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Capo Frasca. La Rete No Basi alla manifestazione del 23 novembre

La Rete No Basi né Qui né Altrove aderisce e partecipa alla manifestazione del 23 novembre 2016 al poligono di capo Frasca

Nel mese di ottobre come da prassi sono ricominciate le attività di esercitazione militare in Sardegna. La Rete No Basi né qui né altrove ha inaugurato questo secondo semestre con il campeggio antimilitarista tenutosi a San Sperate dal 6 ottobre e conclusosi con il corteo del 10 ottobre all’aeroporto di Decimomannu. Si è voluto con ciò sottolineare l’importanza di concentrarsi sull’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca, nella speranza di renderlo l’anello debole della presenza militare in Sardegna, e si vuole ora nuovamente volgere l’attenzione su Capo Frasca, per ritornare davanti a quei cancelli dove il 13 settembre 2014 si riaccese la fiamma dell’antimilitarismo sardo.

Il mese di novembre vedrà impegnati tutti i poligoni e la base aerea di Decimomannu in attività addestrative di tipo aereo piuttosto intense, in particolare il poligono di Capo Frasca accoglierà le attività degli Stormi 4°, 36°, 37° e 6° dell’Aeronautica Militare Italiana.

Tutti e quattro i reparti dell’AMI saranno impegnati in attività di sparo aria/suolo con l’utilizzo di armamenti come il cannone BK-27, un sistema antiaereoantimissile di produzione tedesca realizzato dalla Mauser, industria del gruppo Rheinmetall.

In occasione di questa specifica esercitazione tutti i munizionamenti utilizzati saranno allo stato inerte: armarli sarebbe stata un’inutile spesa a carico del contribuente, tenendo conto che la loro efficacia distruttiva è ormai ben nota.

Il 4°, il 36° e il 37° Stormo sono reparti dedicati principalmente alla sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale, attività integrata con quella degli altri paesi NATO. Tutti e tre i reparti sono dotati di velivoli Eurofighter, per esattezza EF 2000 Typhoon, caccia multiruolo prodotto da un consorzio di tre società tra cui l’Alenia Aermacchi, oggi Leonardo Finmeccanica, la stessa ditta che produce l’A-200A Tornado, il velivolo da combattimento in dotazione al 6° Stormo. La stessa ditta da decenni sperimenta e collauda quegli stessi apparecchi nel PISQ, Poligono Interforze Sperimentale del Salto di Quirra, e anche in questo 2016 non ha mancato e non mancherà di farlo.

La missione del 6° Stormo è: in tempo di pace mantenere la Combat Readiness (Prontezza di Combattimento) degli equipaggi di volo, predisporre i rischieramenti in ambito IRF (Immediate Reaction Force); in tempo di guerra condurre operazioni di attacco e ricognizione per difendere l’area di interesse assegnata. L’addestramento del 6° Stormo a Capo Frasca nell’attività di tiro e sparo aria/suolo utilizzerà, tra gli altri munizionamenti, le bombe MK82, MK83 e MK84, quelle stesse usate per devastare lo Yemen e annientare un’intera generazione di yemeniti. Quelle stesse bombe, made in Sardinia, prodotte nello stabilimento di Domusnovas dalla RWM Italia spa, anch’essa del gruppo Rheinmetall, a settanta chilometri da Capo Frasca. La sede centrale della RWM Italia spa invece è a Ghedi a soli 15 minuti di auto dall’aeroporto sede permanente del 6° Stormo dal 1951.

Sarebbe fazioso parlare di politica economica a chilometro zero, dal momento che gran parte del prodotto finale va a finire nei cieli, nei mari e sui suoli di paesi terzi, ma certamente il modello si avvicina molto a ciò che si intende per filiera corta. Si potrà definitivamente parlare di chilometro zero quando quello stesso orrore che produciamo sarà consumato nei nostri territori.

La struttura socio economica della Sardegna è sempre più legata mani e piedi all’industria bellica, al militarismo e alle sue diramazioni. Quest’isola prende sempre più la forma di un mega comparto industriale dove ogni aspetto della vita e ogni luogo è subordinato alla produzione: il fine non è né vivere né abitare, il fine è il prodotto, e il prodotto è la guerra.

Ne è un’ulteriore conferma il recente accordo tra Ministero della Difesa e marinerie dell’oristanese, a cui sono stati concessi indennizzi per le diseconomie causate dalle attività nel Poligono di Capo Frasca, come già a suo tempo erano stati concessi per i poligoni di Teulada e Capo San Lorenzo (PISQ).

Le marinerie dell’oristanese, il fiore all’occhiello delle marinerie sarde, diventeranno dipendenti stipendiati del Ministero della Difesa e, in quanto tali, potrebbero percepire l’idea di un’eventuale liberazione di Capo Frasca come il precipitare in un baratro. Non più pescatori di Marceddì o Cabras, non più marineria di Oristano o Terralba, ormai pescatori di Capo Frasca.

Non si ha mai la forza di affondare la boa a cui ci si aggrappa. Il militarismo è parte integrante del capitale e come tale recupera e si fa forte delle sue stesse contraddizioni. In Sardegna non è più un mero retaggio storico di cui non riusciamo a liberarci, e su cui dovremmo riflettere tra l’altro, ma è un vero e proprio treno in corsa da cui dovremmo avere il coraggio di scendere.

Per questi motivi la Rete No Basi né qui né altrove aderisce e partecipa alla manifestazione del 23 novembre a Capo Frasca con l’obiettivo di bloccare le esercitazioni e minare le “condizioni per operare con la necessaria serenità” tanto auspicate dai vertici militari.

Nessuna pace per chi vive di guerra!

Rete no Basi né Qui né Altrove

nobasinoblogs.org

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