La Polonia ha accusato anche la Turchia sulla crisi migratoria in corso al confine con la Bielorussia. Durante una seduta del Parlamento polacco, il primo ministro Morawiecki (fino a ieri un “reietto” nei paludati circoli di Bruxelles e Strasburgo, ndr) ha affermato che Ankara agisce in “piena sincronia con Bielorussia e Russia“.
“Ciò ci disturba, non ci piace“, ha proseguito Morawiecki, “uno o due mesi fa la Turchia sembrava voler cooperare in modo stretto con noi“. “Il nostro aiuto nello spegnere gli incendi, il nostro aiuto nella promozione dell’industria turistica tedesca si sono purtroppo rivelati un favore a senso unico“, ha detto ancora Morawiecki, “ciò non ci piace e lo facciamo presente ai nostri amici turchi“.
Ma se la Polonia ormai in orgasmo nazionalistico se la prende anche con la Turchia, sulla questione migranti si riaccendono le polemiche anche sul fronte a sudest tra Turchia e Grecia, “alleati” nella Nato.
Il ministero dell’Interno turco ha protestato per il respingimento, da parte della guardia costiera greca, di una barca con 32 migranti a bordo provenienti dalle coste turche. Ma, a quanto pare, questa volta Ankara ha dalla sua anche organizzazioni Human Rights Watch e altre Ong che contestano il respingimento dei migranti da parte della Grecia.
L’agenzia Agi riferisce che durante la sua visita ufficiale in Olanda, il premier greco Kyriakos Mitsotakis si è trovato in difficoltà quando una giornalista olandese gli ha chiesto conto dei respingimenti di migranti da parte della guardia costiera greca nel mare Egeo.
“Ci sono immagini e le denunce di diverse organizzazioni non governative, lei non può negare ciò che è sotto gli occhi di tutti, ovvero che la Grecia stia ripetutamente violando i diritti umani di persone che hanno diritto all’accoglienza“, ha detto la giornalista.
“Lei sta insultando tutto il popolo greco” ha risposto Mitsotakis, che ha poi invitato la giornalista a prendersela con “chi usa i migranti“, facendo riferimento alla Turchia.
L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, intervenendo al Parlamento europeo ha sostenuto che occorre creare un corridoio umanitario alla frontiera della Polonia, ma non certo per farli entrare nella Ue.
Al contrario, secondo Borrell “occorre intervenire affinché queste persone possano rientrare (nei loro paesi, ndr), non possono entrare nell’Unione Europea forzando la frontiera, ma non possono neanche stare lì. Hanno bisogno di un aiuto umanitario, hanno bisogno di essere accompagnati verso una via d’uscita da una situazione creata dal governo bielorusso assolutamente consapevole di quello che stava facendo”.
L’alto dirigente dell’Unione Europea teme fortemente il “danno di immagine” per la Ue parlando di “Immagini sicuramente scioccanti. La situazione non può che peggiorare e le immagini saranno ancora piu’ scioccanti”. Ragione per cui è preferibile mettere prima possibile sotto il tappeto il marcio a cui il mondo sta assistendo.
Tra l’altro mentre la Polonia ha decretato lo stato d’emergenza e non consente l’accesso di giornalisti e troupe, sul lato bielorusso le agenzie e le televisioni russe stanno sfornando servizi su servizi a disposizione dei media internazionali e dei social network.
Ma mentre Borrell cincischia sul fronte dei corridoi umanitari proponendo sostanzialmente il respingimento dei migranti verso i loro paesi di origine (tra cui Iraq, Afghanistan e altri luoghi non certo molto tranquilli), continua ad alzare l’asticella della tensione nei confronti della Bielorussia, allineandosi ai linguaggi bellicisti che si vanno sentendo in questi giorni.
“Per affrontare la situazione dobbiamo analizzare la portata di sanzioni contro il regime di Bielorussia ed espanderlo. Abbiamo cominciato a vagliare modi per farlo per adottare un quinto pacchetto di sanzioni che toccherà tutti coloro che si sono macchiati di questo crimine“.
Dal canto suo il presidente bielorusso Lukashenko in caso di sanzioni da parte della Ue minaccia di chiudere i rubinetti dei gasdotti che portano il gas russo in Europa (Yamal Europe).
“Forniamo all’Europa il riscaldamento e i Paesi europei ci minacciano di chiudere le frontiere. E se noi interrompessimo il transito di gas diretto all’Europa? Quindi raccomanderei alla leadership polacca, a quella lituana e ad altre personalità prive di senno di pensare prima di parlare. Non ci fermeremo di fronte a nulla per proteggere la nostra sovranità e indipendenza“, ha detto Lukashenko.
Il gasdotto in questione, ha origine in Russia, attraversa la Bielorussia e la Polonia e arriva in Germania. Non c’è proprio da scherzare, alle soglie dell’inverno.
Insomma, dentro l’Unione Europea, ma anche nella Nato, sta diventando un “tutti contro tutti” e la questione dei migranti alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, come prevedibile, sta facendo saltare molte ipocrisie e molta polvere nascosta sotto al tappeto di Bruxelles.
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