamente distrutte e smurate, sia a San Basilio che a Tivoli; nel corso degli anni la memoria collettiva di quelle giornate è stata scientificamente rimossa e offuscata; noi stessi, due anni fa, siamo incappati nella censura ad hoc del murales di Blu in piazzale Recanati, operata nottetempo in fretta e furia dopo una feroce campagna mediatica da parte di quelle stesse istituzioni che, da queste parti, si vedono solo quando si tratta di reprimere, speculare o fare campagna elettorale (vedi qui).
Se qualcuno crede che bastino multe, denunce o censure a interrompere questo percorso, ormai innescato da anni, si sbaglia di grosso. Continueremo a gridare forte il nome di Fabrizio in ogni lotta che portiamo avanti tutti i giorni, perché solo questo è l’unico vero modo di farlo vivere per sempre e non darla vinta a chi vorrebbe seppellire il suo ricordo e ciò che ci insegna
Lo abbiamo sempre detto, e lo ribadiamo una volta di più: la memoria di Fabrizio Ceruso fa ancora paura!
1974 – 2016 FABRIZIO CERUSO VIVE, SAN BASILIO E ROMA NON DIMENTICANO!
Progetto “San Basilio, storie de Roma” – Nodo Territoriale Tiburtina
http://www.progettosanbasilio.
Foto di Patrizia Cortellessa
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa